Autoimmunità: il “Sé” errante
Il sistema immunitario e il sistema nervoso possiedono entrambi meccanismi di autoregolazione e determinano le risposte dell’organismo all’ambiente circostante. C’è una continua interazione tra mente, sistema nervoso e sistema immunitario, ciò spiega perché le emozioni hanno una considerevole influenza sul nostro stato di salute. Oggi la psiconeuroendocrinoimmunologia (PNEI) sta esplorando sempre di più – sulla scia delle ricerche avviate e pubblicate nella rivista scientifica Journal of the American dalla biologa Candace B. Pert alla fine degli anni ’801 – le modalità di interazione tra il cervello, il sistema endocrino e il sistema immunitario, e i modi in cui la mente comunica con il corpo e, soprattutto, quanto tutti i nostri sistemi fisiologici siano coordinati da «molecole di emozioni»2 portatrici di informazione.
Il nostro sistema immunitario riconosce immediatamente un agente patogeno come entità molecolare diversa. Tale riconoscimento è un’operazione cognitiva che ci difende dagli agenti estranei potenzialmente dannosi. Siamo certi però che questa operazione cognitiva si limiti al solo tempo di ‘reazione’? Ci siamo mai chiesti cosa accade al sistema immunitario in assenza di risposta immunitaria? È la domanda che si sono posti alcuni scienziati già più di vent’anni fa, tra i quali il neurobiologo ed epistemologo cileno Francisco Varela che, per offrirci la sua risposta, si avvale di una interessante analogia che merita di essere menzionata:
«Qual è l’identità di una nazione? La Francia, per esempio, possiede un’identità che non risiede certo nell’ufficio del suo presidente. È ovvio che di fronte a un’invasione da parte di un altro Paese straniero ci saranno delle adeguate azioni di difesa verso l’esterno. L’esercito si preparerà a una risposta. Sarebbe però stupido affermare che tutta l’identità della Francia si fonda sulla risposta militare. Qual è l’identità della Francia in assenza di guerra? È la comunicazione a creare quest’identità, il tessuto sociale della vita, gli incontri e i dialoghi tra le persone. È il battito della vita, della nazione. Cammini per le città e vedi la gente nei caffè, gente che scrive libri, che educa i bambini, che cucina – la maggior parte, però, dialoga. La stessa cosa capita nel nostro sistema immunitario, mentre costruiamo l’identità corporea. Le cellule e i tessuti possiedono un’identità del corpo proprio grazie alla rete di linfociti B e T che costantemente si spostano, si legano e si separano da ogni singolo profilo molecolare del nostro corpo. Si legano e si separano in continuazione anche tra loro. Quasi l’80 per cento dei legami dei linfociti B avvengono con linfociti dello stesso tipo. Proprio come in una società, costruiscono un tessuto di mutue interazioni attraverso le quali gli individui vengono inibiti o attivati, proprio come le persone vengono retrocesse o promosse, le famiglie si espandono o si contraggono. È l’affermazione d’identità di sistema: non una reazione difensiva, ma una costruzione positiva, una specie di affermazione di sé. Questo è ciò che, a livello cellulare, costituisce la vostra “identità”, il vostro “sé”»3 .
Mentre la visione classica ritiene che gli anticorpi siano sostanzialmente diretti contro qualcun altro, per Francisco Varela e una percentuale non irrisoria di scienziati e studiosi, tra cui la già citata Candace Pert, nel nostro organismo avviene una continua comunicazione immunologica. Tale concezione vede come funzione principale del nostro sistema immunitario non tanto quella – comunque imprescindibile – di far fronte a sfide provenienti dall’esterno, ma soprattutto la capacità del sistema immunitario di sapersi relazionare con se stesso: una relazione d’amore. Dunque, il sistema immunitario ha, come il sistema nervoso, un senso di identità interna, e un sistema cognitivo interno oltre che difensivo esterno.
Questo diverso modo di osservare il sistema immunitario assume un ruolo fondamentale per la comprensione dei disturbi autoimmuni, sui quali la medicina incontra innegabili difficoltà a trovare risposte, sia sulle cause che sulle terapie in grado di contrastarle efficacemente. Ciò induce a riflettere. Ha senso, come si domanda lo psicosomatista Diego Frigoli, intervenire esclusivamente sul corpo ignorando il dramma in cui la persona si dibatte «senza cogliere il senso e il messaggio della malattia»?4
E qui torniamo alla visione di Varela, secondo cui il sistema immunologico agisce come mediatore nella costante comunicazione tra le cellule dell’organismo, «un po’ come i neuroni che collegano regioni del sistema nervoso distanti tra loro».
