Comitato scientificoDal Campus

Terapie energetiche

Dove la scienza è connessa con la coscienza e dove l’ipotesi di “risonanza psichica” fra terapeuta e paziente acquista nuovi elementi nella cura della totalità dell’essere umano.

Questa ricerca parte dalla certezza che la realtà che osserviamo e partecipiamo, a vari livelli sia fuori che dentro di noi, può e deve essere compresa attraverso leggi e regole comprensibili dal punto di vista scientifico.
Con ciò intendo che quando osserviamo fenomeni inspiegabili secondo il corrente paradigma scientifico (come avviene nelle cosiddette terapie energetiche) è proprio questo paradigma a dover essere ampliato.
Le tecniche terapeutiche prese in esame e sperimentate personalmente in alcuni seminari, sono quelle – utilizzate ancora oggi ma di antica tradizione, come il Pranic Healing, il Reiki ecc. – che mirano a ristabilire l’equilibrio energetico della persona, con conseguente eliminazione dei sintomi e degli effetti di alcune malattie, mediante il contatto (contattoterapie) o vicinanza (proximoterapie) delle mani del terapeuta al corpo (o organo) del paziente.
Partiamo da due osservazioni fondamentali:
1. queste terapie funzionano davvero, almeno in gran parte dei casi;
2. al di là del fatto che ciascuna di esse usa metodiche diverse e vanta origini differenti (talvolta addirittura divine, come sembrerebbe accreditare la storica “imposizione delle mani sui malati” praticata da Gesù e da molti santi di varie religioni), tali tecniche possono tutte essere ricondotte a “principi deterministici” e quindi a regole già riconosciute dalla scienza attuale.

Il pensiero che plasma la realtà
Ovviamente, definire “deterministico” e “causale” un processo nel quale non ci sono né materia né sorgenti “visibili” di energia e per di più attribuire al corpo umano facoltà rigeneratrici sul fisico di un’altra persona, presuppone un ampliamento delle attuali metodologie scientifiche: un modo diverso di “fare” scienza e di concepirla.
Innanzitutto allargando il contesto nel quale studiare le malattie e le possibilità di guarigione: riconsiderandone le implicazioni soggettive, riscoprendo e ricercando l’importanza del pensiero nella filosofia, nella storia, nello sviluppo stesso della scienza.
Pensiero, inteso non solo come formulazione razionale o costruzione logica verbale, ma anche nella sua accezione di energia psico-fisica capace di plasmare la realtà – oggettiva e soggettiva – di cui l’uomo è parte.
In ultima analisi, l’approccio iper-specialistico della scienza, a mio avviso, dovrà lasciare spazio ad una ricomposizione unitaria della conoscenza, dove oggetto e soggetto saranno strettamente interconnessi, dove fare ricerca scientifica significherà costruire un rapporto vivo con il modello di realtà percepita.
Questo tentativo di investigare in modo scientifico le terapie energetiche segue un doppio principio: il primo, quello di sforzarsi di mantenere inalterato il paradigma scientifico attuale mentre nel secondo, allarga la visuale introducendo anche elementi di soggettività, ovvero, prendendo in considerazione il soggetto stesso che compie l’esperienza.
Ricordiamo, a questo proposito, che le scienze cosiddette esatte (matematica, fisica, ingegneria, ecc.) poggiano su un rapporto di rigida separazione tra oggetto studiato e soggetto che osserva (oggettività forte), differentemente le discipline cosiddette umanistiche (psicologia, antropologia, sociologia, ecc.) tendono a considerare preponderante il soggetto, fino a renderlo elemento essenziale, come ad esempio nella poesia (oggettività debole).

