L’uomo e la salute nella società del “ben-essere”
Un breve viaggio nel nostro mondo di relazioni esteriore ed interiore alla ricerca del “come” ci prendiamo cura della nostra salute.
In questo studio si parla della vita, dei suoi principi fisici e dei suoi modi di manifestarsi che comprendono la parte psichica come gli istinti, le emozioni, le relazioni tra i suoi componenti e dunque la società, le sue caratteristiche immutabili e quelle più soggette alle variazioni.
Tutto comincia nell’infinitamente piccolo perché è li che avvengono gli impulsi primari, le “vibrazioni” all’interno delle molecole che ci compongono e che sono in grado di dar luogo ai processi vitali secondo complesse catene di causa ed effetto che producono, a valle di questa, quei fenomeni che sono percettibili dai nostri sensi.
Per poterci occupare delle nostre percezioni è però necessario risalire verso le unità più complesse nelle quali avvengono altre reazioni, altri movimenti, dove si compongono altre strutture e altre relazioni….
Non è un trattato per specialisti, è solo la descrizione, corroborata da elementi osservabili e sperimentali , di processi che fanno parte del nostro quotidiano, analizzati secondo l’ottica delle strutture organizzative che, ad ogni livello, si occupano della salute dell’individuo. E’ un breve viaggio all’interno del nostro mondo di relazioni esteriore ed interiore alla ricerca del “come” ci prendiamo cura della nostra salute. Un “come” che lascia molti dubbi in merito alla strada attualmente seguita, se questa sia efficace e migliorabile e, in caso positivo,ci pone inevitabilmente l’interrogativo sul modo con cui dovremmo operare ed agire su di noi e sul mondo che ci circonda. Risposte da trovare in se stessi, più che in uno scritto.
Naturalmente, conoscendo i principi fisici e chimici che sono alla base del corretto funzionamento del “vivente” possiamo farne tesoro per migliorare la nostra salute, intesa come equilibrio dinamico dei componenti e del suo insieme.
Definizioni e “salute” di un sistema vivente
Un organismo in quanto facente parte di una unità complessiva che chiameremo genericamente “vivente” può definirsi come un’entità in grado di generare fenomeni specifici quali:
- la formazione spontanea di comportamenti collettivi delle sue unità componenti (la cosiddetta “emergenza”) organizzate nello spazio che danno origine alla “forma” che, a sua volta, nel tempo dà luogo ad un comportamento specifico dinamicamente descrivibile;
- fenomeni di “cooperazione” e coerenza, che ne definiscono il processo di “autoorganizzazione”;
- effetti di autoregolazione in grado di diminuire o amplificare stimoli esterni, in perfetta analogia con i circuiti descritti nei sistemi “ a reazione”;
- comportamenti “ non lineari” in cui sono presenti funzioni dipendenti da un valore “soglia”, funzioni antagoniste o sinergiche correlate con la funzione, anch’essa non lineare, di stimolo-risposta;
- dipendenza di effetti visibili e rilevanti da piccole, in proporzione all’intero sistema, perturbazioni dei valori dello stimolo. L’effetto risultante può essere non lineare, caotico e, talvolta, non predicibile ( catastrofi funzionali) con conseguenze gravi, a volte fatali, sul “ sistema vivente”.
Un “sistema vivente” ha dunque un comportamento “globale” complesso in una scala più grande rispetto a quella in cui operano i suoi elementi.
Pertanto la conoscenza delle componenti singole di tale sistema non è sufficiente a determinare il comportamento dell’intero sistema.
Tenendo a mente queste caratteristiche , possiamo tentare una congruente definizione di salute, al momento riguardante, per ovvie ragioni, solo gli esseri umani[1]. La salute, come già definita da tempo dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, non è dunque soltanto assenza di malattia ma uno stato di benessere fisico e psichico nel quale la persona, secondo le sue capacità ed i suoi bisogni, è in grado di esplicare le sue potenzialità e di mantenere un rapporto soddisfacente con le altre persone con cui viene a contatto e con l’ambiente in cui vive.
Nella “salute completa”, pertanto, non esiste solo il “corpo materiale” ma l’unità psico-fisica indicata, in modo generico, come “io”. Ne consegue immediatamente che , se qualcosa non funziona correttamente nel corpo, “l’io” se ne deve necessariamente prendere cura.
Nella stessa ottica lo stato di malessere è una costrizione, una limitazione a cui soggiace il corpo-mente ma che impone all’ ”io” la sua messa in movimento, la mobilitazione di idonee energie affinché il malessere scompaia.
Attenzione però a non confondere, come spesso avviene nella attuale nostra società, la salute come assenza di sintomi.
Una persona può benissimo convivere con sintomi che gli recano disagio ma essere in “salute” ed in “armonia” con se stesso e con il mondo in cui vive ed opera, esprimendo il meglio di sé e le sue potenzialità.
