Aglio: da talismano a farmaco… passando per la bruschetta!
Aglio – Allium sativum – Fam. Liliaceae
Generalità e cenni storici
Originario dell’Asia centrale, dove si hanno traccia di coltivazioni da più di 3000 anni, si conoscono oggi, nel mondo, circa 300 varietà di aglio. La produzione mondiale annua supera oggi i 2 milioni di tonnellate. Considerata pianta, come tutte le gigliacee, collegata a divinità infere come Sokar o Bastet (antico Egitto) o Ecate (Grecia), nel mondo classico si riteneva, in generale, capace di tener lontano il malocchio (secondo alcuni potrebbe essere la leggendaria erba Moly citata dagli antichi e da Omero come rimedio ai malefici della maga Circe (1), mentre Plinio ne riferisce svariate proprietà tra cui quelle di alleviare l’asma, tener lontani serpenti (2) e follia; in Egitto impiegata dagli operai costruttori delle piramidi, a Roma era componente importante nella dieta dei soldati.
Il termine sanscrito impiegato per l’aglio vuol dire “uccisore di mostri” ed ancora nei secoli passati si usava come amuleto nella notte di S. Giovanni (assieme ad altre erbe sacre come iperico, ruta ed artemisia) per allontanare le streghe e come talismano portafortuna.
Sembra che durante le epidemie di peste i medici avessero l’abitudine di portare mascherine imbevute di aglio per proteggersi dall’infezione.
Fino al secolo scorso l’aglio era un ingrediente indispensabile della cosiddetta Mostarda del diavolo, impiegata come rimedio tradizionale nelle patologie nervose (Cattabiani), forse sulla remota memoria della Erba Moly capace di scacciare i cattivi pensieri (secondo un epigramma della Antologia Palatina).
In Oriente secondo varie tradizioni (da quella buddista a quella taoista allo yoga) ne viene sconsigliato il consumo perchè nutrirebbe i “demoni” del corpo (Cattabiani).
I nativi Americani (3) conoscevano bene le proprietà di diverse varietà di aglio selvatico che impiegavano soprattutto per via esterna (es. punture d’insetto, infezioni cutanee); l’impiego farmaceutico (come espettorante, carminativo e diuretico) rimase ufficialmente riconosciuto fino al 1936, assieme a quello di varietà locali di piante congeneri (come la cipolla).
Presso le popolazioni caraibiche, come ci racconta la Cabrera, l’aglio, oltre ad essere impiegato come potente amuleto (da portare indosso o da associare ad altri rimedi in fumigazioni), componente di bevande sacre (es. per i novizi del Mayombe) conosciuto anche dalle streghe (che, a Trinidad, si riteneva lo impiegassero per volare), viene impiegato per varie applicazioni:
– localmente come antidoto per vari tipi di punture d’insetto, scabbia, tigna;
– digestivo, antielmintico, antireumatico, antilitiasico;
– antiinfettivo nella tubercolosi, sifilide;
– malattie “locali” come l’ “isteria maschile” e, soprattutto, il “mal di madre”, rigonfiamento che si forma e si muove all’altezza dello stomaco, determinato da dispiaceri e cattiva alimentazione, capace anche di uccidere (4).
Sul piano erboristico nostrano l’impiego dei bulbi di questa pianta ha origini piuttosto remote.
L’Antonelli, insigne cultore della fitoterapia, nel dopoguerra (“Le piante che ridanno salute” del 1950), ne cita vari impieghi tradizionali come:
– antisettico gastroenterico ed antiinfettivo (su colera, tifo, difterite, grippe), anche esternamente su ulcere, piaghe e cancrene (citando vari autori tra cui Leclerc, Granich, Minchin; allo scopo sarebbe indicato il cosiddetto aceto d’aglio, preparato macerando in un litro d’acqua bollente 25 spicchi di aglio); l’eliminazione dei principi volatili a livello polmonare spiega l’uso, da parte di alcuni studiosi (Leclerc, Loeper, Forestier, Hurrier), in caso di gravi infezioni polmonari come la tubercolosi in forma di estratti alcolici;
– vermifugo, riferendosi alle raccomandazioni di Galeno, suggerendo macerati nel vino (enoliti), nel latte o in veicolo acquoso; secondo il Messeguè le proprietà antielmintiche non vengono meno dopo la cottura;
– stimolante dell’appetito, della digestione e dell’eliminazione dei gas intestinali; spasmolitico in varie forme di coliche addominali e nelle mestruazioni irregolari;
– antiartritico-antireumatico, antispasmodico e favorevole all’espulsione dei calcoli urinari; l’azione diuretica popolarmente è impiegata anche mediante l’uso delle radici della pianta;
– per uso topico è anche rubefacente (popolare cataplasma antireumatico), rimedio per le ustioni (con olio di oliva o di noce, secondo lo Chomel), callifugo, anti-verruche.
