Erboristeria

Il rasserenante rifugio dell’ape: la melissa – parte seconda

Melissa_officinalis_carmel
foto da Wikipedia, autore Gidip

Un breve panorama storico può quindi essere utile per comprendere il “carattere” della pianta ad integrazione dei freddi e scarni dati forniti dalla sperimentazione.
Nell’antichità classica e presso gli Arabi la si considerava in grado di scacciare gli “umori melanconici” e favorire l’allegria.
Come ci racconta il Messeguè furono proprio i medici arabi (e, sulla loro scia, i monaci benedettini ideatori dell’acqua di melissa), intuendone le potenzialità, a definirla “cordiale” ed “euforizzante”, contro i mali di testa di origine nervosa e le amnesie.

Interessante il quadro che ci descrive il prof. Antonelli (1950), citando vari autori passati come

  • Scotti: rimedio con numerose indicazioni, utile soprattutto nelle malattie caratterizzate da atonia, tra le quali anche “il languore fisico e morale che accompagna e sussegue i tristi patemi”, nevrosi, “isterismo polimorfo” ed in tutte le condizioni di abbattimento e di abbandono;
  • Lesacher e Marechal: come tonico delle forze generali e stimolante delle attività vitali sarebbe particolarmente indicato in infuso al mattino a digiuno per i vecchi grassi ed apatici;
  • Cantani: la pianta risulterebbe, tra l’altro, “esilarante nell’ipocondria, in cui giova eccitando il cervello”.

Valnet ne evidenzia proprietà

  • toniche su cervello  e viscere
  • antinevralgiche (uso locale dell’o.e.): si ricorda, a questo proposito,  anche l’antico uso esterno dello Spiritus Melissae
  • antispasmodiche
  • favorevoli al ciclo mestruale, emmenagoghe
  • stomachiche e carminative, vermifughe
  • diaforetiche (utile nelle sindromi febbrili di origine virale).

Messeguè, tra l’altro, la consigliava alle “donne assillate da problemi economici o tipicamente femminili”.
Il Tisserand, attribuendo all’o.e. proprietà yang, con intensità di odore moderata (4) e Giove come pianeta dominante (caratteristico di tipologie gioviali, ipotiroidee, con tendenza alla stasi dei liquidi e, talvolta, all’irsutismo), ne apprezzò le qualità migliorative dell’umore, citando anche altri autori come J. Miller, J. Gerarde e Culpeper (per il quale la pianta aprirebbe le “ostruzioni” del cervello) e rimarcando l’azione sul cuore “emotivo” e su quello “fisico”, che mitiga gli effetti di eventi esterni e interni (di origine psichica) sul soma.
Il Weiss ne sottolineò l’utilità come sedativo neuro-gastrico (con effetto esteso anche all’attività cardiaca), soprattutto a piccole dosi, mentre l’azione carminativa sarebbe meno spiccata di quella di menta piperita (con la quale può essere utilmente mescolata) e camomilla.
A livello digestivo manifesterebbe una modesta azione colagogo-coleretica (che aiuta a controllare la colesterolemia), litolitica ed anti-nausea (anche in gravidanza).
A livello cardiovascolare oltre all’azione bradicardizzante si registra anche un certo effetto moderatore sulla pressione.

Le somatizzazioni da stress soprattutto a livello digestivo, con spasmofilia dolorosa (da perdita di magnesio) eventualmente accompagnate da palpitazioni, in soggetti agitati, confusionari, indaffarati (con ipertiroidismo latente) sono i contesti che meglio possono beneficiare del rimedio.
Sembra agire anche a livello limbico (Weiss) e, in particolare, a livello dei recettori colinergici (parasimpatico-tonica); ciò potrebbe spiegare i positivi effetti sulla memoria, specialmente di pazienti agitati e affetti da demenza senile.

Secondo la monografia ESCOP ad essa dedicata la pianta è indicata

  • per stati di agitazione ed ipereccitabilità
  • come blando antispasmodico, soprattutto a livello digestivo
  • come antivirale (es. anti erpetico labiale).

La Commissione E, oltre alle proprietà precedenti, includeva anche disturbi del sonno di origine nervosa.

