Naturopatia

La Psicosomatica, precursore della moderna Medicina Olistica

Davvero molto antica la scoperta della stretta relazione tra disturbi fisici e personalità se anche nella Grecia del IV secolo a.c. le cure dei malati, consistenti quasi esclusivamente in prescrizioni alimentari e rimedi erboristici, si basavano sull’osservazione diretta dei pazienti per identificarne l’appartenenza ad una delle quattro categorie umorali che, secondo Ippocrate, costituivano le possibili varianti della personalità di un individuo.

Successivamente con Galeno (II secolo d.C.) la teoria degli umori fu ampliata ed approfondita mantenendone però la suddivisione in quattro personalità, o tipi: il malinconico, il collerico, il flemmatico, il sanguigno. Non disponendo di conoscenze specifiche sull’anatomia e fisiologia del corpo umano l’associazione a questo o quel tipo avveniva su osservazioni dirette e sulle quali venivano costruite empiricamente teorie di tipo analogico.

Con Cartesio (XVII secolo) si consacra nella scienza e nella medicina in particolare, la scissione tra mente e corpo, tra rex extensa e rex cogitans per cui gli studi che correlavano gli aspetti mentali ai disturbi fisici cadono progressivamente nell’oblio….

In epoca moderna Freud con la psicoanalisi riscopre la relazione tra disagio psichico e alcune malattie organiche ma è con Groddeck ( si veda il suo “Il libro dell’Es” – Adelphi, 1966), vero pioniere della scienza psicosomatica moderna, che si effettuano i primi tentativi di cura delle affezioni somatiche con le tecniche psicoterapeutiche. Molto attuale il suo scetticismo sulla separazione tra organico e psichico che si inscrive perfettamente in una visione naturalmente olistica della persona.

Lo sviluppo della psicosomatica, finalmente riconosciuta come disciplina scientifica nel secolo scorso, si è successivamente articolato, seguendo la tipica suddivisione riduzionista della scienza ufficiale, in più rami specifici che individuano varie prospettive di ricerca sia teorica che esperienziale. Parallelamente, sull’onda dei successi interpretativi della biologia da parte della biochimica, si è sviluppata una corrente scientifica che attribuisce alla parte organica la causa principale dei disagi psichici, finendo per invertire il paradigma psicosomatico in cui la mente e le sue regole diventano la conseguenza di vere e proprie disfunzioni organiche.

Prevale in questo caso, come terapia, la chimica farmacologica sulla indagine di tipo psicologico.

Come Naturopati, lasciando alla medicina ufficiale le ricerche in questo campo, privilegiamo le teorie e le tecniche che, per quanto possibile,cercano soluzioni ai disagi, sia che interessino la sfera comportamentale che quella più prettamente fisica, attraverso la partecipazione diretta e consapevole della persona, convinti come siamo che la sfera relazionale sia fondamentale nel migliorare la qualità della propria vita.

In questi campi di ricerca apprezziamo particolarmente la prospettiva cosiddetta psicofisiologica che individua nei processi ormonali dovuti allo stress prolungato le reazioni che determinano il verificarsi della malattia organica e, con una visione più generale, la prospettiva psico-comportamentista che individua nelle abitudini e nello stile di vita le principali cause dell’attecchimento di varie malattie.
Si tratta in questi casi di correlazioni indirette tra soma e psiche ma decisamente inscrivibili nella copiosa storia delle esperienze cliniche a riguardo.

D’altra parte, per fare un esempio, è abbastanza evidente che una persona che dedica la gran parte delle sue energie al raggiungimento del successo nella professione avrà uno stile di vita che produce facilmente riflessi negativi sul suo sistema cardiovascolare.
In questo ambito la teoria biochimica rende conto di questi processi ma non è in grado di spiegare perché le persone coinvolte si trovino e, in definitiva, cerchino più o meno inconsciamente situazioni stressanti.