Pranoterapia ed elettromagnetismo
La fisica moderna classifica tutte le forze conosciute in quattro categorie: nucleari, deboli, elettromagnetiche e gravitazionali (ma, recentemente, le forze deboli sono state assimilate a quelle elettromagnetiche e denominate elettrodeboli).
Escludendo le forze nucleari – che operano a distanze infinitesimali ed hanno effetti di coesione della materia – ed eliminando quelle gravitazionali, responsabili dell’attrattività dei corpi, rimarrebbero le forze deboli e quelle elettromagnetiche.
Le forze deboli, responsabili dei fenomeni radioattivi, vanno anch’esse escluse in quanto non sono state riscontrate tracce di radioattività nei trattamenti pranoterapeutici.
Unica candidata rimane quindi l’energia elettromagnetica.
Ipotesi accreditata da diversi risultati sperimentali, in particolare, misurazioni effettuate su terapeuti – con apparecchiature e metodi tipici dell’elettromagnetismo classico – mostrano la presenza di un campo elettromagnetico più intenso rispetto alle persone comuni, con frequenze ed ampiezze misurabili.
Le frequenze rilevate negli elettroencefalogrammi di persone sane normalmente variano dai 100 Hz fino ai 1000 Hz, vicino al corpo e, soprattutto, in prossimità delle ghiandole endocrine (e dei Chakras corrispondenti).
Tali frequenze diventano notevolmente più alte (mediamente, dai 400 Hz fino ai 1600 Hz) nel caso di “terapeuti dell’energia”.
Inoltre, le onde emesse dai terapeuti sono state studiate attraverso analizzatori di frequenze e confrontate con quelle del paziente, rilevando una notevole correlazione sia durante che dopo il trattamento, favorendo l’ipotesi di risonanza psichica tra terapeuta e paziente, dove la ricettività di quest’ultimo gioca senza dubbio un ruolo determinante.

L’effetto terapeutico del pensiero cosciente
Non è certo privo di significato il fatto che, laddove venga riscontrato un interesse maggiormente orientato verso la spiritualità, le frequenze emesse siano più alte.
I risultati diventano sensazionali se si osservano le differenze tra le onde emesse senza pensiero cosciente e quelle emesse invece in modo intenzionale: in questo caso varia significativamente la correlazione tra le forme d’onda relative alle varie frequenze emesse e l’effetto terapeutico risulta più efficace.
Altro risultato importante è costituito dalla comparazione tra le onde elettromagnetiche emesse dal terapeuta durante il trattamento – alle quali si attribuisce una qualche proprietà curativa – e quelle emesse durante le sedute di meditazione (le cosiddette onde alfa degli EEG).
Poiché hanno analoghe caratteristiche di ampiezza, frequenza e intensità, è ragionevole supporre che l’energia legata al processo di guarigione sia contenuta come informazione nel pensiero cosciente e consapevole, mentre il pensiero associativo (le onde beta) costituisce un rumore di fondo della mente, di scarsa o nulla efficacia terapeutica.
Anche il fatto che l’irradiazione proveniente dalle mani del terapeuta sia più intensa che nel resto del corpo, è facilmente spiegabile restando nell’ambito accademico, ricorrendo al ben noto effetto delle punte che trova, tra l’altro, innumerevoli applicazioni in meccanica ed elettrotecnica.

Guarigione misteriosa
La zona d’ombra rispetto ad una spiegazione scientifica in senso classico, riguarda come avvenga la guarigione: poiché passiamo dalla materia inerte al corpo umano, dovremo servirci di modelli convalidati in biologia.
A livello cellulare, sappiamo che i processi di nutrizione, riproduzione e mantenimento in vita della cellula vengono assicurati dall’equilibrio elettrochimico esistente tra il suo ambiente interno e quello esterno.
Tale equilibrio è reso possibile dalle differenze di potenziale elettrico che si generano al suo interno e può essere alterato variando il campo elettromagnetico esterno: per risultare efficace, questo campo deve avere caratteristiche ben definite per quel tipo di cellula, cioè possedere determinate ampiezza, intensità e frequenza.
Esiste, quindi, un ben identificato codice per ogni tipo di cellula ma, nel contesto scientifico attuale, resta inspiegabile come il terapeuta riesca ad accedervi, fungendo da attivatore di un effetto di risonanza generato dal proprio campo elettromagnetico su quello del paziente.
Una spiegazione attendibile si potrebbe trovare nel “potenziale di autoguarigione” che tutti noi possediamo – un principio già riconosciuto in medicina e biologia – al quale si deve, sostanzialmente, il nostro stato complessivo di salute e la risoluzione della maggior parte degli stati patologici cui siamo soggetti.
È a questo livello che interviene l’elemento soggettivo della volontà del terapeuta di guarire, volontà che viene condivisa dal paziente.
Un ulteriore passo avanti nella comprensione del fenomeno ci viene offerto dall’apertura del contesto scientifico ai modelli e alle teorie della medicina psicosomatica, ampiamente confermati dalle verifiche sperimentali. Recentemente, è nata persino una branca della medicina chiamata “psiconeuroendoimmunologia”, che studia le interazioni tra psiche, sistema nervoso e sistema immunitario.
A solo scopo esemplificativo, possiamo citare l’effetto “placebo” che, considerato nell’ottica oggettiva, può divenire un elemento per invalidare i test di efficacia di un farmaco.
Ma se si cambia il punto di vista, includendovi la possibilità di autoguarigione insita nel nostro organismo, diventa invece espressione e controprova delle capacità della psiche di influire positivamente sul soma (inteso non solo come corpo ma come sistema olistico dell’essere) come e più dei processi organici innestati dalle reazioni chimiche provocate dai medicinali. La reazione guaritrice invocata nelle terapie energetiche, secondo questo approccio, è di tipo suggestivo, ma profondamente pervasiva a livello subconscio e il “mezzo trasduttore” dell’energia pranica utilizzata dal terapeuta sarebbe la pelle, veicolo fondamentale nell’interazione con il nostro sistema emotivo ed immunitario.