Solo marginalmente è citato l’effetto cardiovascolare (antiipertensivo, antisclerotico riducente l’ampiezza dei battiti cardiaci, secondo M. Debray) oggi considerato principale.
L’Antonelli consiglia, fra l’altro, l’impiego di semi di anice o prezzemolo per mitigare l’alitosi indotta dall’assunzione della droga, mentre il Messeguè suggerisce la consumazione di varietà meno “fragranti” come l’aglio rosa; nell’antichità, al fine di ridurre la “carica odorosa” circolavano curiose credenze riguardanti le modalità di coltivazione-raccolta (Plinio il vecchio) o la consumazione di altri alimenti-antidoti (Menandro).
La tradizione medica si aggiunge ed arricchisce le annotazioni storiche e gli impieghi popolari ad un livello certamente non paragonabile a quello degli studi clinici rigorosi basati su stretti criteri di evidenza (doppio cieco, randomizzazione, adeguata significatività del campione, rassegne sistematiche) ma introduce degli aspetti di valutazione “fine” ed integrata del fitocomplesso (e conseguentemente dei pazienti candidati al trattamento) che spesso mancano negli studi analitici pur eccellenti sul piano formale ma parcellizzati e semplicistici sul piano delle indicazioni operative concrete.
Nella fitoterapia francese di “terreno” (Duraffourd, Lapraz e Valnet) l’aglio è da considerare soprattutto un tonico, simpaticolitico (bradicardizzante, ipotensore e vasodilatatore), spasmolitico neurotropo e muscolotropo, depurativo (coleretico, drenante renale volumetrico).
Per l’americano M. Moore l’aglio è, sul piano energetico, un moderato stimolatore delle funzioni di apparato digerente, reni, apparato riproduttivo, apparato respiratorio, sistema linfatico, mucose e, soprattutto, cute, mentre riferisce un’inibizione a livello di stress tiroidei e, soprattutto, anabolici.
Il dato richiama le tradizionali considerazioni del Messeguè, che ne esaltà le doti stimolanti (per l’attività sportiva e anche sulla sfera sessuale); interessante il riferimento alla preparazione popolare di un “liquore d’aglio” costituito per un terzo di bulbi d’aglio schiacciati e per due terzi di alcool (da esporre al sole per 15 gg e filtrare).
Nell’insieme la ricchezza del fitocomplesso e degli effetti esercitati (non tutti adeguatamente approfonditi) ascrivono certamente l’aglio tra i rimedi “policresti” più validi ed interessanti a disposizione dell’uso alimentare, salutistico-preventivo (erboristico) e fito-terapeutico.
Composizione
La droga sono i bulbi. Contiene vari principi attivi (purtroppo in concentrazione piuttosto variabile, anche di 10 volte), molti dei quali solforati e di particolare interesse:
– alliina (oltre l’80 %), metiina ed isoalliina, praticamente inodori; l’alliina, presente nella droga fresca, per azione dell’enzima allinasi, si degrada in acido piruvico ed acido 2-propen-sulfenico, quest’ultimo prima in allicina (attiva come antibatterico) e poi in disolfuro di diallile volatile e col caratteristico odore; gli acidi sulfenici tendono a formare, per condensazione, i tiosulfinati (THC);
– l’ajoene (sempre derivato dall’allicina); vari allilsolfuri, oligosolfuri,polisolfuri e derivati della cisteina, vinil ditiine;
– altre componenti della frazione volatile di tipo terpenico contenente citrale, geraniolo, linalolo, alfa e beta fellandrene, ecc.;
– proteine (allinasi), gamma-l-glutamil-peptidi, aminoacidi liberi (arginina, lisina, treonina, triptofano), steroidi, adenosina, prostaglandine;
– garlicina, alisina ed altre sostanze con azione antibatterica;
– polisaccaridi (fructani); acido fitico; saponine;
– vitamine (C soprattutto, ma anche A e alcune del complesso B, come niacina, tiamina e riboflavina), tracce di oligoelementi (Potassio, Calcio, Ferro, Magnesio, Fosforo, Cromo, ecc.) e lipidi; in terreni adatti tende anche ad arricchirsi in Selenio (cui si riconoscono importanti azioni oncopreventive).
