I principi fondamentali per il Naturopata
Il senso di equilibrio, la misura, il non attaccamento: principi fondamentali per il Naturopata
In questo periodo in cui la normalità è diventata essenzialità potremmo, con un certo ottimismo, guardare al senso di equilibrio e di misura che, nella nostra società così orientata agli eccessi, spesso ci lasciamo sfuggire.
Eppure l’esperienza ci dovrebbe insegnare che confidare eccessivamente nelle nostre capacità, qualunque sia il campo in cui le applichiamo, produce disagi quando non causa sventure. Nel nostro rapporto con la natura questo messaggio ci viene elargito con estrema dovizia.
Così sappiamo come muoverci nelle placide onde evitando i pericoli degli abissi se non siamo adeguatamente preparati. E le vette montane che sanno regalare preziosi momenti al nostro intimo sentire non sono così generose verso chi non rispetta le sue inderogabili regole …..
E se entriamo nella meravigliosa fucina che è il nostro corpo-mente ci accorgiamo che l’equilibrio delle sostanze e dei flussi energetici è fondamentale per il suo funzionamento: è sufficiente una piccola alterazione di un parametro quale ad esempio il ph o l’ossigeno nel sangue per scatenare una cascata di reazioni che tendono a riequilibrarlo, pena la compromissione della vita stessa….
E’ questa dimensione del limite che possiamo estendere, con alcune semplici riflessioni, alla professione di Naturopata. E’ una doverosa quanto indispensabile qualità che non dovrebbe mai abbandonarci, quando ci prendiamo cura degli altri oltre che di noi stessi.
Nell’ascoltare l’altro, che si rivolge a noi per aver aiuto, è nostro imperativo impegno dare innanzitutto spazio al suo sentire e riconoscimento personale.
Ma è proprio in questo operato che dobbiamo prestare la massima attenzione alle nostre proiezioni che agiscono nello strato più inconscio perché è possibile che tendiamo di sostituirci a lui, pensando che in questo modo assolveremo meglio al nostro compito. Sappiamo che non è così. La dimensione entro la quale dobbiamo necessariamente restare è quella di porgere, con sensibilità e attenzione, le nostre competenze e conoscenze, rispettando i disagi e anche le resistenze del “cliente/paziente” a cui spetta esclusivamente la scelta e la responsabilità della sua guarigione. Noi auspichiamo che questa avvenga prima possibile e la favoriamo con il nostro attento impegno, il nostro studio, il nostro coinvolgimento empatico nella sofferenza ma non dobbiamo essere attaccati al risultato. Come indicano gli insegnamenti di antiche tradizioni filosofiche e religiose nelle nostre azioni occorre applicarci con massima cura perché il disagio si risolva ma senza bramarne la riuscita ad ogni costo e prima possibile. La differenza è sottile e spesso difficile da valutare ma non si può ignorare.
Il limite del nostro aiuto è ben definito e invalicabile ed è costituito dall’incontro rispettoso con l’universo dell‘ ”altro” .
Saranno le sue qualità, sulle quali dobbiamo sempre contare e, quando ne ravvisiamo la necessità promuovere, a stabilire tempi e modi perché metta in moto il “suo “guarire.
Non dobbiamo poi dimenticare un altro aspetto importante, forse il più difficile da mettere a fuoco essendo la professione del Naturopata per sua stessa natura esercitata sotto la spinta di forti motivazioni personali, ed è quello di una tendenza a farci sopravvalutare le effettive possibilità di soluzione dei disagi che ci vengono presentati. Un appropriato quanto continuo esame introspettivo delle proprie relazioni con i pazienti, ci aiuterà senz’altro a identificare cosa possiamo e cosa non possiamo fare.
E qualora permanga il dubbio che ciò che stiamo per suggerire al “cliente/paziente” possa non essere la migliore soluzione, abbiamo il dovere di manifestare con umiltà la nostra non adeguatezza ad affrontare il problema. Anche in questo caso la coscienza del proprio limite diventa un imperativo essenziale.
In fondo il bravo Naturopata è colui che, in ultima analisi, si attiene ai due comandamenti dell’oracolo di Delfi: conosci te stesso e agisci secondo misura(1). Questo periodo di forzata interiorizzazione può essere una preziosa occasione da cogliere per chi si impegna nel suo lavoro conoscendo e amando la natura e le sue risorse.
(1) La frase greca tradotta letteralmente è: “Conosci te stesso (γνώθι σαυτόν) e Nulla di troppo (μηδὲν ἄγαν)”.
Prof. Luciano D’Abramo