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Il potere del Naturopata al servizio della salute e del benessere della Persona

Talvolta guardiamo alla salute come bene esclusivamente individuale, altre volte come conseguenza diretta di una efficace politica sociale.

Nel primo caso demandiamo alla persona il compito di “non ammalarsi”, conducendo uno stile di vita adeguato ed un’alimentazione sana, evitando, peraltro, di provvedere alla disponibilità o almeno alla indicazione di strumenti di formazione ed informazione che siano consoni a questo scopo; nel secondo caso si fa riferimento alla persona come entità puramente passiva, evocando idealmente una struttura perfettamente efficiente che, attraverso i suoi operatori, e soprattutto attraverso una tecnologia sempre più avanzata, sia in grado di prevenire e di curare ogni forma morbosa.

E’ evidente che mancando l’integrazione tra questi due aspetti, possibile soprattutto mediante la rivisitazione completa del rapporto individuo-sanità nelle sue molteplici modalità di svolgimento, saremo sempre alle prese con una maggiore insoddisfazione e, cosa ben più grave, con un aumento progressivo degli stati patologici, ai quali si aggiungerà una maggiore distanza tra chi chiede e riceve e chi si propone di rispondere a questi bisogni.

Fatta questa premessa della quale anche le istituzioni sembrano essere abbastanza consapevoli a giudicare dai numerosi studi pubblicati su questa materia [1], in questo articolo vogliamo porre l’attenzione su un aspetto del tema “salute” importante a nostro avviso quanto trascurato in queste analisi. Precisamente rifletteremo sul rapporto che si instaura tra gli operatori della salute e coloro che a loro si affidano per i servizi di cui necessitano.

Ricordiamo innanzitutto che questi tipi di relazione si caratterizzano per essere fortemente asimmetrici, nel senso che il potere è sbilanciato decisamente verso chi offre i suoi servizi all’assistito. Per comprendere meglio le conseguenze di questa asimmetria, per certi versi fisiologica, ci viene in aiuto il pensiero del grande psicanalista Erich Fromm che afferma “il potere ha due significati: il potere come competenza e il potere come dominio”.

Ora mentre è ovvio che chi ha necessità di un servizio di qualunque genere tenda ad assicurarsi, per quanto possibile, le migliori competenze nel campo, in modo da poter riporre la massima fiducia nel suo operato, non è altrettanto stigmatizzato e conseguentemente perseguito, l’aspetto-decisamente non richiesto e dannoso- del dominio che in tale circostanza la stessa figura può esercitare. E’ anche opportuno ricordare che la psicologia associa all’istinto di dominio una massiccia dose di narcisismo, spesso individuabile da gesti e comportamenti anche minimali senza ricorrere ad un’approfondita analisi introspettiva.

Nel caso specifico di coloro che operano nel campo della salute e del benessere, in virtù della particolare importanza che questo tema riveste per ciascuno di noi, l’asimmetria si trasforma talvolta in deferenza e non ci fa comprendere le situazioni nelle quali l’aspetto di dominio assume rilevanza. Operiamo così, inconsciamente, una deriva che porta i due significati del potere a convergere, inibendo la nostra capacità di distinguerne la valenza, di forma benevola e positiva nel primo caso, malevola nell’altro.

E’ pur vero che la nostra società ci tutela giuridicamente dagli abusi quando la figura dominante evade dai limiti consentiti dal proprio ambito professionale ma la sudditanza di tipo psicologico insita nel tipo di rapporto è comunque presente e spesso lo condiziona pesantemente, anche se non si oltrepassano i limiti tracciati dalla legge.

Probabilmente, oltre alla indispensabile accurata preparazione, non scevra da caratteristiche congeniali, una comunicazione più empatica e una particolare attenzione all’ascolto della persona renderebbe non solo più umana la relazione tra chi si occupa con la sua competenza specifica della salute e chi gli si rivolge, ma favorirebbe lo sviluppo di una maggiore capacità di quest’ultimo verso la cura del suo corpo-mente contribuendo in modo significativo lungo la via della guarigione e del benessere.

Va ricordato, a questo riguardo, che gli ultimi studi [2] riguardo la componente biologica del legame che esiste tra empatia ed efficacia e rapidità del processo di guarigione indicano alcune possibili reazioni chimico-fisiche quali responsabili dei benefici osservati nel decorso di varie malattie, oltre che nella migliore capacità da parte dei malati di affrontarne i disagi e le conseguenti difficoltà nei rapporti sociali.

Non ultima poi per ordine di importanza, la ricaduta positiva osservata su chi presta i servizi di cura e sostegno con attenzione ed ascolto empatico che vede ridotta la propria componente stressogena ed aumentata la gratificazione per il suo operato.

Il Naturopata, per la sua specifica preparazione che riserva agli aspetti di risonanza empatica con il cliente la dovuta attenzione è difficilmente orientato verso l’ aspetto “dominus” ed è quindi in grado di esercitare il suo potere esclusivamente attraverso la sua competenza, spesso accompagnata da una connaturata disponibilità all’ascolto, particolarmente importante nelle professioni di aiuto e di sostegno. Non affatto secondaria,poi, la cura del Naturopata nello stimolare le risorse di autoguarigione, senza le quali la sua opera non può essere portata a completo compimento.

Da rilevare, infine, il fatto che anche il Naturopata trarrà inevitabilmente beneficio, per sé e per il suo operato, da un rapporto appagante con il cliente che ne amplificherà le motivazioni e la capacità interattiva in una spirale virtuosa.

Prof. Luciano D’Abramo


[1] Si veda per una trattazione approfondita sull’argomento: Bert G., Quadrino S. Parole di medici, parole di pazienti. Counselling e narrativa in medicina. Il Pensiero Scientifico Editore, 2002

[2] Si vedano per approfondimenti i seguenti articoli:

  • Weng H.Y., Fox A.S., Shackman A.J., Stodola D.E., Caldwell J.Z., Olson M.C., Rogers G.M., Davidson R.J. (2013) “Compassion training alters altruism and neural responses to suffering”. Psychol Sci, 1, 24(7):1171-80.
  • Klimecki O.M., Leiberg S., Ricard M., Singer T. (2014) “Differential pattern of functional brain plasticity after compassion and empathy training”. Soc Cogn Affect Neurosci, 9(6):873-9.

 

 

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Luciano D'Abramo

Laureato in Fisica con lode all’ Università “La Sapienza” di Roma nel 1974, ha svolto per molti anni la sua attività professionale nell’ambito della progettazione e realizzazione di grandi Sistemi Informativi, principalmente per Enti pubblici quali la Ragioneria Generale dello Stato ed il Ministero dei Beni Culturali. Particolarmente interessato, sin dall’età giovanile, alla ricerca di una possibile sintesi tra le varie discipline scientifiche, oggi ancora troppo frammentate, ha pubblicato nel 1998 il libro “Fisica e Psiche”, trovando possibili collegamenti ed analogie tra le relazioni interpersonali e le leggi della fisica. Dal 2002 svolge interamente la sua attività professionale alla progettazione ed alla erogazione di corsi presso scuole ed istituti superiori ed universitari su materie scientifiche. Fa parte, sin dalla sua costituzione del corpo docenti e del Comitato Scientifico della Scuola di Naturopatia Borri ora Campus FRAMENS, per la quale svolge seminari e corsi di Biofisica, con particolare riferimento ad argomenti di ricerca di frontiera sulle leggi e le teorie della Fisica applicate ai sistemi viventi, riconducibili alle tecniche ed alle metodiche della medicina naturale.