La valenza didattica dei “linguaggi non verbali” (3/3)
L’Educazione Musicale
Per quanto concerne la valenza didattica del “linguaggio musicale non verbale”, l’insegnamento della Musica può essere utilizzato sia come traduzione ritmica dei movimenti corporei compiuti e sia come commento di sottofondo sonoro delle medesime azioni rappresentate.
Sia nella prima che nella seconda ipotesi l’insegnante dovrà puntare alla reciproca valorizzazione espressiva delle due forme di linguaggio: quella corporea e quella sonora con particolare attenzione all’aspetto ritmico per il quale l’alunno manifesta una spontanea propensione.
Da parte sua, la danza si riallaccia strettamente a tutte le attività gestuali e corporee e il modo più semplice d’insegnarla ai bambini della Scuola Materna (ora Scuola dell’Infanzia) e della Scuola Elementare (ora Scuola Primaria) è quello di fare inventare a loro stessi dei passi di danza o una elaborazione coreografica mediante una sollecitazione musicale.
Tra l’altro, a mio dire, essendo la musica qualcosa di magnifico, di misterioso e di universale, già in età prescolare il bambino manifesta il desiderio di esprimersi con un “linguaggio non verbale” come, ad esempio, battere il palmo delle mani, battere i piedi, percuotere diversi oggetti a tempo di musica oppure muoversi assecondando la musica, cioè ballare.
Primo messaggio [12]
Dove cercherò le immagini, i suoni, le parole per le mie canzoni?
Dove troverò le risposte che cerco e tutto ciò che non è scritto sui libri?
L’esperienza per poter valutare i consigli e gli sbagli di mio padre?
Nel mio letto, nei quartieri operai, nelle fabbriche, nella mia stanza,
sul viso dei miei amici, nelle parole della mia gente.
Da chi andranno i miei pensieri notturni e le riflessioni del giorno?
Da chi le mie azioni? A chi le emozioni? Le ore di lavoro e di studio?
La mia forza? La malinconia? La curiosità e la fantasia?
Ai miei amici, alla mia donna, ai contadini, agli studenti.
A chi ancora è in errore e a tutta la mia gente.
Per me conserverò una cosa sola: il fatto di sentirmi libero
di cercare, di scegliere, di sbagliare e questa è Libertà.
Dove cercherò le immagini, i suoni, le parole per le mie canzoni?
A chi le mie scoperte ed il mio entusiasmo? Le ore di lavoro e di studio?
L’incertezza di un presente confuso? La fiducia in un futuro comune?
Ai miei amici, alla mia donna, ai contadini, agli studenti.
A chi ancora è in errore e a tutta la mia gente.
Giusy Negro
[12] Giorgio Lo Cascio, “Primo messaggio”, in Il poeta urbano, 1976 Divergo
Bibliografia
- AA.VV.: Indicazioni per il curricolo per la scuola dell’infanzia e per il primo ciclo d’istruzione – Ministero della Pubblica Istruzione, Roma, 2007
- De Ioanna Maurizio: Elementi di Semiotica – Esselibri (Ellissi), Napoli, 2002
- Gensini Stefano: Elementi di Semiotica – Carocci, Roma, 2002
- Schwamenthal Riccardo, Straniero Michele Luciano: Dizionario dei proverbi italiani – Rizzoli, Milano, 1991
- Scurati Cesare, Calidoni Paolo: Nuovi Programmi per una scuola nuova, – Editrice La Scuola, Brescia, 1985.
Discografia
- Lo Cascio Giorgio: Il poeta urbano – 1976 Divergo