Musica in gravidanza
Diversi studi hanno rilevato che la musica favorisce la formazione di endorfine, sostanze naturali che allontanano lo stress e favoriscono uno stato generale di benessere.
Durante la gravidanza questo benessere serve sia alla futura mamma, sia al bambino.
In questo caso, la musica contribuisce ad alleviare i disturbi tipici dell’attesa.
Il rilassamento che deriva dall’ascolto, infatti, contribuisce ad abbassare le tensioni, a regolarizzare il battito del cuore e la pressione del sangue.
Grazie alla produzione di endorfine, ecco che la musicoterapia contrasta la stanchezza e il malumore, e aiuta a vivere più serenamente un periodo che può essere accompagnato da ansie e preoccupazioni sulla salute del bambino, sul momento del parto, sulla capacità di essere mamma.
Dire che il feto sente, affermare che ascolta e, ancor di più, pretendere che si esprima sono ipotesi da lungo diffuse, sostenute in particolare dal dr. Alfred A. Tomatis (1920-2001).
Tomatis iniziò dallo studio del linguaggio; scorrendo un saggio sui meccanismi della laringe scritto da Negus (autore inglese molto famoso all’epoca), lesse un passaggio, a suo parere, molto interessante: «the eggs of song-birds hetched under silent foster-mothers produce songless youngs» [trad: le uova degli uccelli canterini covate da uccelli che non cantano danno origine ad uccelli privi della capacità di cantare].
A questo punto, Tomatis pensò che, se tutte queste informazioni potevano essere trasmesse attraverso il guscio dell’uovo, probabilmente anche la parete uterina era in grado di offrire le stesse opportunità.
Da qui iniziarono i primi punti di domanda su quello che poteva succedere nell’utero tra il feto e la madre e, per il tramite della madre, tra il feto ed il mondo esterno. Lo studioso ipotizzò che, come l’uccello in ovo, anche il feto in utero poteva ricevere delle informazioni e che queste, giungendo attraverso strati di liquido, dovevano passare per l’involucro amniotico.
Nell’utero il feto comincia a percepire rumori grossolani intorno alla 18a settimana; alla 24a è già in grado di percepire i suoni, sviluppando poi completamente il senso dell’udito nel corso della gravidanza.
Il bambino, infatti, nel corso dei nove mesi, vive in un ambiente in penombra, ma pieno di suoni.
I rumori prodotti dal passaggio del cibo nell’apparato digerente, il ritmo della respirazione, il battito ritmato del cuore della mamma e lo scorrere del sangue attraverso la placenta accompagnano il bambino dall’inizio alla fine della gestazione.
Le impressioni destate dal contatto liquido e parietale si accentuano man mano che crescono le dimensioni del rivestimento uterino, estensibile fino al nono mese.
Altri stimoli percepiti precocemente sono provocati dai suoni; gli impulsi sonori liquidi suscitano nel feto mille impressioni: dai rumori viscerali di ogni tipo al battito rassicurante del cuore della madre.
In questo mondo ovattato, il feto è protetto, custodito e nutrito dal grembo materno, ma nello stesso tempo non è isolato dal mondo esterno del quale, a partire dal quinto mese di gravidanza, è in ascolto.
Già dalla 20a settimana di gestazione, infatti, l’apparato uditivo è funzionante, anche se indagini ecografiche hanno rilevato che le prime risposte fetali ai suoni sono registrabili intorno alla 24a e 25a settimana.
Inoltre, è stato dimostrato che negli ultimi tre mesi di gravidanza il feto modifica la propria attività motoria e cardiaca in risposta a stimolazioni di tipo uditivo.
Sulla base di ciò è possibile anche affermare che il feto riconosce e memorizza gli stimoli uditivi proposti: dopo aver percepito lo stesso suono diverse volte e aver notato determinate risposte cardiache e motorie, il feto è ormai in grado di riconoscerlo e questo non gli provoca più allarme.
Queste affermazioni portano ad un concetto fondamentale: il feto, nelle ultime settimane di gestazione, è capace di un rudimentale apprendimento.