Quest’ultimo punto rende l’aglio molto interessante come rimedio di fitoalimurgia corroborante es. per i convalescenti (anche per l’azione favorevole sull’appetito e potenziante delle difese immunitarie).
L’estrazione in corrente di vapore (olio essenziale) o con solvente oleoso (oleoliti) mostra la presenza di altri derivati dell’allicina.
L’azione della droga fresca sembra superiore a quella della droga secca (la monografia ESCOP consiglia di non superare i 65 °C) e delle rispettive preparazioni, anche se le dosi consigliate sono abbastanza elevate (4 grammi al dì); la monografia ESCOP consiglia dosi di 6-10 mg di alliina al dì per un adulto; l’allicina non deve essere inferiore allo 0,45% (considerando 1 mg di alliina pari a 0,45 mg di allicina); riguardo i preparati alcolici (come la T.M.) i fitoterapeuti di scuola francese suggeriscono di non superare le XX gtt pro dose e le L gtt giornaliere.
Sul piano alimentare non vi sono restrizioni internazionali all’uso dell’aglio (categoria N1), tuttavia la complessità dei suoi effetti non ci esime da un’approfondita valutazione d’impiego, anche alimentare, di questo prezioso fito-rimedio.
Azioni
Si attribuiscono in prevalenza azioni:
– sull’apparato cardiovascolare: ipotensiva (azione sulla biosintesi di prostaglandine e trombossani), ipolipemizzante, fibrinolitica, antiaggregante piastrinica (ajoeni, per interferenza con specifici recettori piastrinici; vi sarebbe anche una specifica azione su trombossano TXB2), antiossidante; oggi sono le azioni maggiormente impiegate (e validate dalla stessa OMS in una specifica monografia del 1999);
– sulla difesa antiinfettiva: immunostimolante, favorente la leucocitosi ed antisettica.
Non sono ancora ben chiare le differenze tra polvere, macerati, preparati estrattivi di vario genere, preparati di droga fresca (che possono avere azioni quantitativamente e qualitativamente diverse) ai fini dell’impiego terapeutico; ad esempio un recente studio del 2006 ha evidenziato come perfino l’ebollizione non sia in grado di minimizzare gli effetti della droga sulla lipidemia (confermando i tradizionali benefici della dieta mediterranea); alcuni studi evidenziano come i preparati ottenuti per fermentazione sarebbero privi di sostanze solforate attive.
Quest’ultimo dato suggerisce una certa cautela nel valutare i preparati commerciali che vantano proprietà inodori.
Diverse ricerche hanno riguardato un estratto secco commerciale standardizzato all’1,3 % in alliina denominato kwai.
Apparato Cardiovascolare
Si ritiene che svariati prodotti di degradazione dell’alliina (e forse alcuni metaboliti in vivo) siano responsabili delle molteplici e benefiche proprietà sui lipidi plasmatici e sulla fluidità del flusso sanguigno.
Oltre all’azione ipolipidemizzante statino-simile – l’allicina e l’ajoene, da studi di laboratorio, sembrano in grado di inibire l’HMG-CoA reduttasi coinvolta nella biosintesi del colesterolo (5) – vi sarebbe anche un’azione intestinale di inibizione della lipasi pancreatica e dell’assorbimento dei lipidi (ajoene), una inibizione dell’acetil-CoA sintetasi epatica che influisce sulla biosintesi endogena complessiva dei lipidi (allicina) ed una importante protezione dalla lipoperossidazione delle LDL(6) (con effetti diretti da scavenger radicalico e indiretti con innalzamento della difesa antiossidante totale dell’organismo, cioè dei livelli di glutatione, superossido-dismutasi, catalasi e glutatione perossidasi) e dell’endotelio vasale.
