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Il Curandeiro e il Feiticeiro

In Africa la magia la senti, l’avverti, la vivi.

Ero in Mozambico per frequentare il reparto di Dermatologia dell’Ospedale di Beira, dove le principali patologie ricoverate erano il sarcoma di Kaposi e la sindrome di Steven Johnson. Una realtà dura, ma anche intensamente didattica per una giovane specializzanda di Dermatologia.

Nei fine settimana avevo però anche il tempo di scoprire i lati più luminosi del Mozambico: le riserve, gli animali, il mare, le tradizioni.

Tra queste meraviglie, un safari al parco di Gorongosa non poteva mancare.

Dopo aver riposato nel lodge del parco, sono partita prima dell’alba con la jeep guidata. Mentre la vegetazione continuava rapidamente a cambiare, anche la luce del sole arrivava a regalare un arcobaleno di emozioni. Dopo aver percorso svariati kilometri ed esserci addentrati sempre più nella riserva, abbiamo incontrato la bellezza di una moltitudine di animali africani, tipici della savana. Appena intrapresa la via del ritorno però notiamo da lontano una donna dormire a terra. La donna, anziana e completamente nuda, si alza e, come se non ci vedesse, inizia a muovere le braccia verso il cielo, in una sorta di preghiera.

Tutti noi, turisti ignari di cosa stesse accadendo, guardiamo la guida, che smette di parlarci, lo sguardo teso e preoccupato, svolta la jeep fuori dalla strada sterrata, per poter passare il più lontano possibile dalla donna e continua a guidare per kilometri in silenzio e con lo sguardo perso nel vuoto.

Per arrivare a qualunque villaggio quella donna avrebbe dovuto camminare per giorni interni. Come poteva essere lì, viva, in quella terra di leoni e altri numerosi predatori? Perché la guida era così spaventata? Perché non ha soccorso la donna?

Tornati al lodge la gente sussurrava parole come feitiçaria (stregoneria) e si parlava di andare a fare un bagno dal curandeiro (guaritore) e così è nata la mia curiosità per capire qualcosa in più di quello che fosse successo.

Come in tutta l’Africa, anche in Mozambico le figure di riferimento della medicina tradizionale sono i guaritori, che in portoghese si chiamano curandeiros. Queste figure si occupano della salute, del benessere e del sostegno della gente, all’interno di una visione olistica della vita, dove la malattia è dovuta ad una perdita di equilibrio tra la persona e la legge morale universale. Il curandeiro ha il compito, tramite l’utilizzo delle erbe e la magia dello spiritualismo, di aiutare il malato a ripristinare l’equilibrio perduto con l’universo. Il curandeiro è quindi una figura buona perché il suo unico scopo è fare del bene alla comunità; è una figura altamente rispettata nella società mozambicana e un vero punto di riferimento per la comunità: l’anima di un sistema di salute spontaneo che alle volte rappresenta il solo appoggio concreto in caso di difficoltà. Le motivazioni per cui la popolazione si rivolge alle sue terapie sono varie: dal malocchio al mal di testa, alla tubercolosi all’HIV, fino alla gravidanza per cui il medico tradizionale assume un’autentica funzione ostetrica. Il curandeiro spesso indirizza verso le cure ospedaliere che altrimenti non sarebbero prese in considerazione dalla popolazione mozambicana, che preferisce rifugiarsi nella medicina tradizionale e che spesso ha paura degli ospedali. Il curandeiro è quindi un’importante figura di riferimento che rappresenta un ponte fra tradizione e occidente e che permette alla medicina convenzionale di farsi ascoltare.

In contrapposizione a questa figura, in Mozambico è presente anche il feiticeiro, ossia lo stregone, il quale ha il potere di infliggere del male attraverso la feitiçaria, la stregoneria. I mozambicani ricorrono al feiticeiro per esempio se vogliono arricchirsi, ma per questo tipo di magia è necessario anche dare qualcosa in cambio, per esempio sacrificando il benessere dei propri famigliari. Per diventare stregone il potere può essere acquistato da altri feiticeiros. Alcuni di questi feiticeiros si procurano gli abiti e gli accessori tipici del curandeiro e, spacciandosi per curandeiros, promettono di guarire dalle malattie, richiedendo in cambio un compenso (che il curandeiro non richiede), facendo però del male, al posto di guarire, e discreditano il ruolo del medico tradizionale. Per identificare un feiticeiro, i curandeiros consultano delle pietre, in seguito la persona sospettata di stregoneria viene sottoposta a un rituale segreto e gli viene somministrato il Mhondzo: una sostanza liquida, la cui composizione non è nota, e che ha il poter di far dire tutta la verità, consentendo di identificare lo stregone.

La donna in Mozambico può diventare curandeira, ma più facilmente, essendo un soggetto fragile, viene accusata di stregoneria. La donna africana è sempre stata oppressa, peggio ancora con l’età avanzata, ed è vista come il “granaio” di tutto il male. Oltre ad essere donna, ci sono particolari caratteristiche fische che il popolo mozambicano ricollega alla stregoneria: la vecchiaia, ossia la presenza di rughe, un fototipo troppo scuro, lineamenti che non si adattano agli standard di bellezza definita dalla società, la presenza di disabilità, l’albinismo. In contrapposizione una persona bella e con fototipo chiaro raramente è accusata di stregoneria.

Ripenso alla donna completamente nuda che dormiva in mezzo alla savana, lontana kilometri e kilometri dalla sua casa. Ripenso alla donna che si alza e invoca preghiere al cielo. Ripenso allo sguardo spaventato della guida, alla sua paura e al suo desiderio di fare un bagno dal curandeiro. Ora capisco qualcosa in più e mi accorgo di come la magia africana è davvero sempre presente, si manifesta davanti a noi, anche al più scettico dei turisti e in così poco tempo può mostrarti quanto in Mozambico la medicina tradizionale sia fondamentale per comprendere e affrontare la vita.

Beatrice Cattrini

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Beatrice Cattrini

Medico chirurgo, specialista in Dermatologia e Venereologia, master in Dermatologia Pediatrica. Laureata in Medicina e Chirurgia presso l’Università di Pavia, specializzata in Dermatologia e Venereologia presso l’Ordine dei Medici di Vienna, Master in Dermatologia Pediatrica presso L’Ospedale Bambino Gesù di Roma. Attualmente Capoclinica in dermatologia e dermatologia pediatrica presso l’Ospedale di Bellinzona. Studentessa di Naturopatia.