India… la mia India
Sono passati tanti giorni ormai dal mio rientro in Italia.
L’idea di voler scrivere di questo fantastico viaggio mi affascinava da tempo e poi l’incarico da parte del giornale della scuola, di scrivere un pezzo sull’India, cascava a puntino!
Però… però… non mi decidevo. Passavano i giorni e mi rendevo conto che non potevo scrivere nulla più di quanto non fosse gia stato scritto su questa fantastica terra.
Non potevo io, proprio io, dire nulla di nuovo se non banalizzare concetti espressi gia ampiamente, da chi di professione raccontava viaggi!
Avevo perso la stoffa della reporter e i miei 12 anni di giornalismo mi sembravano oramai così lontani da non appartenermi più.
Poi all’improvviso capii che la realtà è relativa, non è come si crede e ognuno di noi ha la sua realtà delle cose, in base al suo vissuto.
Le narrazioni in genere non sono mai cronaca, ma sono arricchite da interpretazioni, da precedenti personali e da vissuti emotivi.
È uno dei principi fondamentali sintetizzati da J.Bruner che ha approfondito il rapporto tra esperienza ed espressione della stessa, infatti secondo l’autore narrando si impone arbitrariamente un significato sul flusso della memoria, evidenziando alcune cause e trascurandone altre.
Si consideri l’esempio di un fatto sociale oggettivo come un disastro aereo e l’incarico dato ad almeno 4 reporter di descrivere l’evento a cui hanno assistito.
Ognuno di loro avrà focalizzato l’attenzione su qualcosa che gli sarà più familiare, più toccante in quella sciagura, raccontando i particolari che lo avranno colpito.
E se cosi è, allora mi sono detta, l’India può dare le risposte che ognuno di noi cerca, ecco perché si dice che l’India è magica e ti cambia.
Decidere di fare un viaggio di oltre un mese in questa terra è perché hai delle risposte da darti, e sicuramente l’India a me aveva dato tante risposte.
Il mio racconto allora vuol essere l’esempio di quanto si può trovare, di quanto ho capito, di come i miei occhi hanno visto l’India… ma non dell’universalità che ognuno ha dentro e che solo andando li, a quella intensità vibrazionale, data da un elevato pensiero positivo collettivo, si riesce a vivere.
Sicuramente però l’India richiede flessibilità mentale e capacità di adattarsi a condizioni mutevoli, soprattutto nel tempo dei monsoni!!
Meta del viaggio, è stata la colorata cittadina sacra ai piedi dell’Himalaya, estremo Nord dell’India, Rishikesh.
Benedetta dalla presenza di numerosi santi e sadhu, è nella sua sacra atmosfera luogo di pellegrinaggio ove trovare una varietà straordinaria di esperienze spirituali grazie anche alla fondamentale centratura nei 5 elementi.
Si possono seguire itinerari assurdi in luoghi sacri immersi nella natura, solennizzati dalla sacralità del Gange… che poi in India è chiamato Ganga! Puoi visitare e persino pernottare vivendo secondo i loro tempi, negli Ashram.
Tutta questa regione è ricca di stimoli di natura introspettiva spirituale e sono molti i templi di santi del passato ancora viventi, tra cui la grotta dell’immortale guru Babaji, nella vicina ma lontana perché a ben 3.000 mt., Badrinath, città sacra al Signore Badrinarayan, nel quale egli concesse in tempi non tanto passati l’iniziazione al suo discepolo Lahiri Mahasaya.
Ho scelto la parte nordest del vasto stato dell’Uttarashal per molte ragioni.
È una parte dell’India di cui ho notevoli informazioni, perchè è il cuore delle coltivazioni delle erbe ayurvediche, nonché patria dell’Ayurveda con i primi scritti sacri da parte dei Rishi nei Veda.
È inoltre il luogo più adatto per apprendere le numerose tecniche Yoga e per praticare Reiki.
Sarà il Viaggio con la maiuscola… del risveglio e delle risposte!
