Medicina

Un’alternativa non farmacologica per ridurre l’ansia preoperatoria: i battiti binaurali

“Abbiamo sotto gli occhi lo strumento di cura e di prevenzione più spettacolare: la natura. Il nostro reato più grande è il non utilizzarlo.”

Lavorando nell’ambito della medicina occidentale e precisamente svolgendo con passione il lavoro di anestesista, mi scontro spesso con gli infiniti limiti ideologici e scientifici di questa splendida arte.
Questi limiti sono a mio avviso sempre maggiori man mano che le materie si fanno ultraspecialistiche e i medici si settorializzano.
Entra così a far parte della routine un sistema diagnostico e terapeutico (e a volte anche preventivo) quasi esclusivamente incentrato sul sistema malattia-farmaco e non su modelli che prevedano il rivolgersi degli intenti scientifici verso il mantenimento dello stato di salute visto come equilibrio energetico del dinamico sistema uomo.

Dopo una necessaria premessa analizzerò un particolare momento dell’anestesia, ovvero quello che precede l’intervento chirurgico, momento che agli occhi dei non addetti ai lavori potrebbe non sembrare importante ma che a mio avviso è addirittura cruciale per la conduzione dell’anestesia e addirittura per il decorso post-operatorio.

Molto prima dell’induzione dell’anestesia (anche a partire dai giorni precedenti l’intervento) insorge nell’individuo un stato ansioso di intensità variabile da soggetto a soggetto che può aumentare incidendo sul consumo di farmaci peri-operatori.
Questo stato d’animo è direttamente correlato alla paura di essere circondati da un ambiente non familiare, dalla paura di perdere il controllo del proprio corpo e della propria coscienza e dalla paura della morte.

Comunemente è in uso l’utilizzo di farmaci ansiolitici (benzodiazepine) nel periodo che precede l’intervento chirurgico proprio per ovviare a questa condizione.
Nell’ottica di una gestione dell’individuo che possa portare ad un impatto farmacologico il più possibile ridotto, mi sono chiesto se l’utilizzo di alcune metodiche poco comuni possa portare fino all’eliminazione di questi farmaci peroperatori.
Così come l’agopuntura e l’ipnosi sono di validissimo ausilio per quanto concerne l’analgesia intra e post-operatoria ho ipotizzato che anche lo stato ansioso potesse essere eliminato senza utilizzo alcuno di farmaci.
In questa mia ricerca mi sono imbattuto in alcuni interessanti studi che propongono l’utilizzo dei battiti binaurali.

É noto che la musica, a latere rispetto al semplice scopo ludico-ricreativo, possiede delle interessanti e forse ancora poco sfruttate proprietà terapeutiche, almeno nel contesto medico tradizionale occidentale. La capacità di quest’arte di evocare emozioni e di modulare l’umore di un individuo sono sfruttate ampiamente in musicoterapia sebbene siano ancora scarsi i lavori scientifici che ne prevedano l’utilizzo in ambito anestesiologico come prevenzione per l’ansia nel periodo peri-operatorio. Esistono a tali propositi degli articoli con risultati contrastanti. Due studi risalenti al 19951 e al 19992 valutavano l’effetto della musica sull’ansia in un gruppo di pazienti sottoposti ad esame fibrobroncoscopico.
Il primo studio concludeva che la musica, prima e durante la procedura, è una metodica semplice ed economica: il comfort dei pazienti aumentava senza alcun effetto collaterale.
Già il secondo studio smentiva però il precedente concludendo che l’ansia del gruppo in esame non era significativamente inferiore rispetto al gruppo di controllo.

Un ulteriore lavoro3 fornisce importanti informazioni concludendo che durante l’anestesia neuroassiale per interventi urologici, la richiesta di farmaci sedativi risulta ridotta in maniera significativa nei pazienti ai quali veniva fatta ascoltare della musica in cuffia.
Questo dato va sicuramente unito ad una più recente importante ricerca americana4 che individua nell’ascolto della musica nel periodo pre-operatorio un valido strumento per ridurre l’ansia in pazienti che devono essere sottoposti ad interventi chirurgici d’elezione.
Lo studio, revisionato anche da uno dei più autorevoli anestesisti a livello mondiale, Paul G. Barash, ha valutato, oltre alle sensazioni soggettive dei singoli pazienti, anche i dati oggettivi dei valori ematici di cortisolo e catecolamine, sebbene questi non risultino correlati ai dati soggettivi e non mostrino differenze tra il gruppo in esame e quello di controllo.