In animali di laboratorio ha mostrato di abbassare trigliceridi, colesterolo e diminuire il rapporto LDL/HDL (aumentando il colesterolo HDL); sul piano clinico le azioni ipocolesterolemizzanti, di livello solitamente modesto (intorno ad un massimo 20 mg/dl di riduzione sul colesterolo totale nel periodo di 1-3 mesi), sono state confermate da studi (7) condotti, per lo più, su piccoli gruppi di pazienti (meno di 100) e, in particolare:
– da uno studio doppio cieco e multicentrico (1990), sia pure con dosi importanti di polvere d’aglio standardizzata (800 mg/die per 4 mesi);
– da uno studio del 2005 su pazienti diabetici con iperlipidemia determinando, associato a misure dietetiche ed a esercizio fisico, un abbassamento significativo del colesterolo totale (intorno al 12 %);
– da una metanalisi del 2000, anche se ha affermato la sua utilità (maggiore efficacia rispetto al placebo) soprattutto in caso di colesterolemia alterata in modo non grave.
Secondo alcune ricerche il miglioramento dei trigliceridi plasmatici sarebbe piuttosto persistente.
In uno studio un estratto standardizzato commerciale di aglio (kwai) ha mostrato risultati paragonabili a farmaci come il bezafibrato.
Mancano purtroppo studi che approfondiscano l’analisi degli effetti cardiovascolari nel lungo periodo (oltre i 5-6 mesi).
Estratti lipofili o acquosi si sono sperimentalmente mostrati tutti in grado di inibire, in modo paragonabile, di quasi al 90% la biosintesi del colesterolo; in animali di laboratorio all’inibizione dell’incremento della colesterolemia si è accompagnata la protezione degli enzimi epatici del sistema del glutatione (vi sono anche altri riscontri di un certo effetto anti-epatotossico).
I benefici cardiovascolari sarebbero legati anche ad un’azione inibente sulla genesi delle placche ateromatose (interferenza sull’espressione del recettore macrofagico CD36 coinvolto nella fagocitosi delle LDL ossidate), anti-catecolaminica (derivati tiocianici) e diuretica (olio essenziale).
A queste ultime azioni si collegano gli effetti ipotensivi, spiegabili mediante azioni vasodilatatrici periferiche e diuretiche – forse anche con azione ACE-inibitrice e/o Calcio-antagonista (8) -, negli studi clinici di buona qualità segnalati dalla monografia ESCOP (impiegando posologie giornaliere dai 600 ai 900 mg di polvere d’aglio standardizzata in alliina), si sono mostrati sempre inferiori al 20% (ma solitamente superiori al 10%) e non sono stati confermati per gli estratti oleosi; l’effetto era più marcato negli ipertesi che nei normotesi, tuttavia, complessivamente l’effetto ipotensivo è piuttosto breve, richiede dosi cospicue (circa 2,5 g di estratto secco titolato), ha lunghi tempi di latenza (almeno 5 ore) ed è di modesta entità (e sembra, pertanto, di scarso significato pratico).
L’azione emoreologica migliorativa della fluidità ematica, antiaggregante e fibrinolitica è stata abbastanza approfondita: gli ajoeni, in particolare, sembrano in grado di interferire a livello della membrana piastrinica (e di altre membrane), inibendo anche certi sistemi enzimatici come:
– protein-chinasi endocellulari;
– biosintesi dell’acido arachidonico (e degli eicosanoidi) per interferenza, in particolare, a livello della 5-lipo-ossigenasi (dove, oltre agli ajoeni sarebbero in grado di agire anche altre sostanze solforate come il disolfuro di allile e le vinil-ditiine).
Altri meccanismi dell’azione antiaggregante esercitata dagli estratti d’aglio (sembra soprattutto quelli lipofili) sono di interferenza:
– nel trasporto degli ioni Calcio;
– sulla funzione di vari messaggeri intracellulari (specialmente quelli attivati da adenosina difosfato ed epinefrina).
L’ajoene, in special modo, ha evidenziato azioni antitrombotiche ed antisclerotiche, mentre l’allicina sembra avere un’azione antiaggregante di natura diversa e complementare rispetto all’ajoene.
