Biorisonanza: La Naturopatia del futuro
La concezione energetica dei fenomeni vitali non è cosa nuova, ma inizia millenni fa, probabilmente insieme con l’ inizio della storia dell’ Umanità.
Infatti in tutte le culture antiche esiste il concetto di energia vitale, sotto vari nomi e con diverse concettualizzazioni.
Ippocrate ipotizzò l’ esistenza di un particolare tipo di forza che è l’ espressione di un’ energia naturale la quale sovrintende i processi vitali di modo che si mantenga l’omeostasi (concetto introdotto per la prima volta da lui).
Questa energia la chiamava “Fifis”, che può essere inteso come “energia della natura”. Parlando di Ippocrate sarebbe interessante notare il significato etimologico del suo nome: Ίππος(ipos) = cavallo + κρατώ(cratò) = tenere, cioè colui che tiene, addomestica, i cavalli. Ora il cavallo è simbolo di forza selvaggia, senza ragione (tanto che in greco moderno si chiama άλογο (àlogo) = a (privativo) + logos = ragione) che, però, può essere domata di modo che sia utile all’ uomo. Quindi, Ippocrate fu colui che domava le forze della natura.
Ma ancora prima di Ippocrate, i cinesi avevano sviluppato un sistema terapeutico basato sulla conoscenza esatta dei fenomeni energetici attinenti ai processi vitali. Le regole fondamentali di tale sistema rimangono tuttora valide e ci lascia perplessi il fatto di constatare obiettivamente, oggi, con mezzi scientifici, la loro validità.
Questa perplessità nasce dal fatto che i cinesi non avevano una scienza, nè una tecnologia, tanto sviluppate da permettere loro scoperte di tale portata. Certamente, però, avevano una sensibilità ed un intutito molto sviluppati che permisero loro di entrare nei segreti della vita e della natura.
La naturopatia, come disciplina che incorpora e sistematizza tutte le nozioni e le esperienze, acquisite nei milleni, che riguardano la promozione della salute con mezzi naturali, non può non essere coinvolta dal discorso dell’ energia vitale, anzi, è pervasa da concetti e termini energetici. Ma come disciplina che si sta sviluppando in un abiente culturale e tecnologico diverso da quello delle tradizioni alle quali si ispira, è chiamata a porre un ponte tra queste e la scienza odierna.
La Biorisonza, essendo un metodo che affonda le sue radici nella tradizione dell’agopuntura e dell’omeopatia, ma che sfrutta le possibilità ed i vantaggi della scienza contemporanea, rappresenta il ponte per eccellenza tra il passato ed il futuro ed è la naturale continuità dell’approccio energetico, con mezzi, metodi e termini scientifici.
La storia della Biorisonanza, come metodo diagnostico e terapeutico, inizia nel 1953, quando Reinhold Voll introdusse, dopo trent’anni di studi, l’Organometria Funzionale. Si tratta di un sistema semiologico basato sulle misurazioni dell’attività bioelettrica dei punti agopunturali delle mani e dei piedi per ottenere delle informazioni circa lo stato funzionale degli organi.
Voll, lavorando con farmaci omeopatici, se era accorto che il rimedio adatto al caso provocava un miglioramento delle misurazioni di organometria funzionale del paziente, non solo quando questi aveva appena assunto il rimedio, ma, addirittura, anche se lo teneva semplicemente in mano, oppure, ancora, quando il rimedio era posto in una vaschetta metallica collegata in serie con l’apparecchio di misurazione.
Questa esperienza di Voll è, già, di enorme importanza, in quanto permette di testare obiettivamente e ripetibilmente un rimedio, prima che questo sia somministrato al paziente. Dal fatto che un rimedio omeopatico sia in grado di alterare il valore della misurazione anche senza essere a contatto diretto con il soggetto, si è dedotto che era in gioco qualche tipo di energia radiante.