In mezzo a tanti umani dubbi, insicurezze e paure, che inevitabilmente verranno durante questo viaggio per il risveglio, penso sia importante mantenere il nostro sguardo sulla grande immagine.
Questa grande immagine non è un altro concetto a cui si può attaccare la mente ma piuttosto un modo diverso di vedere.
Ha a che fare con lo spostare la nostra percezione dal nostro piccolo sé al grande sé, e dalla richiesta della nostra personale illuminazione alla visione di un risveglio planetario.
È l’abilità di vedere l’universo come un grande specchio e di capire che, dal momento in cui siamo disposti a vedere chiaramente questi specchi , non ci sarà più niente alla fine a rimanere inconscio.
Allora smetteremo di percepire noi stessi come delle pedine usate dall’Universo nel bene e nel male.
L’universo fluirà dentro di noi nei suoi molteplici riflessi di Unità.
Allora torneremo a Dio nell’inspirazione della creazione , nella consapevolezza che non ne siamo mai stati separati!
A Rishikesh, non molto distante da dove dimoravo vi era la potente grotta Vashishta Guha, la cui pace ha attratto saggi e santi per ben 5000 anni, maestri spirituali e monaci solevano meditarci, appena sopra l’impetuoso Ganga.
Ci arriviamo con un pick-up che ad ogni curva ed ogni sorpasso ci faceva sempre più credere con rassegnazione che il destino è tracciato… due respiri, un mantra cantato in coro con le amiche ed ecco… la paura d’improvviso si dissolve e riesci nonostante la terribile guida dell’indiano pirata strombazzante, a sintonizzarti con questo paese, dove ogni gesto, ogni individuo, ogni meraviglia della natura… ha l’essenza profumata di Dio emanando dolcezza, amore e serenità.
Ogni luogo colorato contiene l’odore della natura che mai ti abbandona in Rishikesh, la natura è viva e il suo odore delizioso appena cessato il monsone ricorda l’odore profondo della terra, delle piante, degli incensi, delle spezie… dell’immondizie ai bordi delle strade come tumuli aggregati che condividono una terra da girare.
Il pick-up si inerpica per la stradina a strapiombo della gola del ganga e tra un sorpasso ed una cascata che ci taglia la strada, guardi la meraviglia fuori dai finestrini vivendo solo l’ora.
D’improvviso il fuoristrada che ci portava si arresta in coda ad una lunga fila, tanti colori, gente sorridente che socializza, scimmie che si esibiscono e bimbi che ti lanciano sguardi, sorrisi, ti chiedono la foto… innocenti e profondi negli sguardi fieri e felici.
Donne ai bordi della strada indossando consumati sari, rimuovono i blocchi di pietre e posizionano mattoni per realizzare muretti di contenimento alla montagna che sempre più frequentemente si sgretola e seguaci di una scuola di un qualche guru della zona, con le bandierine arancione alle moto e tutti la stessa bandana ci superano suonando i loro clacson… la fila è ferma… la frana ha bloccato la strada!
E cosi semplicemente si arriva a un punto dove tutti fermi per la montagna franata, decidono di aspettare non si sa cosa, sorridenti per tempi sconsiderati.
Arrivammo in tempo utile e non saprei spiegarmi come – per poter fare il bagno nel freddo Ganga, un pò di sole e movimento e infine la visita con meditazione nella famosa grotta di Vashishta Guha.
Avevo avuto l’opportunità di meditarci dopo aver fatto Reiki, bagnata nelle fredde acque del fiume sacro, limpido e immenso, rivolta al sole e attorniata dalle cime verdi.
Avevo messo in pratica la più antica pratica yoga: il Pranayama per poi piombare in uno stato di assoluto vuoto meditativo.
Stadi di sacralità assoluta si alternavano a stadi di benessere e piena coscienza del Sé interiore, l’Essere di Luce che dimorava in me.
Mi abbandonavo nella Luce perenne ove ogni minima esperienza veniva amplificata tanto da darmi una risposta – uno specchio – ferite, frame incisi nella memoria mai veramente rimossi erano legati ad un giudizio che era divenuto pregiudizio, alla beffa della mia coscienza.