Un estratto della droga, in vitro, ha mostrato un’alta capacità di spostamento di scopolamina e, soprattutto,  nicotina marcata dai recettori muscarinici e nicotinici presenti in omogenati di membrane cellulari di neuroni corticali encefalici umani.

In vitro si sono evidenziate proprietà

  • decontratturanti e rilassanti
  • antisettiche-antimicotiche ed antivirali (compresi virus influenzali ed erpetici), non solo dell’olio essenziale ma anche degli estratti acquosi
  • antiossidanti
  • antiinfiammatorie (l’ac. rosmarinico ha evidenziato un’azione anti-complemento).

L’o.e. su organi isolati ha mostrato azione spasmolitica e l’attività dell’o.e. in toto è risultata superiore a quella dei singoli componenti e paragonabile a quella della papaverina.
L’olio essenziale di citronella (Cymbopogon nardus) avrebbe un aroma e proprietà simili a quello di melissa ma è molto più economico (Weiss).
Nell’azione antivirale c’é sinergia tra la frazione polifenolica (tannini) e l’olio essenziale, anche se alcuni studiosi ritengono maggiormente importanti acidi come il caffeico, il ferulico ed il rosmarinico.
L’olio essenziale ha mostrato anche effetti batteriostatici ed antimicotici, probabilmente in relazione alle molecole aldeidiche.
L’effetto antistress ed antiinfiammatorio-immunomodulante non sono estranei all’efficacia manifestata nelle forme virali.
In animali di laboratorio un estratto di melissa ha mostrato anche effetti gastroprotettivi (con stimolo alla secrezione di mucina e PGE2) su modelli di ulcera indotta; l’azione antiossidante ed antiinfiammatoria (coinvolgenti anche i flavonoidi) non sarebbero estranee a questi positivi effetti gastrici.
Alcuni studi sull’uomo, pubblicati negli  2002-2003, risultano particolarmente significativi.
Un estratto di foglie standardizzato in uno studio incrociato, randomizzato, doppio cieco vs placebo su 20 soggetti giovani ha migliorato significativamente l’attenzione per dosaggi non troppo elevati (600 mg), oltre i quali si osservava un calo della memoria di lavoro, diminuzione della vigilanza e aumento della sedazione.
Un’altro studio doppio cieco vs placebo, multicentrico, su un numero superiore di soggetti (72) affetti da agitazione e in stato di demenza, sono stati sottoposti ad un massaggio del viso e degli arti superiori con una lozione 10% o.e. di melissa, riportando un significativo miglioramento rispetto al placebo sia dello stato di agitazione che della qualità della vita.

Sono stati eseguiti anche alcuni studi clinici che hanno associato preparati di melissa con altre piante sedative-rilassanti:

  • con Valeriana officinalis: due studi randomizzati doppio cieco vs placebo, multicentrici, per tre settimane, migliorando la qualità del sonno sia in soggetti con leggera insonnia che in volontari sani;
  • con Valeriana officinalis su oltre 900 bambini agitati e con difficoltà ad addormentarsi trattati per almeno 4 settimane; si è avuto miglioramento in oltre 4/5 dei bambini con sonno difficile e oltre 2/3 di quelli agitati, senza alcun effetto avverso;
  • con finocchio e camomilla: studio clinico randomizzato doppio cieco vs placebo su 88 neonati allattati al seno e con coliche infantili ha ridotto in oltre 4/5 il tempo di pianto, senza alcun effetto avverso.

Anche l’efficacia antierpetica è stata confermata da uno studio aperto, controllato e multicentrico su 115 soggetti trattati con una crema 1% di estratto acquoso ed anche da un altro studio piú piccolo (circa la metà dei soggetti) randomizzato in doppio cieco vs placebo.
Neanche il virus dell’HIV, secondo una ulteriore indagine (1998), sarebbe insensibile all’azione della melissa (inibizione della transcriptasi inversa).
Questi studi avvallerebbero, in parte, l’impiego popolare come pianta delle malattie da raffreddamento.
La melissa è tra le piante considerate sicure dalla FDA americana e, in Italia, rientra fra i possibili ingredienti d’integratori alimentari.
Non vi sono dati circa la tossicità o il potere irritante e/o sensibilizzante locale per cui è meglio evitare su pelle lesa o sensibile; il citrale ha mostrato, in studi di laboratorio, effetti sensibilizzanti, di incremento della pressione endo-oculare (evitare nel glaucoma) e blandamente stimolanti l’ipertrofia prostatica.