Seguirono, nello stesso senso, alcuni importanti esperimenti:
- Nel 1958 Morel, dopo aver misurato la VES di una serie di pazienti, iniettò sottocute i rimedi che riequilibravano i valori patologici dell’organometria funzionale. Circa due minuti dopo l’ iniezione prelevò il sangue ed eseguì una nuova misurazione della VES. Risultò che la seconda VES era nettamente migliorata rispetto alla prima. Ciò dimostra che l’ azione dei rimedi non è di tipo biochimico, perchè in tal caso ci vorrebbero circa venti minuti prima che questi si distribuiscano nell’organismo ed esplichino la loro azione. Così fu evidente che era in giocco un meccanismo d’azione diverso da quello biochimico.
- Il Dr. Kramer, anni dopo eseguì il seguente esperimento: testò i rimedi utilizzando una serie di tubicini metalici di diametro progressivamente maggiore di modo che il più piccolo si adattase dentro quello immediatamente più grande. Ponendo il rimedio in quello più piccolo di tutti, che era in contatto con una piastra collegata con l’apparechio di misurazione, fece la prima misurazione. In seguito il tubicino più piccolo veniva messo in quello immediatamente più grande, che veniva messo a contatto con la piastra e si eseguiva una seconda misurazione. Poi i primi due tubicini venivano messi nel tubicino successivo per grandezza e si faceva una terza misurazione. E così di seguito di modo che il tubicino più piccolo di tutti, contenente il rimedio, si allontanasse prograssivamente dalla piastra collegata all’apparecchio di misurazione. In questa maniera Kramer dimostrò che i rimedi omeopatici agiscono tramite una irradiazione che ha un comportamento simile a quello delle onde elettromagnetiche. Infatti il loro effetto sulle misurazion era inversamente proporzionale alla distanza dalla piastra.
- Schimmel riporta altre due interessanti esperienze. Nella prima scelse un paziente con un valore di 80 US (Unità Scala su un quadrante graduato da 0 a 100) sul primo punto del meridiano linfatico, che dà informazioni sulla tonsilla palatina. Con la fiala “Nosode Angina compositum”, che contiene diversi nosodi batterici per le tonsille, riusciva a riportare il valore di questo punto a 50 US. La fiala “Nosode Angina compositum” venne poi messa in un bicchiere d’ acqua per circa cinque minuti. Rimisurando il punto precedente col solo quest’acqua nella vaschetta portafarmaci, otteneva un valore che era di nuovo peri a 50 US. Quindi è probabile che un qualche tipo di radiazione, non ancora ben nota, fosse passata dalla fiala all’acqua. Il secondo esperimento di Schimmel fu eseguito su cinque pazienti con sicura diagnosi di tubercolosi. A questi pazienti furono eseguite più di settanta misurazioni sui punti specifi di diagnosi della tubercolosi, secondo gli insegnamenti di Voll (Linfatico 1, Allergia 1 e Polmone 10), che risultarono tutte con caduta dell’indice (segno di grave patologia, che consiste nella graduale diminuzione del valore misurato). Rimisurati, gli stessi punti, con la fiala “Tubercolinum D30” nel circuito, i valori miglioravano di circa 20 US e la caduta d’indice scompariva. Effettuando lo stesso procedimento con una fiala di “Tubercolinum D30” precedentemente posta per alcuni minuti in acqua bollente, non si verificò alcun cambiamento delle letture patologiche originali. Da questo esperimento si può dedurre che i medicamenti omeopatici emettono una radiazione, che è il vero agente del cambiamento del valore misurato sul punto di agopuntura, la quale viene persa quando il rimedio omeopatico viene riscaldato.
Ma la dimostrazione sperimentale definitiva che i rimedi omeopatici agiscono tramite l’ emissione di onde elettromagnetiche arrivò con la messa a punto dall’ ing. Rasche, agli inizi degli anni settanta, dopo due anni di ricerche ed una serie infinita di misurazioni, della ricetrasmittente per medicinali o Test Sebder-Empfanger (TSE).
Con questo sistema è stato possibile captare le oscillazioni dei medicinali, modularle su una frequenza portante, trasmetterle, riceverle, demodularle, immetterle nei circuiti del paziente e osservare la reazione dell’organismo vivente attraverso le misurazioni dell’Organometria Funzionale.