Vi sono, al riguardo, anche differenze di azione tra le diverse preparazioni di aglio.
In animali da esperimento (e riconosciuta sul piano clinico dalla scuola francese di Duraffourd, Lapraz e Valnet) anche un’azione cardiaca antiischemica ed antiaritmica, supportata, secondo i francesi, da effetti coronodilatatori muscolotropi, cronotropi e batmotropi negativi, senza tuttavia gli effetti inotropi positivi osservati per il biancospino (col quale può quindi entrare in opportuna sinergia).
Si vuole qui marginalmente ricordare la parentela botanica con la scilla che contiene principi attivi cardioattivi di ben altra potenza.
Studi farmacologici (ben condotti) sull’uomo hanno evidenziato, in particolare:
– un incremento del microcircolo cutaneo;
– una riduzione dell’ossidazione delle lipoproteine;
– una riduzione di quasi un terzo dei trigliceridi plasmatici postprandiali;
– un aumento di elasticità vasale (aorta).
Estratti acquosi hanno evidenziato una positiva azione sulla proliferazione e differenziazione dei fibroblasti (umani) ed effetti inibenti sulla ciclossigenasi piastrinica (coniglio), che potrebbero spiegare certi effetti antisclerotici ed elasticizzanti, oltre che antiflogistici.
Gli effetti “elasticizzanti” sui vasi (che possono essere coadiuvati anche da altri fitocomplessi sinergici come l’equiseto) sono particolarmente preziosi negli ipertesi, nei quali il letto vascolare si trova sottoposto ad uno stress pressorio variabile e pericoloso per l’integrità dei vasi stessi.
Va ricordato come l’apporto di zolfo organico (abbondante nell’aglio) assume una particolare rilevanza trofica per il collagene, in particolare, oltre che a livello dei grandi vasi sanguigni, anche a livello di polmoni ed articolazioni, dove tradizionalmente la pianta ha trovato importanti applicazioni.
Nell’insieme l’aglio sembra più interessante sotto il profilo della prevenzione della malattia arteriosclerotica che su quello della terapia vera e propria.
Secondo la scuola francese può esserci una indicazione dell’aglio anche nelle insufficienze circolatorie periferiche e nelle emorroidi, con tendenza alle gambe gonfie ed alla ritenzione idrica – su questo punto i dati della ricerca sono ancora discordi (9).
La monografia ESCOP limita le indicazioni cliniche alla profilassi dell’aterosclerosi, profilassi o cura di patologie vascolari arteriose periferiche e al trattamento delle iperlipidemie non corrette dalla sola alimentazione (supportate da quattro meta-analisi, che hanno confermato il calo del colesterolo totale del 15-20 %); l’impiego prevede tempi lunghi.
Difesa antiinfettiva
L’allicina sembra essere importante per l’attività anti-infettiva ma non si sa se riesca a guadagnare livelli plasmatici di accettabile entità per esercitare un’azione terapeuticamente significativa.
Le azioni antiinfettive, dirette e indirette (es. potenziamento della risposta dei macrofagi e dei linfociti T), non ancora sufficientemente validate sul piano clinico, presentano un maggiore tropismo su apparato respiratorio (dove si segnalano anche effetti espettoranti e spasmolitici) e gastroenterico (dove viene esercitata anche una certa azione digestiva, spasmolitica, colagoga-coleretica, antifermentativa ed antimeteorica).
L’azione normalizzatrice sulla formula leucocitaria, rilevata dai fitoterapeuti di scuola francese, potrebbe avere un ruolo non solo nei riguardi della risposta antiinfettiva ma anche verso altre funzioni in via di chiaimento – es. il meccanismo di attivazione delle piastrine o la genesi della placca ateromatosa (10).