Con l’ausilio della “scimmia” volevo elaborare questi specchi casuali, ma le coincidenze non lo sono mai… avevo abbandonato ogni percorso fatto di resistenza e la mente finalmente non faceva più rumore… e così d’improvviso, contemporanea alla sensazione netta di una mano che si posava sulla mia testa, all’oscuro di quella grotta, cominciarono ad arrivare le risposte, l’altro punto di vista.
L’arcano era nella mente e nel tempo – che sono inseparabili.
Se alla mente togliamo il tempo, essa si ferma, a meno che non decidiamo di utilizzarla.
In questo modo non si rischia di vivere il presente con il ricordo o l’anticipazione …semplicemente togliamo il tempo!
L’esercizio su come vivere il presente nella sua essenza è nello sguardo, nei nostri occhi, a ciò che ogni “ora”, ogni istante della nostra quotidianità essi guardano… Namastè!
Osservavo le cime dell’Himalaya che avvolgevano come una coperta rassicurante la mia anima.
Mi ritrovavo dopo tanti sacrifici a realizzare il sogno di una vita, che come ultima risorsa di desiderio avevo accuratamente menzionato nella Lista dei desideri ove avevo respirato a lungo nelle sedute di rebirthing leggendo Deepak Chopra, l’autore indiano del best seller “Le sette Leggi dell’Universo” che cammina a braccetto di “ The Secret” altro best seller e assaporavo ogni minimo istante come fosse l’ultimo, grazia Divina che mi aveva permesso questo viaggio…che stava cambiando la mia vita.
(continua)
L’India è “fichissima” esclamava meravigliata Fabiola, si vive con nulla in mezzo al tutto… e rivedo l’attenzione del suo sguardo catturato da qualcosa che la tratteneva, intenta a non mollare l’ardito percorso, sul soffitto di quella stanza d’albergo essenziale quanto solo l’India ti può offrire.
Strani animali che attaccati al soffitto si muovevano sinuosi e una falena gigante che da sola avrebbe sfamato un’aquila, catturavano ora anche il mio sguardo che vitreo nel vuoto pensava all’ironica assurdità di questo paese, avvolto nelle vibrazioni alte dell’Universo.
Tanta povertà fuori e tanta ricchezza dentro, questo si avverte in India. Difficile da spiegarsi per noi occidentali, abituati a rappresentarci e non a presentarci, per quello che abbiamo ma non per quello che siamo.
Ed ora ero li, a comprendere anche l’esistenza di quei terribili guastafeste attaccati al soffitto, numeroso popolo della fauna randagia di un paese che ti portava in un modo o nell’altro ad accettare la convivenza anche di temibili scorpioni!
…“Every body can learn healing, because we are born with this gift, but have never used …iiiiiiitttttttt….to’…. uno scorpione!!!” – ultimai strascicando con la voce che si perdeva e gli occhi impietriti.
Ero riuscita a dare il massimo e perfetto stile Cambridge al mio inglese declamato in quella sguarnita scuola indiana, fatta di semplicità ed onestà, che feci alzare preoccupate ritte sui piedi, in alto a sedie, guanciali e quant’altro si potesse trovare distante da quel terribile scorpione che adornava beffardo il simbolo a terra disegnato dell’antica arte del reiki, Fabiola, Mariagrazia, Barbara e anche Shanti… la mia Maestra, il dono più grande di questo viaggio in India.
La falena si inizia a muovere impazzita e il mio sguardo si perde dietro ai suoi vortici che mi rammentano lo svolazzare dello sgualcito pezzo di carta utilizzato come una paletta, con cui amorosa Shanti tentava di recuperare lo scorpione per poi… buttarlo in giardino, dal quale si entrava in casa!
Chiaramente a piedi nudi. Veloce, agile e scattante nonostante i suoi 67 anni indefiniti, afferra il fondo di una bottiglia di plastica utilizzato per contenere l’acqua dei fiori poco distante e furtiva raccoglie nell’alcova verde bottiglia l’innocuo ospite.