Questa nozione permise anche di identificare le bande di frequenza dei rimedi omeopatici usando filtri elettronici che permettevano il passaggio solo di determinate finestre di frequenze. Finchè, nel 1974, Morel, ebbe l’intuizione che, dal momento che i rimedi omeopatici agiscono tramite radiazioni elettromagnetiche, portatrici di informazioni biologiche, si potevano utilizzare le frequenze del paziente stesso, che contengono il segnale patologico, invertendole di fase e restituendole, così invertite, al paziente stesso, come antidoto specifico, ottenendo in tal modo un’azione più mirata. L’ ingegnere elettronico Rasche realizzò un apparechio capace di fare l’inversione e la necessaria amplificazione delle frequenze del corpo umano e restituire queste fraquenze manipolate al corpo stesso. Nasce così il primo apparechio di Biorisonanza.
I primi risultati pratici soddisfacenti fornirono la spinta necessaria per lo sviluppo di questo metodo che fece un grosso passo avanti negli anni ottanta. Allora, si rese possibile, tramite l’ uso di particolari filtri, separare le frequenze fisiologiche da quelle patologiche.
Si è potuto, infatti, constatare che nell’ organismo esistono due specie di frequenze:
- quelle fisiologiche, che sono oscillazioni elettromagnetiche armoniche e coerenti che esprimono i processi fisiologici dell’ organismo
- quelle patologiche, che sono disarmoniche e incoerenti, e provengono dai processi patologici in atto.
La possibilità di separare le une dalle altre ha permesso di poterle manipolare separatamente, sempre sotto la guida dell’ organometria funzionale. Si può, cioè, amplificare adeguatamente le frequenze fisiologiche, per attivare i meccanismi omeostatici e di autoguarigione dell’ organismo e invertire ed amplificare adeguatamente quelle patologiche, per annullare i processi patologici.
Questo procedimento, che fa uso delle frequenze proprie del paziente, viene chiamato Biorisonanza Endogena.
Esiste, accanto a questo, un secondo procedimento chiamato Biorisonanza Esogena, che fa uso di oscillazioni elettromagnetiche, memorizzate in forma digitale, in appositi programmi del computer, provenienti da rimedi omeopatici, organoterapici (frequenze fisiologiche degli organi e dei tessuti), biocataliti, nosodi (frequenze patologiche ottenute da tessuti in cui esiste un processo morboso), mocrobi, virus, alimenti ed allergeni. Il segnale digitale viene prima trasformato in segnale analogico ed in seguito viene trasmesso al paziente in fase o invertendolo di fase e con l’amplificazione ottimale.
La biorisonanza esogena, oltre che un efficace mezzo terapeutico è un potente strumento di diagnosi elettronica, in base alla quale si programma la seduta di biorisonanza. Infatti nel momento in cui si somministra al paziente il segnale invertito ed amplificato del nosode della malatia di cui soffre, si nota immediatamente un miglioramento delle misurazioni dell’organometria funzionale. Questo cambiamento dell’attività bioelettrica dei punti di agopuntura, in senso aggiustativo, ci informa che esiste quel determinato processo morboso che corrisponde al nosode usato. Naturalmente, queste stesse frequenze possono, poi, essere usate anche per la terapia.
In base a quanto fin qui riferito si può dare la seguente definizione della biorisonanza: la biorisonanza è quel fenomeno durante il quale un organismo presenta delle modificazioni funzionali che sono la conseguenza dell’ azione su di esso di onde elettromagnetiche di determinata lunghezza d’ onda, intensità, e forma d’ onda.
La ricerca biofisica degli ultimi decenni ci fornisce le spiegazioni del fenomeno di biorisonanza. Senza inoltrarci molto in questo argomento, che esula dagli scopi del presente articolo, faremo un breve riferimento ad alcuni dati fondamentali che possono illustrare il panorama in cui si muove la ricerca biofisica relativa alla biorisonanza.