Ci sarebbe una discreta attività diretta ad ampio spettro (specialmente da parte dell’ajoene e dell’allicina) anche su ceppi multifarmaco-resistenti, di H. Pylori (11), gram positivi (stafilococchi come S. aureus, streptococchi, vari enterobatteri, grazie soprattutto all’allicina, e comprendendo anche gram negativi (come E. Coli, Klebsiella pneumoniae, Proteus), micobatteri (M. Smegmatis, M. Tuberculosis), miceti come Candida (ma anche Aspergillus, Criptococcus, Tinea Pedis) e, sembra, certi virus (12) e parassiti intestinali come Entamoeba hystolitica, Giardia e ossiuri (dato ancora da approfondire); conosciuta anche da Pasteur, la droga in passato sembra abbia avuto un certo ruolo positivo contro la peste ed oggi la si impiega, nei paesi poveri contro germi insidiosi come il B. di Koch.
L’azione sulle popolazioni dei lieviti (spesso favorite dalle terapie antibiotiche) sarebbe coadiuvata da effetti indiretti di terreno non solo riguadanti la risposta immunitaria ma anche il controllo glicemico (vedi altrove).
Il trattamento delle dermatomicosi, delle vaginiti, la prevenzione delle malattie da raffreddamento, le gastropatie da Helycobacter Pylori sono alcune possibili campi di applicazione delle proprietà antiinfettive.
Va tenuta presente una certa interferenza sulla normale bioflora intestinale (azione inibente dell’ajoene su alcune popolazioni di lattobacilli) che lascia presagire anche la possibilità di fenomeni gastrointestinali indesiderati (vedi oltre, a proposito di quanto tramandato da Plinio).
Altre azioni
Tradizionalmente considerato anche diaforetico e antispasmodico, a livello endocrino mostrerebbe anche azioni (poco indagate) ipoglicemizzanti e interferenti sulla tiroide (che risulta stimolata a basse dosi e depressa a dosi più elevate, a causa dei derivati tiocianici).
Secondo il Duraffourd, pur non avendo la stessa velocità d’azione della cipolla, anche per l’aglio si assiste all’inversione dell’azione tiroidea all’aumentare della dose, per cui bisogna prestare grande attenzione allo specifico paziente, agli obiettivi del trattamento ed alla sua durata.
Da approfondire (13), in quanto di notevole interesse, l’azione di miglioramento della tolleranza glicemica ed antidiabetica che sembra legata ad una stimolazione sulle beta-cellule pancreatiche e ad un miglioramento dell’azione periferica dell’insulina (collegata forse all’azione anti-lipoperossidasica e membrano-protettiva), interessante ai fini della prevenzione di gravi squilibri glicemici – prediabete, sindrome X (14) – metabolici, immunologici e degenerativi.
In questo ambito, secondo la scuola francese dello studio degli effetti di terreno, va inquadrata l’azione drenante dell’aglio, operante soprattutto a livello di fegato (aumento dei depositi di glutatione ed azione coleretica), polmoni e di pancreas: il fitocomplesso aiuta a sbloccare un drenaggio “rallentato” per motivi pancreatici (con eventuale piccola o iniziale insufficienza tiroidea) ad esempio in taluni soggetti pletorici o in fase di premenopausa.
Le azioni sulla glicemia, sull’equilibrio emuntoriale, sul sistema neurovegetativo ed endocrino non sono solo “effetti collaterali” ma parte integrante di una completa valutazione di terreno, di contesto specifico individuale, che devono accompagnare gli impieghi cadiovascolari ed antiinfettivi perchè questi ultimi si possano esprimere nella maniera più piena ed efficace realizzando un approccio olistico multivariabile alla infermità individuale e non una generica (e semplicistica) aderenza a schemi predisposti (secondo astratti criteri di evidenza) verso generiche malattie.
L’azione drenante, unitamente a quella antiinfettiva (artriti infettive), interferente sulla biosintesi degli eicosanoidi e remineralizzante (con generoso apporto di zolfo), spiegherebbe, tra l’altro, la potenziale utilità dell’aglio, indicata dalla tradizione (ma non validata sul piano delle ricerche cliniche), sulle patologie infiammatorie articolari. Infine sembra aiutare nella disassuefazione dal tabagismo (le molecole solforate si comportano anche da antidoto verso alcune sostanze nocive del fumo e dell’inquinamento ambientale come i metalli pesanti) e, da dati epidemiologici, esercitare un effetto preventivo su talune forme di cancro – es. dello stomaco (15) – quest’ultima forse legata a certi composti solforati come l’S-allil-cisteina (16).