Le basi per una nuova scienza
Siamo di fronte alla necessità di operare una scelta: o troviamo spiegazioni ulteriori all’interno del paradigma attuale, oppure ricorriamo alla metafisica.
Noi “siamo” la realtà, nel senso che la plasmiamo e non possiamo prescindere completamente dalle molecole che isoliamo e studiamo in un laboratorio, perché in quel laboratorio ci siamo – di diritto – anche noi, con i nostri sentimenti, le nostre emozioni, i nostri pensieri.
Il messaggio più rivoluzionario, rispetto all’attuale modo di vedere e manipolare il mondo, che possiamo trarre da queste riflessioni è che la natura offre in sé tutte le possibilità di guarigione e che le occorrono solo pochi elementi.
La salute (intesa in senso psico-fisico) del terapeuta e la sua volontà di guarire, un volere in assonanza con la volontà del paziente, diventa così oggetto e insieme soggetto della guarigione stessa, in un processo che evidenzia la necessità di abbandonare definitivamente il paradigma meccanicistico nel quale rimane ancora oggi imbrigliata una parte della ricerca biologica moderna.
Del resto, il motore di ogni ricerca e di ogni scoperta è proprio il dubbio che non si sia trovata la strada “definitiva”.
Ma qui il movente è soprattutto un altro: il raggiungimento di un fine che sia di progresso per l’umanità, che vada oltre l’aridità di una conoscenza imparziale ma fredda, che raggiunga – come scriveva Platone – una sapienza che non sia disgiunta dall’aspetto etico, che spinga ad operare all’interno di una forte, persistente corrente di empatia per tutte le creature.

Luciano D’abramo
Laureato in Fisica e studioso delle nuove frontiere della scienza, svolge attività di formazione in campo scientifico e di trasferimento tecnologico presso diverse strutture pubbliche e private
Autore del libro “Fisica & Psiche” ed. Il Minotauro

 

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Luciano D'Abramo

Laureato in Fisica con lode all’ Università “La Sapienza” di Roma nel 1974, ha svolto per molti anni la sua attività professionale nell’ambito della progettazione e realizzazione di grandi Sistemi Informativi, principalmente per Enti pubblici quali la Ragioneria Generale dello Stato ed il Ministero dei Beni Culturali. Particolarmente interessato, sin dall’età giovanile, alla ricerca di una possibile sintesi tra le varie discipline scientifiche, oggi ancora troppo frammentate, ha pubblicato nel 1998 il libro “Fisica e Psiche”, trovando possibili collegamenti ed analogie tra le relazioni interpersonali e le leggi della fisica. Dal 2002 svolge interamente la sua attività professionale alla progettazione ed alla erogazione di corsi presso scuole ed istituti superiori ed universitari su materie scientifiche. Fa parte, sin dalla sua costituzione del corpo docenti e del Comitato Scientifico della Scuola di Naturopatia Borri ora Campus FRAMENS, per la quale svolge seminari e corsi di Biofisica, con particolare riferimento ad argomenti di ricerca di frontiera sulle leggi e le teorie della Fisica applicate ai sistemi viventi, riconducibili alle tecniche ed alle metodiche della medicina naturale.