Le patologie autoimmuni sono causate da un sistema immunitario non più in grado di riconoscere alcune parti del corpo come proprie (self). Il mancato riconoscimento delle proprie cellule, che vengono trattate come estranee (non self), attivano la risposta immunitaria con un’aggressione costante che segue gli stessi principi della risposta a un agente estraneo e ha come conseguenza calore, rossore, dolore e gonfiore, producendo una degenerazione del tessuto o dell’organo preso d’assalto5. Viene meno la capacità di discriminare tra “Sé” e “Non-Sé”, il sistema immunitario improvvisamente non riconosce come propri interi sistemi cellulari verso i quali viene attuato un meccanismo di distruzione6. La relazione d’amore cessa o, forse, potremmo anche ipotizzare che non trova più modo di esprimersi.
Dunque, la concezione del “Sé” riveste nell’autoimmunità un ruolo estremamente importante. All’improvviso una parte che dovrebbe essere in costante rapporto con l’intero organismo per qualche motivo diventa estranea. È come se, chiarisce Varela, persone inserite nella società diventassero improvvisamente asociali e agissero in maniera aggressiva verso il prossimo. In che modo si può contribuire affinché si ritrovino nuovamente in armonia con la società? Reinserendole nella società, afferma Varela, attraverso ulteriori legami e, dunque, per quel che riguarda il sistema immunitario, attraverso la risocializzazione di quelle parti del corpo che si sono escluse.
Quello che Varela ci sta suggerendo, è che alla base dell’autoimmunità vi sia una mancanza di comunicazione cellulare e ricerche più recenti confermano questa ipotesi dimostrando come difetti di comunicazione fra cellula e cellula siano implicati nello sviluppo del cancro e delle malattie autoimmuni e metaboliche7. Il motivo per cui le nostre cellule operano secondo la loro funzione sta nel fatto che condividono lo stesso linguaggio. Nei disturbi autoimmuni le cellule lavorano in maniera scordinata, ognuna per conto suo, e ognuna improvvisamente adotta un proprio linguaggio e una parte che dovrebbe essere in costante rapporto con l’intero organismo per qualche motivo diviene estranea8.
Se l’autoimmunità è un «disconoscimento del sé sul piano biologico», come conferma anche Frigoli, tale disconoscimento deve essere probabilmente avvenuto anche su un altro piano (ambientale, emotivo o psicologico) in quanto l’individuo è una realtà che si dispiega nella sua interezza e, verosimilmente, tale disconoscimento sui diversi piani è avvenuto prima che si sia compiuto il disconoscimento sul piano biologico, come ci ricorda l’Ecobiopsicologia:
«Il sistema immunitario ci dice che, a livello biologico, non è possibile riconoscere l’altro se non si riconosce in prima istanza se stesso; in campo psico-relazionale è assolutamente la stessa cosa»9.
Sharon Salzberg fondatrice dell’Insight Meditation Center di Barre e insegnante di meditazione vipassana, ci ricorda quanto i disturbi autoimmuni possano rappresentare una versione esteriore di quello che accade quando a causa della paura o dell’ignoranza, non riconosciamo noi stessi negli altri: «Cominciamo ad autodistruggerci quando non riconosciamo la nostra integrità, quando perdiamo il senso di unità dell’esistenza»10.
Tutto ciò induce a ipotizzare che per ristabilire la comunicazione biologica sia necessario prima di tutto promuovere una comunicazione con se stessi e con gli altri, ritrovare la parte di noi errante, capire dove sta andando e dove vuole andare, che tipo di linguaggio adotta nel comunicare ed esprimersi e quale è il motivo per cui si sente estranea in un mondo che con amorevole bellezza la ospita. Un percorso lungo, tortuoso forse, che vale la pena di intraprendere perché saprà offrire incantevoli ricompense, se non sul piano fisico sicuramente sul piano emotivo, psicologico, sociale.
Vorrei terminare con le parole della biologa e scienziata Candace Pert, con l’augurio che siano, soprattutto in questo momento di grande destabilizzazione per tutti, un imperativo a cogliere la bellezza del funzionamento dell’organismo umano e dell’Universo tutto:
«Amate voi stessi e la vostra famiglia e cercate di creare legami amorevoli nella vostra comunità. Noi siamo tutti connessi e questo è il nostro vero patrimonio spirituale. Quando siamo strettamente connessi gli uni agli altri viviamo come siamo stati progettati per fare – dal punto di vista biologico, psicologico e spirituale – ed è allora che ci sentiamo davvero bene»11.
