I colori dell’acqua
Limitati dalle nostre percezioni sensoriali, siamo abituati a definire l’acqua come liquido incolore, inodore e insapore, ignorando che senza di essa non sarebbe possibile la vita in alcuna delle sue forme conosciute.
Questo elemento, dalla struttura molecolare apparentemente semplice, composta da due atomi della specie atomica più leggera, l’idrogeno, e da un atomo di ossigeno, costituisce oltre il 90 per cento delle molecole del nostro corpo ed oltre il 70 per cento del suo peso.*
In effetti, nell’antichità, l’acqua era stata riconosciuta come la matrice della vita ma, con l’avvento della scienza moderna e del principio riduzionistico, gli innumerevoli studi condotti su questo elemento hanno investigato quasi esclusivamente le proprietà legate alla sua configurazione molecolare considerandola generata da forze statiche di breve raggio d’azione (i cosiddetti ponti idrogeno) piuttosto che i processi cooperativi che riguardano i legami e le interazioni che coinvolgono grandi catene di molecole.
Ma se nulla in natura è lasciato al caso, quali sono le motivazioni recondite o, in termini più prosaici, le fredde formule che fanno dell’acqua l’unico liquido insostituibile nel quale possono aver luogo i processi della vita?
Per provare a dare risposte congruenti con il metodo scientifico, occorre innanzitutto notare che, essendo l’acqua biologica distribuita in tutti gli organi degli esseri viventi, una teoria idonea a spiegarne le funzioni deve coinvolgere necessariamente, oltre alla sua configurazione molecolare, le aggregazioni stabili che le sue molecole sono in grado di costituire.
In altri termini dovremo far ricorso alla fisica quantistica ed in particolare all’elettrodinamica quantistica che studia le interazioni energetiche causate da debolissimi campi elettromagnetici generati da configurazioni molecolari stabili, i cui componenti elementari (protoni ed elettroni) sono in grado di interagire tra loro in modo dinamico (dipoli elettrici).
Non utilizzeremo in questo ambito complesse formulazioni matematiche ma solo i risultati più importanti di questa teoria che, peraltro, non è ancora completamente confermata, vista l’estrema difficoltà di verifiche “ in vivo”.
In particolare, tra i vari modelli ipotizzati per spiegare le proprietà dell’acqua biologica, riassumeremo quello elaborato dai fisici Giuliano Preparata ed Emilio Del Giudice negli anni novanta del secolo scorso, che, nel rispetto delle leggi della fisica quantistica, conduce ad interessanti conclusioni, indicando, nel contempo, la strada da percorrere per spiegare i fenomeni della vita con l’ausilio della biofisica.
Il punto di partenza è la considerazione che in prossimità di ogni cellula sono presenti debolissimi campi elettromagnetici generati dal flusso di ioni positivi e negativi, in massima parte ioni sodio e potassio, attraverso l’apertura e la chiusura degli appositi canali di membrana, necessari alla sua corretta alimentazione.
Questo campo elettromagnetico oscilla secondo frequenze caratteristiche determinate dal tipo di molecole presenti nell’acqua biologica nella quale sono immerse: a questo punto le molecole d’acqua interessate dal campo oscillano tutte con la stessa fase, generando dei domini di coerenza, di grandezza media di circa 0,1 micron comprendenti milioni di molecole.
Mediante la teoria quantistica dei campi si dimostra che la risonanza tra campo elettromagnetico e molecole genera un’oscillazione che non consuma energia (si definisce “ad entropia nulla”): pertanto essa è in grado di mantenere la vibrazione per tempi molto lunghi rispetto al periodo dell’oscillazione stessa.
Questo fenomeno permette nei domini di coerenza la stabilità di stati vibratori “eccitati” in grado di persistere anche in assenza del campo elettromagnetico che li ha generati: è quello che viene comunemente definito come “ memoria dell’acqua”.
Accanto a questi domini di coerenza, in cui le molecole d’acqua si muovono in modo organizzato e cooperativo, esistono anche gruppi di molecole di acqua nelle quali prevale l’agitazione termica che le fa muovere in modo caotico e disorganizzato, generando delle intercapedini, tanto più ampie quanto più è alta la temperatura.
Ora, cosa accade se viene immessa nel campo elettromagnetico, in una di queste intercapedini, una molecola in grado di superare la barriera energetica del dominio di coerenza più prossimo?
Semplicemente avviene che il dominio di coerenza viene informato della presenza della molecola e, se la frequenza di questa ricade nel range di quelle compatibili con i suoi modi vibratori, entrerà in risonanza con questa nuova frequenza e, così facendo, trasporterà il suo carico energetico ed informativo.
L’acqua, o meglio i suoi domini coerenti, fungono così da “messaggeri ” dell’informazione delle molecole che penetrano al loro interno e che sono composte dagli elementi necessari a mantenere in vita la cellula.
E’ da notare inoltre che, come osservato da Del Giudice “ un dominio di coerenza può assumere pressoché tutte le frequenze e quindi può simulare tutte le voci”.
E’ interessante sottolineare come questi processi possono fornire il tracciato fenomenologico atto a spiegare l’efficacia dei preparati omeopatici nei quali, a causa delle alte diluizioni delle molecole originarie, non esiste più la presenza fisica della molecola, ma solo la sua frequenza naturale di oscillazione, ”incapsulata“ nella configurazione energetica delle molecole organizzate dell’acqua omeopatica.
E’ questa frequenza che, captata dai recettori cellulari, ne modifica la vibrazione, ristabilendo il corretto funzionamento della cellula, alterato dalla noxa.
E’ interessante ricordare che in questo schema non esiste la separazione convenzionale tra materia ed interazione e che una analoga visione è stata anticipata, alla fine del XIX secolo, nel paradigma concettuale della biologia vitalistica proposto dal botanico tedesco Julius Sachs secondo il quale negli organismi viventi materia ed energia non sono separate ma costituiscono un’unica sostanza che egli chiamava energid, ovvero materia energizzata.
Ogni reazione biochimica necessaria al corretto funzionamento cellulare assume così un colore caratteristico, cioè la frequenza e dunque l’energia rilasciata da quei fotoni e trasferita alle molecole interessate da quel processo biologico . Ma l’aspetto essenziale, troppo spesso trascurato dalla biologia molecolare, è che senza la struttura organizzata delle molecole dell’acqua tutto questo non potrebbe aver luogo.
Nasce così, da questa armonia di colori che risplendono nelle oscurità profonde del nostro corpo, immersi nel solo liquido che come un direttore d’orchestra ne dirige magistralmente i raggi, il concerto della vita.
Sì, la nostra vita dipende proprio dall’“acqua fresca”, come affermava ironicamente il compianto Emilio Del Giudice nelle sue conferenze, per stigmatizzarne l’importanza nei fenomeni della vita e, nel contempo, evidenziare la superficialità con la quale ancora oggi, purtroppo, la scienza ufficiale stenta a riconoscerne le proprietà intrinseche solo perché travalicano il nostro senso comune.
* La differenza è dovuta al basso peso molecolare dell’acqua, rispetto alle altre specie molecolari costituenti il nostro corpo.
Luciano d’Abramo