In ultima analisi un’area di ricerca molto promettente per determinare le cause originarie dei disagi di origine psichica e dei loro riverberi nella struttura somatica rimane quella sulla personalità del paziente [si veda per una introduzione su questo tipo di approccio : Dunbar, “Emotions and bodily changes-1935] .
Secondo questa prospettiva la somatizzazione dei disagi e dunque il verificarsi ed il progredire della malattia è riconducibile a profondi conflitti a livello psichico che spingono la persona a cercare una soluzione “esterna”.
Per esempio una persona con un carattere che, per motivazioni legate presumibilmente alle esperienze infantili ed adolescenziali, è volta frequentemente alla ricerca di emozioni intense per averne una gratificazione in senso di accrescimento dell’ autostima, si troverà più frequentemente in situazioni che rendono probabili incidenti e traumi.
Una linea teorica particolarmente fertile in questo alveo è quella del ricercatore e psicoanalista argentino Luis Chiozza che, riprendendo ed ampliando un’idea originaria di Freud, identifica un “linguaggio d’organo” che si riflette nella specificità del sintomo psichico. Ad esempio associando al fegato le fantasie legate all’invidia ne possono conseguire sintomi a carico dell’organo in caso di sentimenti di contenuto invidioso.

Una linea di ricerca a carattere multidisciplinare, portata avanti da Franz Alexander ( vds. Psychosomatic medicine – 1950) rifiuta la separazione tra soma e psiche e di conseguenza anche la genesi psicologica di alcune malattie organiche. Il suo punto di vista è quello di una prospettiva multifattoriale nella quale i fattori emotivi e psicologici giocano un ruolo complesso interagendo con i fattori somatici formando con questi un unico processo sia nella genesi della malattia che nella reazione che il sistema corpo-psiche sviluppa per superarla.

Questo breve excursus sullo sviluppo della psicosomatica evidenzia chiaramente che si è ben lontani dalla individuazione completa delle molteplici relazioni, di natura fisica e chimica, tra corpo e psiche ma tutti gli studi hanno messo in luce la necessità di analizzare sotto vari punti di vista la copiosa mole dei dati clinici raccolti e, attraverso una loro sintesi, quella di costruire una teoria scientificamente valida che tenga conto del portato esperienziale ed emotivo della persona, inquadrandolo nel più complesso insieme delle sue funzioni fisiologiche ed organiche.

Il mistero dell’uomo e della vita non avrà forse mai una completa risoluzione ma riunire mente e soma è una delle sfide più affascinanti che la scienza si trova ad affrontare e che, se condotto con spirito libero da paradigmi precostituiti, può avere influssi fortemente positivi nella salute delle individui e della società tutta.

Prof. Luciano D’Abramo

Iscriviti per ricevere periodicamente i nostri articoli.

Non inviamo spam!
Leggi la nostra Informativa sulla privacy per avere maggiori informazioni.

Luciano D'Abramo

Laureato in Fisica con lode all’ Università “La Sapienza” di Roma nel 1974, ha svolto per molti anni la sua attività professionale nell’ambito della progettazione e realizzazione di grandi Sistemi Informativi, principalmente per Enti pubblici quali la Ragioneria Generale dello Stato ed il Ministero dei Beni Culturali. Particolarmente interessato, sin dall’età giovanile, alla ricerca di una possibile sintesi tra le varie discipline scientifiche, oggi ancora troppo frammentate, ha pubblicato nel 1998 il libro “Fisica e Psiche”, trovando possibili collegamenti ed analogie tra le relazioni interpersonali e le leggi della fisica. Dal 2002 svolge interamente la sua attività professionale alla progettazione ed alla erogazione di corsi presso scuole ed istituti superiori ed universitari su materie scientifiche. Fa parte, sin dalla sua costituzione del corpo docenti e del Comitato Scientifico della Scuola di Naturopatia Borri ora Campus FRAMENS, per la quale svolge seminari e corsi di Biofisica, con particolare riferimento ad argomenti di ricerca di frontiera sulle leggi e le teorie della Fisica applicate ai sistemi viventi, riconducibili alle tecniche ed alle metodiche della medicina naturale.