In questo contesto prende posto lo studio pionieristico di Gerald Oster5 del 1973 che per primo affronta la tematica dei battiti binaurali.
Ponendo questo studio come punto di riferimento, cambia l’ottica con cui si può intendere lo stimolo uditivo come mezzo di riduzione dell’ansia pre-operatoria.
Non più musica ma onde sonore pure ben selezionate.

Ma vediamo ora cosa sono, in maniera semplice, i battiti binaurali. Bisogna prima definire il concetto di battimento: supponendo di avere due fonti di vibrazione, ad esempio due suoni che siano di altezza uguale ma di frequenza non identica (diciamo 432Hz e 440Hz che corrispondono a due La ottenuti con il diapason), avremo che le due onde provenienti dai corpi vibranti che le producono si fonderanno a formare un’onda risultante.
Ora, le onde possono unirsi in fase (interferenza costruttiva), in opposizione di fase (interferenza distruttiva) e in una via di mezzo tra le due. Unite in fase l’onda risultante sarà di ampiezza maggiore, in opposizione di fase l’onda sarà nulla e per le sovrapposizioni intermedie ci saranno ampiezze varibili.
Qualora le due onde fossero di identica frequenza si unirebbero costantemente nel tempo in una delle tre modalità descritte. Nel fenomeno dei battimenti si produrrà invece una variazione della modalità di interferenza delle due onde, proprio per il fatto che le onde viaggiano a frequenze diverse e quindi le creste e le valli delle due onde non avranno sempre gli stessi rapporti tra di loro.
Questo variare dei rapporti porta ad una variazione della percezione uditiva e si avrà il fenomeno del battimento percepito come un suono che appare e scompare con un certo ritmo.
La frequenza del battimento è pari alla differenza delle due frequenze iniziali (nel nostro caso sarà 8Hz).
I battiti binaurali sono dei battimenti che vengono percepiti direttamente nel cervello. Non sono la conseguenza di una sovrapposizione fisica di due suoni puri ma insorgono quando le due onde sonore vengono applicate separatamente alle due orecchie mediante l’ausilio di cuffie stereo.
É come se il cervello funzionasse come un mixer! Nei classici battimenti la frequenza risultante percepita è reale e si trasmette ad entrambe le orecchie come tale, mentre nel secondo caso essa è si percepita ma non esiste fisicamente!

Dopo queste premesse possiamo introdurre il concetto di Brainwave Entrainment, ovvero le induzioni cerebrali. Questo fenomeno, scoperto con precisione negli anni ’30 del secolo scorso utilizzando degli stimoli luminosi (Photic Driving), prevede che le onde possano influenzare il cervello.
Esso modificherebbe, in conseguenza ad opportuni stimoli, la propria attività cerebrale attestandosi su frequenze elettroencefalografiche desiderate.
Il fenomeno dei battiti binaurali è una delle tecniche di induzione cerebrale e stimola il cervello a frequenze molto basse, pari alla differenza delle frequenze pure applicate, sotto la soglia dell’udito.
Sarebbe così possibile “trasportare” il cervello sulle onde cerebrali che preferiamo, solo applicando appropriate frequenze esterne.

La regolazione della differenza di frequenza applicata alle due orecchie è quindi quella che ci permette di stimolare il cervello verso le frequenze desiderate che possono essere quelle appartenenti al range delle onde theta, piuttosto che le delta o le alfa.
Sappiamo che questi tipi di onde riflettono graficamente i vari gradi di rilassamento della mente umana ed ottenere questo rilassamento è il principale target degli studi esaminati.
Dopo un’interessante proposta6 che prevedeva l’utilizzo dei battiti binaurali per influenzare i livelli di attenzione e l’umore e un altro studio7 dai risultati per lo meno contraddittori che proponeva i battiti binaurali come metodica per aumentare la suscettibilità alla tecnica ipnotica, si è giunti in letteratura scientifica a considerare più da vicino l’aspetto dell’ansia pre-operatoria.
In particolare annoveriamo un lavoro del 20058 (di cui se ne consiglia vivamente la lettura al fine di comprendere meglio i metodi di studio) che ha preso in esame 108 pazienti in regime di day surgery.
I risultati sono stati finalmente incoraggianti e hanno visto decrescere in maniera significativa i livelli di ansia nel gruppo di pazienti che avevano in cuffia i battiti binaurali rispetto al gruppo che aveva solo musica e rispetto al gruppo di controllo.

Dunque qualcosa pare si stia muovendo. Sicuramente occorrerà definire meglio come standardizzare uno studio e occorrerà capire quali test siano più idonei per valutare lo stato d’ansia.
Andrà individuato il target chirurgico, cioè capire se questa tecnica può andar bene per ogni tipo di chirurgia. A questo proposito non resta che aumentare il numero di lavori orientati verso l’utilizzo dei battiti binaurali e far crescere qualitativamente e quantitativamente le proposte in tal senso.

