ErboristeriaMonografieNaturopatia

La memoria dell’età dell’oro: Ruscus Aculeatus (Il pungitopo) – Parte 3

Chimica e applicazioni cliniche

Se ne impiegano le parti sotterranee (rizoma e radici) che contengono

  • glicosidi di saponine steroidee (ruscogenina e neoruscogenina), almeno 1% della droga secca; ruscoside, degluco-ruscoside, ruscina e degluco-ruscina
  • steroli, triterpeni
  • flavonoidi
  • antrachinoni, benzofurani
  • sali minerali
  • olio essenziale monoterpenico (tracce), resina.

Nella frazione minerale J. Scholten segnala la presenza di

  • potassio, sodio, calcio, magnesio
  • manganese, ferro, germanio, cobalto, rame e zinco in quantità non trascurabili.

Le ruscogenine sono strutturalmente basate sul

  • (25R)-spirost-5-ene-1beta,3beta-diolo (ruscogenina)
  • spirosta-5,25(27)-diene-10,3beta-diolo (neoruscogenina).

che hanno una struttura esaciclica con anello tetraidrofuranico ed uno idropiranico collegati da un centro spiranico.

La pianta viene quindi inclusa, sul piano farmacognostico, nel gruppo delle piante a saponine steroidiche e triterpeniche, assieme ad altre come

  • Salsapariglia (Smilax spp)
  • Panax ginseng
  • Polygala senega
  • Liquerizia
  • Ippocastano.

Le saponine sono glicosidi molto diffusi tra i vegetali (B. Tirillini cita almeno 500 specie appartenenti a 90 famiglie), caratterizzati dalla capacita’ di sciogliersi in acqua e formare schiume; alcune sono state usate popolarmente in passato (Saponaria officinalis) come detergenti; chimicamente si distinguono glicosidi saponininici (saponosidi)

  • steroidei
  • triterpenici
  • steroidei-alcaloidei

nelle quali catene non superiori alla decina circa di molecole zuccherine (lineari o ramificate), talora parzialmente acilate, si combinano ad un aglicone (sapogenina) con legame etere o estere.

Le sapogenine presentano

  • frequente C3-idrossilazione
  • gruppi metilici talora ossidati a idrossimetilici, aldeidici o carbossilici

e possono essere distinte

  • monodesmosidiche (catena saccaridica in C-3)
  • bidesmosidiche (1 catena saccaridica in C-3 con legame etere e l’altra, con legame estere, sul C-28, nelle saponine triterpeniche, oppure sul C-26, nelle saponine steroidee come la ruscogenina).

Anche R. Weiss sottolinea le analogie tra le ruscogenine e altre strutture steroidiche vegetali (es. in dioscorea) e animali (corticosteroidi) e l’azione antiinfiammatoria (in analogia col cortisone) oltre che vasocostrittrice ed antiemorragica.

F. Firenzuoli considera la ruscogenina, assieme alla sarsapogenina (Salsapariglia) molecola di importanza non trascurabile nella pratica reumatologica in quanto antiinfiammatoria e diuretica.

Il Rusco e’ considerato un antiinfiammatorio, astringente e blando diuretico (in realtà questa ultima azione non e’ stata chiaramente dimostrata).

Sembra, in modelli sperimentali, esercitare anche una modesta azione azoturica.

Il principale campo di impiego sono le patologie venose periferiche (stasi venosa, varici, emorroidi, geloni, acrocianosi, turbe del microcircolo anche a livello retinico) e reumatiche (gotta, litiasi urinaria); sembra anche contrastare la sintomatologia congestizia pelvica e la ritenzione che si accompagna a certe condizioni femminili legate a ciclo mestruale, gestazione o uso di contraccettivi.

La Commissione E Tedesca ne conferma gli impieghi nel contrasto alla insufficienza venosa cronica e nelle emorroidi pur essendo scarsi gli studi clinici randomizzati a conferma di tali applicazioni; la dose giornaliera raccomandata di ruscogenina totale e’ intorno ai 10 mg.

In particolare la Commissione E Tedesca inserisce il rusco

  • tra le droghe antiemorroidarie, assieme ad amamelide, ippocastano, meliloto, pioppo, balsamo del Perù
  • tra le droghe diuretiche, assieme a asparago, equiseto, ononide, ecc.

