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La memoria dell’età dell’oro: Ruscus Aculeatus (Il pungitopo) – Parte 2

Usi Tradizionali

Da sempre la medicina popolare ha impiegato un po’ tutta la pianta, mentre più recentemente la fitoterapia e l’erboristeria si sono concentrate sul rizoma e la radice.

Nella tradizione erboristica era uno stimato rimedio soprattutto per favorire la diuresi, contrastare l’ipertensione, gli edemi e i calcoli vescicali (renella) rientrando nella composizione dello “Sciroppo delle 5 radici” assieme ad asparago, prezzemolo, sedano e finocchio.

L’uso nella litiasi urinaria e nei sanguinamenti urinari conseguenti deriverebbe addirittura da Plinio (decotto del rizoma), mentre l’azione diuretica era evidenziata da Dioscoride (e, successivamente, dal Mattioli).

Nei testi antichi, mancando una corretta classificazione tassonomica, le notizia sono meno univoche; ad esempio si trovano specie similari come la cosiddetta “erba Buonifacia” del codice-Erbario veneto del XV sec.  (S. Pezzella), dialettalmente indicata come pungitopo maggiore o ruscolo maggiore, ma che in realtà sarebbe il Ruscus hypoglossum, popolarmente indicato per

  • fratture e dolori da caduta
  • glossiti
  • emmenagogo e contro la sterilità femminile

e che conterrebbe principi attivi molto simili a quelli presenti nel Ruscus aculeatus.

Una bella descrizione del rimedio ci viene dal medico Castore Durante (1585):

“Ha le fronde simili al mirto…e la radice simile a quella della gramigna, acerba ed amaretta.

Ha facoltà di scaldare e di disseccare, è aperitiva.

Le frondi e parimenti i frutti bevuti nel vino o cuocendoli in esso fanno orinare, provocano i mestrui, rompono le pietre della vescica, giovano alle destillationi dell’orina, giovano al dolor del capo e al trabocco del fiele.

Fa i medesimi effetti la decozione della radice bevuta nel vino, apre ostruzioni e la medesima vale ad espettorare i grossi e viscosi umori.”

C. Boccaccio Inverni nel suo testo del 1933 si limita a poche notazioni, sottolineando la presenza di “una resina che ha odore di trementina” e che, come diuretico-aperitivo, rientra nella composizione dello “sciroppo delle radici aperitive” con effetti non dissimili da quelli della radice di asparago.

L’estratto fluido avrebbe un sapore inizialmente dolciastro e poi amaro.

Medicamenta V Edizione (1949), a proposito del Rusco, dedica poche righe citando l’uso del decotto della radice che “venne usato come diuretico”.

L. Palma, in un’opera successiva, non si allontana di molto da questa impostazione, parlando di azioni

  • aperitiva-diuretica, litontritica, nefrovescicale e sedativa delle vie urinarie
  • antireumatica, antiartritica ed antigottosa.

G. Antonelli nella sua interessante rassegna di autorevoli esperienze d’uso della pianta segnala, tra l’altro, impieghi

  • contro gli “ingorghi viscerali” e per favorire la diuresi anche nella idropisia e nella itterizia (Chomel)
  • contro i “tumori scrofolosi” e “nell’ardore di urina e nella gonorrea”(Lesacher, Marchal, Dupuy).

Le bacche, dal sapore dolciastro, sarebbero un rimedio simile ma più delicato rispetto al rizoma, da impiegare sempre in decotto per disturbi delle vie urinarie.

L. P. Da Legnano, confermando l’uso fondamentale come aperitivo-diuretico del rizoma, ne precisa le applicazioni “per risvegliare la volontà di prendere cibo, nella nefrite e malanni delle vie renali e catarro della vescica, nella renella, idropisia e itterizia”.

P. M. Guarrera riporta anche l’uso popolare della pianta intera non solo come aperitivo-diuretico ma anche come diaforetico, oltre che in usi oggi ampiamenti riconosciuti (insuff. venosa cronica, emorroidi, forme reumatiche, ecc.); il decotto dei giovani rametti sarebbe impiegato come digestivo, l’infuso come diuretico-depurativo e decongestionante urinario.

Esternamente viene segnalato l’uso popolare

  • in geloni, infiammazioni varie, rossori e gonfiori (decotto del rizoma) – nei reumatismi (frizioni con le bacche)
  • F. Capasso ne riporta anche l’uso esterno in impacchi come decongestionante nelle mastiti.

Un tempo i geloni erano molto frequenti fra i contadini ed e’ probabile che questa sia stata una delle prime applicazioni del rusco nell’ambito della insufficienza venosa; il tutto in piena coerenza con le sue origini di pianta vicina alle antiche tradizioni contadine ed ai culti agrari.

Il Ruscus aculeatus era presente nelle Farmacopee Ed. I (1892) ed Ed. II (1902), ma e’ stato stralciato nelle edizioni successive, tuttavia nella Farmacopea Francese del 1995 ed in una Monografia Tedesca.

Nell’alimentazione popolare i giovani germogli venivano consumati cotti al pari degli asparagi; secondo G. Antonelli i giovani polloni freschi, per il loro gusto amarognolo, sarebbero anche stomachici, mentre i semi torrefatti e macinati, venivano popolarmente utilizzati come sostituti del caffe'(Corsica).

Columella (nel suo “De agricoltura”) riporta la consuetudine di raccogliere, nell’equinozio di primavera, giovani germogli di pungitopo assieme a quelli di asparago, vitalba, tamaro, da conservare sotto aceto assieme ad erbe aromatiche.

Dott. Claudio Biagi


Bibliografia

  • C. Durante – Herbario Nuovo
  • S. Pezzella – Un erbario inedito veneto (sec. XV) – Ed. Frate Indovino
  • C. Boccaccio Inverni – Piante medicinali e loro estratti in terapia – Ed. Licinio Cappelli
  • G. Antonelli – Le piante che ridanno la salute – Ed. A.L.C.I.
  • L. Palma – Le piante medicinali d’Italia – Ed. Erbamea
  • L.P. Da Legnano – Le piante medicinali – Ed. Mediterranee
  • P. M. Guarrera – Il patrimonio etnobotanico del Lazio – Univ. La Sapienza Roma (Dip. Biologia Vegetale)
  • J. Scholten – Minerals in plants – Ed. Stichting Alonnissos Netherlands
  • B. Tirillini – Fondamenti di fitochimica – Ed. Akros
  • R. Weiss – Trattato di fitoterapia – Ed. Aporie
  • F. Capasso e coll. – Farmacognosia – Springer
  • F. Capasso e coll. – Fitoterapia – Springer
  • F. Firenzuoli – Fitoterapia – Ed. Masson
  • A. Bruni, M. Nicoletti – Dizionario ragionato di erboristeria e fitoterapia – Ed. Piccin
  • Monografie ESCOP – Ed. Planta Medica
  • E. Campanini – Dizionario di fitoterapia e piante medicinali – Ed. Tecniche Nuove
  • L’Informatore Farmaceutico: Guida alle piante fitoterapiche – Ed. Edra

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Claudio Biagi

Laureato in Chimica e Tecnologia Farmaceutica, esperto di Nutraceutica (integrazione nutrizionale fitoterapica), Farmacista, Docente di Chimica, Consulente Scientifico, Accademico del Nobile Collegio Chimico Farmaceutico Universitas Aromatariorum Urbis, formulatore di importanti prodotti erboristici, Docente di Fitoterapia presso SMB Italia. Autore di libri e pubblicazioni scientifiche. Docente Università Unicusano. Direttore Didattico di Campus Framens, Primaria Scuola di Naturopatia