Dall’iperico un olio antitumore
L’iperico, pianta nota con il nome di erba di San Giovanni, contiene l’iperforina, un principio attivo presente nell’olio estratto dalla pianta, che ha proprietà anti-angiogeniche., ossia combatte le cellule che formano i vasi sanguigni indispensabili per la proliferazione del tumore.
Questo è quanto emerge da uno studio pubblicato sul numero di maggio dell’European Journal of Cancer e guidato da Adriana Albini, la responsabile della ricerca oncologica dell’IRCCS MultiMedica.
La ricerca è stata finanziata da AIRC (Associazione Italiana Ricerca sul Cancro) e dalla Compagnia di San Paolo e ha visto coinvolti, oltre al team di Adriana Albini, anche le Università di Padova, di Varese e il Centro Biotecnologie Avanzate di Genova.
L’Albini spiega che “l’iperforina, inibendo le cellule endoteliali stimolate dai tumori, combatte la neovascolarizzazione. Il meccanismo passa attraverso l’inibizione della molecola NFkB, un interruttore principale dei circuiti di infiammazione e angiogenesi infiammatoria”.
Dalla fase di ricerca, gli scienziati guardano ora alle possibilità sperimentali che ne possono scaturire: “Questo risultato – spiega Albini – potrebbe suggerire l’utilizzo dell’iperico nella prevenzione del cancro. Il concetto di ‘prendere i tumori per fame’ dell’anti-angiogenesi è alla base delle strategie attualmente utilizzate in combinazioni terapeutiche contro quasi tutti i tumori”.
Le proprietà terapeutiche dell’iperico sono conosciute da tempo. Ippocrate (il padre della medicina), Dioscoride, medico dell’antica Grecia e Plinio il Vecchio (nell’antica Roma), la impiegavano come diuretico, antimalarico, come rimedio contro la sciatica, contro le fratture, come cicatrizzante e per regolarizzare il flusso mestruale.
Nel Medioevo era utilizzato dai cavalieri per migliorare l’umore dei feriti in battaglia e proteggersi dal maligno.
Oggi l’iperico è ampiamente utilizzato per il trattamento dell’ansia e della depressione, ha proprietà astringenti, cicatrizzanti, immunomodulatorie e antinfiammatorie oltre ad essere un antivirale per l’attività fotodinamica dell’ipericina.
L’ipericina ha la capacità di assorbire un fotone di energia, generare quindi un singoletto di ossigeno eccitato che si lega in maniera covalente alle proteine del capside virale e previene il “denudamento” del virus durante l’infezione.
Dott.ssa Valeria Romano
Riflessologa, Esperta in diritto e politiche europee