Nuove ipotesi sulla realtà fisica: i Campi di Risonanza Morfica e l’Ordine implicito nell’Universo
Il concetto di campo, introdotto per la prima volta da Eulero per descrivere il comportamento dei fluidi e utilizzato diffusamente in fisica ed in matematica, è un’astrazione mentale che ci permette di comprendere moltissimi fenomeni fisici ed a dare esaustive spiegazioni sui fenomeni stessi.
Un esempio caratteristico di campo è dato dalla formazione di schemi geometrici definiti da parte della polvere di ferro posta su un foglio di carta al di sotto del quale è posta una calamita.
Si osserva in questo modo la proprietà della forza magnetica di trasmettere a distanza – ed è questo il principale effetto del “campo” – la sua attrazione esercitata nella limatura di ferro orientandola e disponendola secondo una precisa forma.
Sempre dalla fisica proviene il fenomeno della risonanza che consiste nella trasmissione a distanza dell’energia di carattere oscillatorio contenuta in un campo fisico, ad un altro corpo che, se presenta caratteristiche analoghe a quelle della sorgente, si porrà in oscillazione con la stessa frequenza dell’onda intercettata.
Vediamo ora come questi due aspetti fondamentali nelle scienze fisiche, il concetto di campo e quello di risonanza, hanno trovato una comprensibile e logica estensione in psicologia e in biologia.
Il concetto di campo è stato ripreso ed esteso nell’ambito delle scienze psichiche da vari ricercatori: in particolare si deve a Kurt Lewin, psicologo della Gestalt, la seguente definizione di campo psichico piuttosto precisa: “il campo psichico è lo spazio vitale all’interno del quale agiscono tutti i fattori psicologici che influenzano il comportamento individuale nel qui-ed-ora”.
Sarebbe questo campo a generare, qualunque sia la relazione ambientale o personale che stiamo vivendo interagendo con i nostri processi psichici, le reazioni caratteristiche che rappresentano la parte osservabile del fenomeno, che può essere un sentimento o un’emozione positiva, un senso di empatia profonda, una sensazione di piacere o, sul fronte opposto, un senso di disagio o di repulsa, oppure un moto di opposizione verbale o fisica….
Particolarmente interessante, per suffragare l’ipotesi del campo psichico, è l’osservazione che, del segno dell’esperienza vissuta, permane una traccia nell’ambiente in cui si è svolto l’evento a forte impronta emozionale anche successivamente al suo verificarsi temporale.
Del resto chi di noi non ha provato una sensazione di disagio o peggio di repulsa entrando in un ambiente in cui si è da poco consumato un atto di violenza? O, d’altra parte, come ignorare la sensazione di piacere e di intima gioia che possiamo provare nel percepire, anche in un tempo differito, l’eco di un evento in cui sono stati trasmessi sentimenti di amore e di benevolenza reciproca?
Dalle scienze psichiche alla biologia il passo è breve e dobbiamo principalmente al biologo Rupert Sheldrake gli studi più promettenti in questo ambito.
Secondo questo scienziato, che ha condotto lunghe ed approfondite ricerche su diverse specie di animali e di piante, i ricordi e le esperienze vissute dagli esseri viventi non sono memorizzati nel cervello ma in un campo energetico esterno da lui denominato “campo morfico o morfogenetico” che contiene le informazioni alle quali il cervello può accedere.
Lo scambio di informazioni avviene tramite fenomeni riconducibili alla risonanza, ovvero alla sintonizzazione dei sistemi percettivi degli esseri viventi con queste strutture energetiche.
La struttura biologica attraverso la quale si attuano molti fenomeni riconducibili alla risonanza tra individui è stata riconosciuta essere quella costituita dai cosiddetti neuroni specchio, in grado di attivarsi non solo nel soggetto che compie una determinata azione ma, seguendo un processo intuitivo e non logico, anche nell’individuo che lo sta osservando.
Al pari di qualsiasi altro tipo di campo, il campo morfogenetico contiene dunque l’informazione ed è a questa che i nostri sensi accedono, ad un livello profondo, trasmettendola al sistema nervoso che attua la reazione concepita come più opportuna nella dinamica della situazione che si sta sperimentando.
Il processo cognitivo e comportamentale assumerebbe dunque un aspetto dinamico, derivante dalla “risonanza psichica” che ogni essere vivente mette in atto, nel tempo e nello spazio, con questa immensa fonte di esperienze e conoscenze….
Va sottolineato che il campo morfico attiene ad ogni tipo di comportamento per cui, da un punto di vista sociale, possono esistere campi morfici armonici o eumorfici, se seguono le regole del gruppo, o campi dismorfici che se ne distaccano generando disordine e disarmonie.
Una efficace prova a sostegno della teoria dei campi morfici è data dalla notevole diminuzione degli atti violenti riscontrata in alcune comunità cittadine, ottenuta mediante ripetute meditazioni collettive guidate condotte con tecniche evocatrici di buoni sentimenti e di stati emotivi armonici.
Tali energie sottili di tipo psichico potrebbero infatti aver generato un potenziamento dei campi eumorfici, permettendone una fruizione inconsapevole anche da parte di persone che non avevano praticato la meditazione.
Naturalmente queste ipotesi non possono eludere la domanda cruciale che potrebbe dar loro una valenza significativa nell’interpretazione della realtà che ci circonda: quale è la genesi di questo sofisticatissimo sistema di memorie, trasmissione e percezione nel mondo sensibile?
Una possibile spiegazione, seppure parziale e, al momento difficilmente dimostrabile sperimentalmente, può venire dalla fisica quantistica, in particolare dalla elaborazione sviluppata da David Bohm(1) che ipotizza l’esistenza di un ordine ed una memoria che permeano l’intero Universo, determinandone continui cambiamenti attraverso le relazioni tra tutte le sue parti componenti.
In estrema sintesi questa teoria introduce un’entità sconosciuta nella fisica classica, denominata “potenziale quantico”, in grado di generare tutti i fenomeni fisici che sarebbero così soggetti ad un “ordine implicito” in tutto l’Universo, non direttamente osservabile, al contrario degli effetti che costituiscono invece i fenomeni visibili e misurabili attraverso l’esperienza.
(1) Si veda il bel saggio divulgativo sull’opera di D. Bohm scritto da M. Teodorani: “D. Bohm la fisica dell’infinito”, ED. MACRO,2020
Prof. Luciano D’Abramo