Di converso una persona può non aver sintomi fisici ma non essere in grado di esprimere le sue valenze creatrici e dunque “ non star bene” dal punto di vista “psichico”, sensazione resa spesso meno sopportabile perché non riconducibile ad una causa a cui attribuirne l’origine.
Il rapporto principale è dunque quello tra la persona e il disagio, tra l’io e il corpo-mente che in qualche modo confliggono rispetto alla sempre agognata sensazione unitaria di armonia ed equilibrio con il mondo esterno.
L’insufficienza consapevole di non essere in grado di fronteggiare con le proprie energie il disagio che deriva dalla “ noxa” di cui quasi sempre se ne conoscono solo e non completamente i sintomi, fa sì che ci si rivolga all’esterno.
Chi e come guarisce: le figure del medico , del terapeuta e del “guaritore” nella società attuale.
Il primo riferimento quando non si riesce a fronteggiare l’evento nocivo, sono le persone vicine affettivamente a noi e questo già ci dice che allo stato profondo, là dove premono i nostri istinti essenziali, la richiesta che facciamo ha un nome preciso, anche se una caratterizzazione con molteplici significati: si chiama amore.
Cerchiamo prima di tutto fiducia, condivisione e solo in secondo momento rassicurazioni sul superamento del disagio.
I genitori per il bambino, il partner per gli adulti sono il primo indispensabile approdo a significare, senza dubbi di sorta, che l’aspetto affettivo relazionale è quello che, in ultima istanza, guida i nostri pensieri e le nostre azioni.
Possiamo affermare, in altri termini , che l’aspetto psichico è fondamentale nella ricerca di ausilio, conforto, in ultima analisi, “salvezza” per noi, quale che sia la parte del nostro corpo-mente che grida aiuto.
Esaurita la spinta emozionale , spesso risolutiva almeno nel prendere forza per affrontare il disagio e la sofferenza che proviamo, le nostre aspettative cercano risposte più specifiche nella figura del medico, generico o specialista che sia….
Ed è qui che si consuma una delle grandi contraddizioni della società attuale. E’ da qui che probabilmente occorre partire per attuare le trasformazioni di cui il nostro “vivere” ha fortemente bisogno.
Se analizziamo il nostro quotidiano scopriremo che molte situazioni di malessere e di disagio sia di natura relazionale che fisica sono risolte con la semplice cura affettiva , con gesti e attenzioni; oggi per merito delle ricerche dell’epigenetica,della PNEI e delle recenti scoperte sulla plasticità neurale sono state individuate le basi biochimiche che ne spiegano i meccanismi: semplificando in modo estremo potremo dire che la mente, nella sua funzione emozionale governa i processi che condizionano l’equilibrio omeodinamico regolando e stimolando il complesso patrimonio reattivo del nostro sistema immunitario[2].
Se questo primo approdo non è risolutivo, in genere, l’emergenza del dolore o del disagio fisico è l’aspetto da eliminare: vogliamo prima possibile “star meglio”….La scoperta della causa del male passa così in secondo piano,viene relegata tramite i nostri processi mentali ad indagini successive.
Ed è qui che entra con determinazione il medico con la “sua” medicina, visto che la “nostra” non è stata sufficiente ad eliminare il sintomo. Ed il medico attuale risponde pienamente a questa esigenza.
Antidolorifici, analgesici , antifebbrili, antibiotici nei casi più importanti,sono le armi efficaci, sono la risposta “legale” e “sociale” alla noxa.
La prassi così brevemente esposta ha generato nel corso degli ultimi decenni la convinzione che è il medico la figura principale che ci consente di star bene: il taumaturgo dell’epoca medievale ha solo cambiato nome e paradigma di riferimento.
Eliminare il sintomo è sinonimo di “star bene”, poi ,per trovare la causa e l’origine dello star male, possiamo attendere e,quindi, al momento soprassediamo……
Abbiamo solo rimandato il problema principale : la natura con la sua ferrea ciclicità ci ripresenterà il disagio , magari con altri sintomi, nel tentativo di farci comprendere finalmente l’origine e le vere cause. Allora toccherà a noi, e solo a noi, intraprendere un percorso che ci conduca a quello stato di salute e di armonia che chiamiamo ben-essere al quale ognuno di noi aspira.
Luciano D’Abramo
[1] Non disponiamo di sufficienti elementi conoscitivi ed investigativi per approfondire le questioni qui poste per gli animali e le altre specie viventi, anche se-almeno in linea di principio ed in parte- potrebbero essere valide in questi contesti.
[2] Sono gli stessi meccanismi che si utilizzano nel modello esplicativo dell’effetto placebo di cui non ci occupiamo in questo contesto.