L’effetto in vitro è risultato maggiore per gli estratti lipofili ed ha in particolare la ricerca ha mostrato:
– per estratti in toto un’azione antitumorale su linee cellulari di tumore prostatico e del seno;
– per l’allil-disulfide un’azione antitumorale su linee cellulari di tumore al seno (sia ormone- che non-ormone-dipendenti), colon, polmone e pelle;
– per l’ajoene un’azione inibitoria su cellule leucemiche;
– per l’allicina un’azione inibente su tumori di colon, seno, endometrio.
Non di rado l’effetto si esplicava con l’induzione dell’apoptosi nelle cellule malate.
Nell’ambito della prevenzione è stata invocata un’azione neutralizzante sulla formazione ed attivazione di sostanze cancerogene (17) (come le nitrosammine), ma probabilmente le azioni antiossidanti ed antiputride intestinali possono meglio contribuire a spiegare l’azione antitumorale ed antidegenerativa in vivo.
A livello topico esercita azione rubefacente ed è stato usato come parassiticida ed antivirale (antiverruche) poco approfondita.
Azioni indesiderate e controindicazioni
Già Plinio segnalava come l’aglio, a dosi eccessive, potesse far male allo stomaco, oltre che “indebolire la vista, causare flatulenza e provocare sete” (Cattabiani).
Gli effetti indesiderati maggiori (e le relative controindicazioni), spesso legati a somministrazioni eccessive e/o protratte nel tempo, comprendono:
– allergie respiratorie o topiche,
– gastrolesività (evitare nei gastropatici ed in associazione con farmaci gastrolesivi);
– sindromi emorragiche (attenzione a non associare a farmaci antiaggreganti).
Attenzione quindi nella preparazione agli interventi odontoiatrici e chirurgici (e nelle prime fasi post-opeatorie), in certe patologie (es. rettocolite ulcerosa), nelle donne durante il flusso mestruale, negli ipotesi, nei sofferenti di vertigini, negli asmatici, nei sofferenti di patologie tiroidee, durante stati di nausea e vomito.
Gli effetti (es. quelli emoreologici) dell’aglio sono tanto significativi da richiedere una attenta valutazione dei rischi che una brusca sospensione del trattamento fitoterapico potrebbe comportare.
Può anche interferire, per inibizione di certi isoenzimi del Cit P450, con farmaci impiegati nelle terapie antivirali (come inibitori delle proteasi e inibitori non nucleosidici della trascriptasi inversa, usati nell’aids) riducendone pericolosamente i livelli plasmatici (e l’efficacia) in modo abbastanza persistente (circa 2 settimane).
L’Antonelli ha riferito una certa azione tossica (veleno potente per le talpe) sfruttata in agricoltura.
Secondo taluni studiosi sarebbe da evitare in gravidanza ed allattamento (anche se uno studio controllato ha mostrato che i principi dell’aglio, passando nel latte, accrescono l’attitudine del neonato alla suzione).
Note
(1) Secondo altri l’Erba Moly, dalla radice nera e il fiore bianco sarebbe da identificare con la ruta.
(2) È da consideare come come alcuni veleni di serpenti o di insetti agiscano in senso coagulante, all’opposto dei principi attivi dell’aglio.
(3) Es. Dakota, Winnebago, Cheyenne; la stessa città di Chicago prende il nome dal termine usato da popolazioni indiane del luogo per indicare l’aglio.
(4) La cura di questa grave malattia spetta alla “santera”, che mediante preghiere, digiuni, massaggi con oli, somministrazione di vari rimedi a base di aglio ed altre piante (da assumere e da applicare localmente) ha l’esclusiva facoltà di intervenire.
(5) Si è avanzata anche l’ipotesi, suffragata da riscontri (studio del 2006), dell’inibizione dell’enzima sterol-4-alfa-metil-ossidasi.
(6) Per quanto gli effetti diretti su LDL ed HDL non siano apprezzabili sul piano clinico.
(7) Il totale degli studi in questo settore supera la cinquantina, anche se non tutti sono di buona qualità metodologica.
(8) Sono state ipotizzate anche azioni sul sistema renina-angiotensina e sulla biosintesi dell’ossido di azoto.