- Nel corpo esistono delle vie di superconduttività, basate su alcune proprietà fisiche di determinati polimeri di proteine globulari (microtubuli e filamenti di actina) o di proteine filamentose (collagene) in cui il carattere cristallino delle singole molecole si ripete amplificando fenomeni di piezoelettricità. Nei biopolimeri proteici, inoltre, gli orbitali elettronici di molecole contigue si sovrappongono parzialmente formando bande di conduzione elettronica, che sono causa di semiconduttività, già prevista da Szent e Gyòrgyi e ora dimostrata sperimentalmente. Infine la stessa giusta posizione di molecole proteiche uguali favorisce la trasmissione dell’eccitazione elettrica e della vibrazione meccanica, indotta da oscillazioni elettromagnetiche di frequenze che si sintonizzano con le proteine provocando, tramite fenomeni elettrici (come in un dipolo che si eccita) delle vibrazioni meccaniche. Questi fenomeni spiegano, anche, un’esperienza comune che è quella di percepire un suono quando ci si trova esposti a intensi campi elettromagnetici, come sono quelli vigenti in vicinanza di linee elettriche ad alta tensione. L’esistenza di queste vie superconduttive che corrispondono ai meridiani dell’agopuntura e che in altri lavori si è visto che formano delle strutture cave e quindi funzionano come guide d’onda, giustifica l’ interazione istantanea a distanza tra le cellule ed il fatto che un’oscillazione bioelettromagnetica provenientre dall’esterno trova subito il suo bersaglio, distribuendosi istantaneamente in tutto il corpo, tramite questa rete di comunicazione estremamente fitta.
- Esistono, inoltre, sulla superficie del corpo, molti punti particolari (circa 400 per l’ Organizzazione Mondiale della Sanità) che sono dei punti di affioramento superficiale dei meridiani e sono caratterizzati da una resistività molto più bassa rispetto al resto della cute. L’ attività biolettrica di questi punti si modifica con il modificarsi dello stato psicofisico del soggetto e questa proprietà viene sfruttata nell’ organometria funzionale secondo Voll.
- Le cellule emettono e ricevono onde luminose, i biofotoni, com’ è stato dimostrato, tramite speciali apparecchiature microscopiche a contrasto di fase (Albrecht – Buehler, 1991). I biofotoni sono stati scoperti dal biofisico tedesco F. Popp, con l’ausilio di apparecchiature sensibili e potenti, come il fotomoltiplicatore, capace di rilevare la luce di una candela a dodici miglia di distanza. Si tratta, infatti di radiazioni estremamente deboli, come in genere sono tutte le onde bioelettromagnetiche. I biofotoni creano all’interno del corpo una rette dinamica e coerente di luce. Popp creò la teoria biofotonica che si basa sull’evidenza che queste radiazioni deboli veicolano informazioni biologiche che sono responsabili della comunicazione tra le cellule e del controllo del metabolismo.
- Molti altri studi mostrano che le varie reazioni biochimiche sono regolate da forze di natura elettromagnetica su diverse bande di frequenza (Frohlich, 1988; Del Giudice et al., 1988a; Bistolfi, 1989; Hameroff, 1997). In realtà le oscillazioni elettromagnetiche possono influenzare la struttura terziaria e quaternaria delle proteine enzimatiche. Possono, cioè, ripristinare la funzione di un enzima o di un ormone ripristinando, così, le funzioni fisiologiche alterate in caso di malattia, oppure, al contrario, destrutturare proteine disfunzionanti annullando i processi patologici.
In conclusione, si può dire che la funzioni dell’organismo si basano sullo scambio tra le cellule (anche a distanza tra loro) di informazioni biologiche sotto forma di oscillazioni elettromagnetiche. Su queste informazioni si reggono i meccanismi di rettroazione preposti al mantenimento dell’omeostasi dell’organismo e all’adattamento psicobiologico. Per cui è ormai chiaro che l’organismo non è solo una macchina chimica e che le informazioni biologiche chimiche e nervose si rendono attive in un secondo tempo rispetto a quelle elettromagnetiche.
I risultati pratici molto soddisfacenti ed il rapido sviluppo della Biorisonanza, che appartiene alle cosidette Tecniche di Regolazione Bioelettronica, giustificano il crescente interessamento, da parte di chi intraprende il sentiero dell’approccio naturale alla salute, per questo metodo. Infatti, risulta ovvio, da quanto detto, che i fenomeni di biorisonanza sono fenomeni naturali e come tali appartengono di diritto al campo della Naturopatia, intesa come disciplina che segue il sentiero della natura.
Evanghelos Tourtoulas
Naturopata, Esperto in Alimentazione ed Intolleranze Alimentari, Esperto in Biorisonanza
turtulas@otenet.gr
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