La Felce di Boston
“Di tanto é bene fare una pausa nella nostra ricerca della felicità ed essere semplicemente felici” Guillame Apollinaire
É da un po’ che non scrivo, ma mi é sorta vena appena giunto in quel di Milano.
Spesso non importa sapere, son certo che è il corpo che inconsciamente chiama, e a Porta Venezia vi è un piccolo Baretto, con un’immensa Felce di Boston.
Non é raro trovarla nelle case perché ha la proprietà di purificare l’aria dall’inquinamento e dalle sostanze nocive, in primis la Formaldeide, più raro è aver la consapevolezza dell’importanza signetica di questa pianta ancestrale, già presente 350 anni fa.
Forse potrei affermare che nel mondo vegetale, a mia conoscenza, il concetto di Dualità nasce quando fu la piccola Pteridophyta a creare vita fuori dall’acqua, perché fu la prima pianta a sviluppare un sistema vascolare per il trasporto di fluidi.
Vi giuro che non vi è pianta che studiandola mi ha fatto impazzire come la Felce, ad oggi non c’ho capito ancora nulla.
Pensate che la Mitologia Greca, consacrò la pianta al Dio Pan.
Forse molti conoscono Pan perché “Panico” viene da quest’ultimo, per i Pagani Pan è come Satana è per i Cattolici.
Ma di Pan, come della Felce, la storia é appassionante e incredibilmente incerta.
Secondo alcuni testi si narra, infatti, che sia il figlio del Dio Ermes e della ninfa Driope, secondo altri pare che fosse figlio di Zeus e di Callisto, sta di fatto che in entrambi i casi fu un Dio abbandonato a causa del suo aspetto.
Pensate che etimologicamente il nome Felce deriva dal Greco “Pteris” che significa “Felice“, perché si pensava che la pianta fosse capace di realizzare tutti i desideri profondi, e crear così felicità. Eppure stranamente vive nelle zone più ombrose dei boschi, non produce fiori, frutti, è tossica e veniva connotata come pianta maligna.
In alcuni paesi del nord Europa si racconta che nella notte di San Giovanni i semi della Felce risplendessero come oro e facessero scoprire tesori nascosti.
Eppure mica abbiamo detto che i fiori non ne fa?
Non pensate anche voi quanto sia duale questa pianta? Non ci state anche voi capendo poco?
Credo che la continua ricerca della felicità, che ci porta a fare viaggi lontani, ha come punto di arrivo noi stessi.
E come Pan compare col suo aspetto mostruoso per dirci di guardarci dentro, per spostare la nostra attenzione su noi stessi, sulle nostre relazioni, e aiutarci a capire come risolvere ciò che ci fa soffrire, perché di sofferenza, in fondo Pan ne é esperto, quel seme d’oro della Felce che crea Pteris e quindi Tesori che sempre in solstizio si facevano lunghi, tortuosi e ignoti i viaggi per trovarlo… è dentro di noi.
Dott. Mattia Sandro Bertani