Sono state effettuate numerose prove sui neonati, a proposito delle loro possibilità di riconoscere melodie, frasi musicali e persino favole lette dalla madre nelle ultime settimane di gravidanza: da ciò sono scaturiti dei risultati che confermano sempre queste precoci capacità di discriminare, riconoscere e preferire gli stimoli conosciuti.
Quindi, di fondamentale importanza è la voce materna, che viene udita distintamente dal feto e riconosciuta, ormai senza ombra di dubbio, al momento della nascita.
Ecco che l’usanza delle gestanti, diffusa da sempre, di cantare ai propri bambini prima e dopo la nascita si dimostra, ad ogni tempo e latitudine, pratica, saggia e utile: i fattori del canto, associati al gesto del cullare, restituiscono al neonato una sensazione di sicurezza, perché elementi conosciuti e riconosciuti.
Non bisogna sottovalutare la somministrazione di stimoli rumorosi al feto, soprattutto tra il sesto ed il settimo mese di gravidanza, in quanto allarmanti sono i dati che emergono da studi effettuati su donne che durante la gravidanza hanno continuato a lavorare in fabbriche tessili estremamente rumorose: in questo caso sono stati riscontrati deficit uditivi evidenti nel bambino. Tutto il periodo della gestazione è comunque un momento delicato, nel quale il feto va protetto dai pericoli legati all’inquinamento acustico e da altre minacce.
Sulla base di numerose ricerche scientifiche si ritiene che oggi più che mai sia importante recuperare un rapporto di accadimento intimo e gioioso, a partire dalla gestazione e fino a tutto il periodo dello sviluppo del bambino, in cui possano trovare spazio momenti di ascolto, gioco e scambio affettivo tra madre e figlio.
Le varie attività offerte, per esempio, dal contesto non-verbale della musicoterapia durante la gestazione (canto, improvvisazione vocale, movimento) favoriscono il dialogo tra la gestante ed il feto e, se continuate dopo la nascita, costituiscono un ponte fra il prima e il dopo di fondamentale importanza ai fini dell’armonioso sviluppo del bambino.
Infatti, come è noto, le capacità di riconoscimento del neonato sono straordinarie, gli elementi ritmici e sonori che gli vengono proposti a partire dal momento della nascita hanno la capacità di collegarlo in qualche modo al conosciuto, rendendo il nuovo mondo meno ostile e misterioso.
La musicoterapia in gravidanza fa parte della prevenzione primaria: non più un corpo da curare, ma un individuo possibilmente sano, da educare nella conservazione del suo stato di benessere.
Da un punto di vista fisiologico, si sono sviluppate nel tempo attente osservazioni scientifiche volte primariamente a evitare l’insorgenza di problematiche sulla salute del nascituro e della gestante e, in secondo luogo, a intervenire per evitare complicazioni là dove tali problematiche si fossero eventualmente manifestate.
Ogni intervento attuato prima e dopo la gravidanza ha lo sguardo rivolto al dopo, al momento della nascita del bambino, al fine di creare i presupposti per una vita sana sia per il bambino che per la madre.
Il contributo della musicoterapia in questo contesto permette alla donna di utilizzare il suo corpo e il suo sentire nel fare musica, di sperimentarsi contemporaneamente sia su un piano simbolico che sul piano concreto.
Tramite il suono, la musica, l’oggetto sonoro presenti nella musicoterapia si attiva la possibilità di ascolto e di auto-ascolto: attraverso l’espressività corporeo-sonoro-musicale, la madre compie un cammino di propriocezione e di accoglienza delle sue manifestazioni.
Ciò la porta a costruire spazi mentali di accoglienza del bambino.
Infatti, nei percorsi di musicoterapia la madre impara a cantare per il proprio bambino e inizia a riconoscere le risposte motorie al suono, attribuendo ad esse competenze nella comunicazione.
Ecco perché la proposta del percorso musicoterapico è di fondamentale importanza, in quanto è quella di sostenere la gestante aiutandola nella percezione di sé attraverso la percezione del corpo che cambia, nell’ascolto di sé, favorendo la riappropriazione delle emozioni tramite l’esperienza concreta del fare musica, sollecitando l’instaurarsi di una buona relazione con il bambino.
Dott.ssa Giusy Negro
Dottore in filosofia, docente di musica, musicoterapeuta e psicopedagogista clinica
negro.giusy@libero.it