Le monografie ESCOP ne confermano l’azione coadiuvante nel contrastare i sintomi della insufficienza venosa cronica e delle emorroidi per uso orale.

Sovente i soggetti con eccesso ponderale e/o diabetici soffrono di turbe circolatorie periferiche che possono rispondere al rusco.

Molteplici studi osservazionali confermano i benefici funzionali di dosi congrue di rusco nella patologie circolatorie periferiche e nelle emorroidi.

Verso le malattie venose sarebbe più efficace di ippocastano e amamelide, cui viene spesso associato (assieme talvolta anche a vite rossa, meliloto ed altri rimedi venotropici).

Sperimentalmente confermate sarebbero le azioni

  • venotonica (possibile stimolazione alfa-adrenergica indiretta); F. Capasso suggerisce, almeno in parte, un blocco alpha-adrenergico e dei canali del calcio sulle cellule muscolari lisce delle pareti venose; tuttavia sembra anche indotto il rilascio di fattori vasoattivi da parte dell’endotelio (contrastata la contrazione da adrenalina o prostaglandina PGF2a; la vasocostrizione riguarderebbe soprattutto il circolo venoso e non le arteriole
  • antielastasica e di riduzione della permeabilità vascolare, specialmente in risposta a mediatori infiammatori (LTB4, istamina, bradichinina); vi sarebbe anche un leggero effetto sulla ialuronidasi
  • contrasto agli effetti dell’ipossia
  • antiinfiammatoria-antiedemigena su modelli di edema indotto nell’animale di laboratorio, con inibizione del 50 % dell’attivazione della fosfolipasi A2
  • astringente.

L’effetto sarebbe particolarmente marcato sul collagene della parete vasale.

Sperimentalmente il riscaldamento ha aumentato la risposta contrattile vasale dell’estratto di rusco, al contrario del raffreddamento, dato confermato in vivo.

Vi sarebbe anche un miglioramento della circolazione linfatica.

Esternamente viene indicata, oltre che per stati flogistici venosi (emorroidi soprattutto), fragilità capillare ed eritemi, anche come decongestionante, lenitivo e protettivo in vari preparati cosmetologici
complessi per condizioni come couperose o cellulite.

Le monografie ESCOP non pongono limiti alla eventuale durata del trattamento, che può quindi essere protratto purché non ci sia persistenza o peggioramento dei sintomi (nel qual caso occorre valutazione medica).

Le medesime monografie non segnalano avvertenze speciali o particolari precauzioni d’impiego.

Solo in dosi smodate puo’ dare disturbi gastrointestinali con gastralgia, diarrea e/o vomito.

Cautela in gravidanza, allattamento e in soggetti che hanno subito interventi chirurgici.

Non si sono comunque segnalati effetti tossici ne’ sulla gestante ne’ sul neonato quando assunto negli ultimi mesi di gravidanza.

L’informatore farmaceutico non riporta alcuna interazione significativa con terapie farmacologiche.

Recenti ricerche

Il Rusco e’ ancora oggetto di studi e approfondimenti.

Tra gli spunti provenienti dagli studi sperimentali

  • un estratto di rusco ha evidenziato, nel test di Cayman, un significativo effetto inibente sulle cicloossigenasi COX1 e COX2 umane, confrontato ad antiinfiammatori di sintesi (2004);
  • la ruscogenina (che si trova anche nella radice di Ophiopogon japonicus) ha evidenziato azioni antiinfiammatorie ed antitrombotiche; come antiinfiammatorio ha ridotto l’adesivita’ all’endotelio e la chemiotassi dei leucociti, ha ridotto l’espressione della proteina ICAM-1 (indotta dal TNF-alfa) e l’attivazione del fattore NF-kappaB (2008); lo stesso meccanismo potrebbe spiegare anche l’effetto protettivo verso il danno ischemico (2013) e la possibile potezione dalla nefropatia nel diabete indotto (2014);
  • certi principi attivi steroidei degli organi sotterrannei del rusco avrebbero un’azione citostatica su cellule leucemiche HL-60 (1998)
  • una certa azione agonista degli estratti di rusco sui recettori muscarinici M1 ed M3, che potrebbe, in parte, spiegare i suoi effetti antiinfiammatori (2017)
  • una interessante azione antibiotica anche su batteri multiresistenti (oltre che antiossidante ed anticoagulante) di estratti di una pianta affine al ruscus aculeatus, il R. hypophyllum (2020); nel 2008 in un’altra ricerca e’ stata analizzata la frazione di glicosidi steroidei presenti in questa specie di rusco;

mentre tra quelli clinici

  • un case report ha prospettato la possibilità di usare gli estratti di ruscus nella ipotensione ortostatica.