L’azione di molecole isolate non è sufficientemente predittiva sulla tossicitâ dell’o.e. in toto, anche a causa dell’azione moderatrice “quenching” di certe molecole come d-limonene.
A tal proposito il Franchomme sostiene infatti che la deterpenazione (rettificazione) degli oli essenziali a citrali accresce l’aggressività locale delle aldeidi.
Le molecole terpeniche, positivizzanti e stimolanti, spesso preponderanti negli oli essenziali, non sono inutili ma, quando non svolgono importanti azioni specifiche (es. cortison-like, linfocinetica, antisettica) manifestano un effetto “temporizzatore” e moderatore sull’azione irritante di altre molecole come i citrali.

A dosi elevate e protratte, in animali di laboratorio, estratti acquosi (contenenti acidi fenolici e derivati ossidati) si sono evidenziati effetti endocrini

  • inibizione della secrezione di TSH (senza apparenti alterazioni dei lïvelli di T2 e T3)
  • inibizione dall’attività delle gonadotropine.

Sull’ultimo punto si ricorda il Kuntzle (cita dall’Antonelli): ” i giovani dell’uno e dell’altro sesso facciano molto uso di questa tisana per preservarsi da eccitazioni morbose degli organi sessuali e godere della felicità della giovinezza”.

La tintura di foglie ha dato risultati negativi nel test di Ames e non sembra dare genotossicità.
In ogni caso è meglio evitare l’uso prolungato, specialmente in soggetti con tiroido-patie.
Attenzione anche alla potenziale nocività in gravidanza ed allattamento, mancando specifici studi al riguardo ed essendo riportata, dall’uso tradizionale, l’azione  emmenagoga.

L’Antonelli descrive così la preparazione dell’acqua di Melissa o dei Carmelitani(da consumare, solo in adulti, a cucchiaini):
– 25 grammi di melissa foglie
– 5 grammi di noce moscata
– 5 grammi di chiodi di garofano
– 5 grammi di cannella
– 5 grammi di scorza di limone grattugiata
si fanno cuocere 5 minuti in mezzo litro d’acqua, aggiungendo poi mezzo litro di acquavite, poi, trasferito il tutto in recipiente chiuso, si espone al sole (o a luogo caldo), fíltrando dopo 4 settimane. M. Messeguè ínserisce piccole varianti con la possibile aggiunta di qualche pizzico di coriandolo o angelica e ne suggerisce anche l’impiego per uso esterno.

I preparati di melissa sono impiegati anche come correttivi galenici di preparazioni farmaceutiche (l’agrumato è un frequente correttore dell’amaro).
La droga va usata entro 6 mesi dalla raccolta.
L’o.e. presenta una certa instabilità alla conservazione.

Claudio Biagi
Laureato in Chimica e Tecnologia Farmaceutica, esperto di Nutriceutica (integrazione nutrizionale fitoterapica), Farmacista, Docente di Chimica, Consulente Scientifico, Accademico del Nobile Collegio Chimico farmaceutico, Docente di Fitoterapia presso SMB Italia
Direttore Didattico del Campus Laboratori Borri
doctorbiagi@gmail.com

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Claudio Biagi

Laureato in Chimica e Tecnologia Farmaceutica, esperto di Nutraceutica (integrazione nutrizionale fitoterapica), Farmacista, Docente di Chimica, Consulente Scientifico, Accademico del Nobile Collegio Chimico Farmaceutico Universitas Aromatariorum Urbis, formulatore di importanti prodotti erboristici, Docente di Fitoterapia presso SMB Italia. Autore di libri e pubblicazioni scientifiche. Docente Università Unicusano. Direttore Didattico di Campus Framens, Primaria Scuola di Naturopatia

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