Chiaramente i concetti filosofici, religiosi, di credo- possono essere molteplici, di sicuro di cultura.
In India puoi trovarti a cena nel più esotico dei Pub, con tessuti pregiati che scendono avvolgenti dal soffitto lungo le pareti fatte di giunco, tavoli ben banditi e rivestiti di colorate sete, bambù e ciotole sgargianti di alluminio mascherato da inox e improvvisamente… sotto il tetto a pagoda su di una trave di legno, appena sopra i tuoi occhi, scorgere la passeggiata indifferente di un topo neanche tanto magro.
Puoi percorrere strade dove le mucche menefreghiste rimangono sdraiate in mezzo la strada con aria placida e sorniona, mentre fai lo slalom tra una cacca e l’altra rischiando di planare tra una discesa e l’altra nel torrente d’acqua del monsone che laterale scorre veloce… incanalato scuro… tipico delle fogne a cielo aperto.
In quei giorni mi sembrava di vivere in un Universo oleografico.
Era come se ogni risveglio mio o delle mie amiche, ci riportasse all’unità, spingendoci a vicenda verso l’unica illuminata via della realtà.
Stavamo comprendendo come cambiare le nostre percezioni della realtà, continuando a scoprire nuovi modi di amare, vivere, accettare e non giudicare.
Di tutte le ricchezze che avevo ricevuto da questo povero paese, la più vera, importante e la meno visibile, era l’aver scoperto in modo naturale, dolcemente giorno dopo giorno, il vivere nel Qui ed Ora.
Mai come ora, tornata nella quotidianità occidentale, comprendo l’importanza di questo piccolo segreto del viaggio cosmico della vita.
Avevo accumulato una miriade di teorie, sul non avere aspettative, che inesorabilmente ogni qual volta lasciavo la mente volteggiare di qua e di la, tra i fiori dei ricordi, essa mi proiettava il suo bel telefilm, cercando di prevedere cosa sarebbe accaduto in virtù delle esperienze passate.
La mente è limitata nel tempo e da servitrice astuta come una scimmia, si proclama improvvisamente padrona, e la nostra consapevolezza, quella istintiva che viene dal cuore, crea un vuoto.
Un vuoto che si colma di ansia, di paura, sensazioni poco nobili che ci avvelenano l’esistenza del Qui ed Ora.
Cerchiamo i reconditi scorci di un Regno, attimi rari in cui ci troveremo nella profondità oceanica del nostro Sé, nel momento presente, nel Qui ed Ora, oltre il nostro corpo fisico, con le nostre sensazioni oltre le emozioni, perchè spesso proprio queste ultime, cambiano direzione al richiamo scimmiesco del chiacchierio della mente.
Avevo imparato ad entrare in quel Regno interiore, prima lo potevo avvertire come un vuoto e poi percepivo che in quel luogo profondo dentro di me, senza tempo e senza morte, potevo essere pienamente consapevole.
Era come individuare e seguire il flusso della vita, tutto è in mutamento e rinnovamento, via via sviluppandosi.
Il segreto era nel cambiare la nostra vita con questo flusso, flusso con flusso.
Il flusso che sta andando nell’eternità, nel flusso cosmico di Luce e amore per tutto. Movimento, cambiamento, vita…quale meraviglia!
Flusso di buona fortuna e magia della divina verità, ricca di vita.
Appena ci sarai, lasciati andare e vai nel flusso dell’amore divino puro. Sentilo arrivare… il continuo battito del tuo cuore è la prova del sostegno dello Spirito di Dio.
Il flusso di lui, di lei, delle loro vite, all’interno e intorno.
(continua)
Anna Giffi
Esperta in Massaggio Ayurvedico Abhyangam, Alimentazione Ayurvedica, Chakraterapia, Riflessologia Plantare, Craniosacrale, Digitopresione ed Erboristeria
Cura la sezione Naturopatia – Salute e Benessere del portale www.oltrenotizia.com
anna.giffi@libero.it