(9) I pochi studi clinici volti a verificare, mediante un aumento della distanza di camminamento, il miglioramento di patologie vascolari occlusive periferiche hanno fornito, al momento, risultati interlocutori.
(10) Fitocomplessi immunostimolanti aspecifici, in grado di stimolare la fagocitosi, potrebbero, in linea teorica, favorire l’assunzione di colesterolo ossidato da parte dei macrofagi endoteliali, accelerando la formazione delle cellule schiumose alla base dell’occlusione aterosclerotica.
(11) Sembra esserci una buona sinergia con farmaci antiacidi come gli inibitori di pompa protonica.
(12) L’ajoene avrebbe un’azione antivirale più marcata dell’allicina.
(13) Ci sono pochissimi studi clinici datati e contradditori tra di loro.
(14) Il termine sindrome x indica l’insieme di disturbi legati alla resistenza insulinica; tale condizione realizza una iperinsulinemia di compensazione, a fronte di una cattiva tolleranza al glucosio; anche il metabolismo lipidico appare alterato (con iperlipoproteinemia di tipo 4).Va considerato che l’insulina interviene anche nel favorire il passaggio, attraverso le membrane cellulari, di aminoacidi e molecole lipidiche. In particolare si ha: iperglicemia postprandiale (> 2 ore), iperinsulinemia nelle 2 ore successive alla curva di carico; ipertrigliceridemia (> 150 mg/dl), alte LDL, basse HDL; iperuricemia. È un problema insidioso che, secondo stime, può arrivare a colpire circa un quarto della popolazione apparentemente sana, senza squilibrio ponderale, diabete o segni di squilibrio nel metabolismo glicemico, mentre è presente nella maggior parte di quella con diabete non insulino-dipendente. L’importanza della sindrome x risiede nella possibile connessione con stati patologici ben più gravi e conclamati come: diabete 2 (che appare come la fase terminale di esaurimento della funzione pancreatica), obesità; malattie cardiovascolari come ipertensione, iperlipemia (con alti livelli di colesterolo e trigliceridi), aterosclerosi, coronaropatie, ictus; patologie legate all’infiammazione come la sindrome dell’ovaio policistico, l’artrite, il cancro. Alla base di molte conseguenze macroscopiche patologiche vi sono danni ai meccanismi di comunicazione cellulare legati a: glicosilazione di macromolecole con importanti funzioni (enzimi, trasportatori, ecc.) ed incremento dello stress ossidativo; alterazioni nell’espressione genica, con effetti sulla sintesi di lipoproteine, ormoni e attività di certe proteine cruciali come la protein-kinasi C o la calcio-magnesio-ATPasi (con crescita del calcio endocellulare); alterazioni delle membrane cellulari con ispessimento ed accumulo di sorbitolo (derivato dal glucosio), responsabile di danni alle cellule insulino-resistenti.
(15) Collegata anche alla citata azione anti Helycobacter Pylori.
(16) Per ora vi sarebbero solo osservazioni epidemiologiche e qualche dato di laboratorio.
(17) Inibizione di certi isoenzimi dei citocromi detossificanti epatici come il CYP2E1, che potrebbe essere coinvolto anche nell’interferenza con l’azione di ceti farmaci, e potenziamento della glutatione-S-transferasi.
Fonti principali
Vari – Monografie ESCOP – Planta Medica
J. Valnet – Cura delle malattie con le essenze delle piante – Giunti Martello
E. Boncompagni ed al. – Guida Bibliografica i più noti fitoterapici – Aboca
L. Cabrera – Piante e Magia – Rizzoli
V. Vogel – Erboristeria e medicina naturale dei pellerossa – Rusconi A.
Cattabiani – Florario – Mondadori
G. Antonelli – Le piante che ridanno salute – A.L.C.I.
E. Campanini – Dizionario di fitoterapia e piante medicinali – Tecniche Nuove
Claudio Biagi
Laureato in Chimica e Tecnologia Farmaceutica, esperto di Nutriceutica (integrazione nutrizionale fitoterapica), Farmacista, Docente di Chimica, Consulente Scientifico, Accademico del Nobile Collegio Chimico farmaceutico, Docente di Fitoterapia presso SMB Italia
Direttore Didattico del Campus Laboratori Borri
doctorbiagi@gmail.com