Maria Laura Gargiulo
Note:
1 Candace B. Pert, Micheal R. Ruff, Neuropeptides and their receptors. A psychosomatic network, in «Journal of Immunology», vol. 135 (2), 820-826, 1985. Dal 1985, anno di pubblicazione degli studi della Pert, la PNI (Psiconeuroimmunologia) ha cambiato il nome in PNEI aggiungendo all’acronimo la lettera “E” indicante “endocrino”. Si consiglia per un primo approccio la lettura del testo di Francesco Bottaccioli, fondatore della Società Italiana di Psico neuro endocrino immunologia: Psiconeuroendocrinoimmunologia, Red Edizioni, Milano 2005, e si veda anche www.sipnei.it.
2 Candace B. Pert, Tutto quello che devi sapere per stare da Dio, Xenia Edizioni, Como 2014, p 14, titolo originale Everything You Need to Know to Feel Go(o)d, Hay House Inc., Carlsbad, CA, 2006. Si veda della stessa Autrice Molecules of Emotion: Why you feel the way you Feel, Scribner 1997, traduzione italiana: Molecole di emozioni. Perché sentiamo quel che sentiamo?, TEA, Milano 2007.
3 Francisco Varela, Le identità del corpo, in «Le emozioni che fanno guarire», a cura di Daniel Goleman, Oscar Saggi Mondadori, Milano 1998, pp. 55-56.
4 Diego Frigoli, Psicosomatica e simbolo. Saggi di ecobiopsicologia, Armando Editore, versione e-book, pp. 175.
5 Maria N. Pusceddu, La trama della vita, Trevisini, Milano 2006.
6 Tullio Scrimali, Neuroscienze e psicologia clinica. Dal laboratorio di ricerca al setting con i pazienti, Franco Angeli Edizioni, Milano 2010.
7 Per la prima volta nel 2015 è stata realizzata una mappa generale dei tipi di comunicazione fra cellule che interessano i 144 più importanti tipi di cellule del corpo umano. La ricerca dal titolo A draft network of ligand–receptor-mediated multicellular signalling in human è stata portata avanti da un gruppo di ricercatori del RIKEN Center for Life Science Technologies (CLST) a Yokohama, in Giappone, e dal Dipartimento di bioinformatica computazionale del Politecnico di Monaco a Graching, in Germania, pubblicata su “Nature Communications” il 22 luglio 2015, leggibile su
https://www.lescienze.it/news/2015/07/23/news/mappa_generale_comunicazione_fra_cellule_corpo_umano-2702278/
8 Come possiamo immaginare la rottura degli equilibri è solo apparentemente improvvisa, in realtà tutto è il risultato di un processo molto lento che avviene nel corso di mesi o anni.
9 Diego Frigoli, Psicosomatica e simbolo. Saggi di ecobiopsicologia, Armando Editore, versione e-book, p. 177.
10 Sharon Salzberg, Le identità del corpo, in «Le emozioni che fanno guarire», cit., pp. 66-67.
11 Candace B. Pert, Tutto quello che devi sapere per stare da Dio, cit., p 70.
Fonti Bibliografiche:
- Candace B. Pert, Micheal R. Ruff, Neuropeptides and their receptors. A psychosomatic network, in «Journal of Immunology», vol. 135 (2), 820-826, 1985
- Francisco Varela, Le identità del corpo, in «Le emozioni che fanno guarire», a cura di Daniel Goleman, Oscar Saggi Mondadori, Milano 1998, pp. 55-56
- Candace B. Pert, Molecules of Emotion: Why you feel the way you Feel, Scribner 1997, traduzione italiana: Molecole di emozioni. Perché sentiamo quel che sentiamo?, TEA, Milano 2007.
- Candace B. Pert, Everything You Need to Know to Feel Go(o)d, Hay House Inc., Carlsbad, CA, 2006, traduzione italiana: Tutto quello che devi sapere per stare da Dio, Xenia Edizioni, Como 2014
- Diego Frigoli, Psicosomatica e simbolo. Saggi di ecobiopsicologia, Armando Editore, versione e-book
- Francesco Bottaccioli, Psiconeuroendocrinoimmunologia, Red Edizioni, Milano 2005
- Maria N. Pusceddu, La trama della vita, Trevisini, Milano 2006
- Tullio Scrimali, Neuroscienze e psicologia clinica. Dal laboratorio di ricerca al setting con i pazienti, Franco Angeli Edizioni, Milano 2010
- Jordan A. Ramilowski, Tatyana Goldberg, Jayson Harshbarger, Edda Kloppmann, Marina Lizio, Venkata P. Satagopam, Masayoshi Itoh, Hideya Kawaji, Piero Carninci, Burkhard Rost & Alistair R. R. Forrest, A draft network of ligand–receptor-mediated multicellular signalling in human in Nature Communications 6, Article number 7866 (2015)
https://www.lescienze.it/news/2015/07/23/news/mappa_generale_comunicazione_fra_cellule_corpo_umano-2702278/