Da citare infine un interessante lavoro iraniano del 2014 che opera una revisione moderna delle piante epatoprotettrici presenti nell’antico Canone di Avicenna, arrivando ad interessanti conclusioni

  • delle 18 piante selezionate, sulla base di importanti database scientifici, oltre i 4/5 mostrava effettive azioni epatoprotettrici
  • di quasi tutte le piante studiate si impiegavano fiori e frutti
  • quasi tutte le piante hanno mostrato di esercitare effetti protettivi multipli e, in particolare, sullo stomaco (circa 83 %), per cui potrebbe esistere un comune meccanismo di protezione in grado di spiegare i benefici effetti su fegato e stomaco
  • il rusco, presente in questo gruppo di piante gastro ed epatoprotettive, merita ulteriori indagini in questo specifico campo.

Conclusioni

Il controllo del processo infiammatorio e’ un problema trasversale a vari processi patologici, non solo infettivi ma anche cronico-degenerativi.

La possibilità offerta dalla fitoterapia, accanto ad una dieta opportuna, nella regolazione dell’infiammazione rappresentano una prospettiva interessante sia nell’ambito della prevenzione che in quello della terapia.

In alcune forme morbose come nelle recenti infezioni da coronavirus il processo flogistico si presenta in modo particolarmente incontrollato ma non si può escludere che, almeno nelle forme paucisintomatiche iniziali, una strategia integrata possa offrire risposte utili sia al miglioramento prognostico che del quadro clinico complessivo, purché si abbia il coraggio di rimuovere finalmente arbitrarie e nocive preclusioni aprioristiche verso l’impiego di rimedi fitoterapici.

Dott. Claudio Biagi


Bibliografia

  • C. Durante – Herbario Nuovo
  • S. Pezzella – Un erbario inedito veneto (sec. XV) – Ed. Frate Indovino
  • C. Boccaccio Inverni – Piante medicinali e loro estratti in terapia – Ed. Licinio Cappelli
  • G. Antonelli – Le piante che ridanno la salute – Ed. A.L.C.I.
  • L. Palma – Le piante medicinali d’Italia – Ed. Erbamea
  • L.P. Da Legnano – Le piante medicinali – Ed. Mediterranee
  • P. M. Guarrera – Il patrimonio etnobotanico del Lazio – Univ. La Sapienza Roma (Dip. Biologia Vegetale)
  • J. Scholten – Minerals in plants – Ed. Stichting Alonnissos Netherlands
  • B. Tirillini – Fondamenti di fitochimica – Ed. Akros
  • R. Weiss – Trattato di fitoterapia – Ed. Aporie
  • F. Capasso e coll. – Farmacognosia – Springer
  • F. Capasso e coll. – Fitoterapia – Springer
  • F. Firenzuoli – Fitoterapia – Ed. Masson
  • A. Bruni, M. Nicoletti – Dizionario ragionato di erboristeria e fitoterapia – Ed. Piccin
  • Monografie ESCOP – Ed. Planta Medica
  • E. Campanini – Dizionario di fitoterapia e piante medicinali – Ed. Tecniche Nuove
  • L’Informatore Farmaceutico: Guida alle piante fitoterapiche – Ed. Edra

Iscriviti per ricevere periodicamente i nostri articoli.

Non inviamo spam!
Leggi la nostra Informativa sulla privacy per avere maggiori informazioni.

Claudio Biagi

Laureato in Chimica e Tecnologia Farmaceutica, esperto di Nutraceutica (integrazione nutrizionale fitoterapica), Farmacista, Docente di Chimica, Consulente Scientifico, Accademico del Nobile Collegio Chimico Farmaceutico Universitas Aromatariorum Urbis, formulatore di importanti prodotti erboristici, Docente di Fitoterapia presso SMB Italia. Autore di libri e pubblicazioni scientifiche. Docente Università Unicusano. Direttore Didattico di Campus Framens, Primaria Scuola di Naturopatia