Concludendo, possiamo osservare che da decenni ormai si conoscono questi fenomeni ma il loro utilizzo non viene sperimentato abbastanza, non viene culturalmente diffuso tra gli operatori del settore e tanto meno tra la popolazione.
Come mai? Il motivo forse risiede solo nella semplicità di esecuzione e nella disarmante economicità di queste tecniche, in una società sempre più volta al consumo in genere e al consumo di farmaci in particolare.
Abbiamo sotto gli occhi lo strumento di cura e di prevenzione più spettacolare: la natura. Il nostro reato più grande è il non utilizzarlo.

Questo articolo è nato innanzi tutto con la volontà di dare diffusione culturale a questa metodica elementare, economica e, si sottolinea, priva di effetti collaterali.
Vuole altresì essere uno sprone per gli anestesisti che, come me, dovrebbero essere motivati e spinti verso un tipo di anestesia il più possibile paucifarmacologica.
È auspicabile che in un futuro non troppo lontano siano utilizzate molto più spesso, laddove possibile, tecniche come questa unite ad altre come l’agopuntura e l’ipnosi già citate.
Ci sono casi in cui non si può che cedere al farmaco, alla chirurgia invasiva, alla medicina più strettamente interventistica ma dove si può agire diversamente, utilizzando il più possibile quello che la natura ci mette a disposizione, è nostro dovere morale farlo al massimo delle nostre capacità.
Ci accorgeremmo forse ben presto che è possibile fare a meno di molto di ciò che fino ad oggi avevamo considerato indispensabile.

Bibliografia

  1. Music Improves Patient Comfort Level During Outpatient Bronchoscopy – Chest. 1995; 108:129-130
  2. Effect of Music on State Anxiety Scores in Patients Undergoing Fiberoptic Bronchoscopy – Chest. 1999; 116:819-824
  3. The Sedative and Analgesic Sparing Effect of Music – Anesthesiology. 1998; 89:300-6
  4. Music and Preoperative Anxiety: a Randomized Controlled Study – Anesth Analg. 2002; 941:489-94
  5. Auditory beats in the Brain – Sci Am. 1973; 229:94-102
  6. Binaural Auditory Beats Affect Vigilance – Physiology & Behavior. 1998 63(2):249–252
  7. Binaural Beat Induced Theta EEG Activity and Hypnotic Susceptibility. Contradctory Results and Technical Considerations – American Journal of Clinical Hypnosis. Apr 2003; 45(4):295-309
  8. A prospective, randomised, controlled study examining binaural beat audio and pre-operative anxiety in patients undergoing general anesthesia for day case surgery – Anaesthesia. 2005; 60:874-877

Giampaolo Ciccotosto
Medico Anestesista
giampaolo.ciccotosto@gmail.com

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Giampaolo Ciccotosto

Per quanto possa dare importanza al tempo e alle date venni al mondo in piena estate, a luglio, negli ultimi giorni del cancro al preciso compimento della terza settimana del mese. L'infanzia nel corso degli anni '80, il nuoto agonistico durante le scuole medie, il liceo scientifico negli anni '90 e tanta musica con lo studio del pianoforte mi hanno segnato profondamente. La mia vita è stata da sempre condita da una passione genetica per la natura e in particolare per gli uccelli, antico simbolo di libertà. Ha coltivato il birdwatching per molti anni e ancora quando ho tempo né approfitto per tirar fuori il binocolo. Poi la macchina fotografica...ho all'attivo un paio di corsi di fotografia ed una piccola mostra personale ed autoprodotta! Da 10 anni sono in una squadra di nuoto Master e mi diverto ancora un mondo a gareggiare! Quello che però riempie le mie giornate fino a farle scoppiare sono la mia enorme famiglia che oltre a me e mia moglie comprende quattro belve inferiori ai 9 anni! Si, ok, ma per campare? Nella quotidianità sono anche un medico, faccio l'anestesista e mi occupo dell'attività del blocco operatorio di una clinica romana dopo aver passato oltre quattro anni in prima linea in chirurgia d'urgenza al Policlinico Umberto I. In via collaterale (ma neanche troppo) sono iscritto ala scuola di Naturopatia e al master quadriennale di Medicina Cinese ed Agopuntura. Ho un master di II livello in Agopuntura addominale, tecnica che eserciterò a breve nel mio studio. Vorrei che un giorno la mia professione fosse fatta principalmente di questo, Medicina Cinese e terapie alternative alla medicina occidentale...e tutto ciò che la vita vorrà offrirmi!

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