Naturopatia

Meditazione Zazen (meditazione zen)

Attualmente sono molte le forme di meditazione che offrono l’opportunità di coltivare la calma e di sviluppare maggiore spazio all’interno della vita moderna; vita spesso alquanto frenetica nei ritmi. Lo zazen, ovvero la meditazione zen per eccellenza più diffusa nel mondo, ha sia istruzioni esteriori che interiori su come coinvolgere la consapevolezza individuale nell’esperienza immediata e non interpretata soggettivamente del momento presente.

Cosa significa zazen? Il termine zazen in giapponese, deriva dal termine cinese “zuochan” che rimanda al significato di una meditazione seduta, secondo l’antico “Sutra del samadhi del sedersi sul dhyana”.

Lo zazen nasce pertanto in India quando alcuni monaci decisero di trovare riparo dal caldo rifugiandosi nelle foreste e nei boschi sedendosi a meditare sotto gli alberi. Si può affermare in un certo senso che lo zazen nasce con Il Buddha stesso che si sedette sotto un albero di fico prima di raggiungere l’illuminazione, sperimentando la consapevolezza del momento presente senza pensiero.

Come forma centrale di meditazione nel Buddismo Zen, lo zazen è solitamente associato allo studio e all’insegnamento delle tecniche per aiutare a sviluppare una maggiore chiarezza nella mente. Lo zazen include spesso una pratica specifica, come contare i respiri per focalizzare l’attenzione e sviluppare i poteri di concentrazione.

Recentemente c’è stata molta attenzione sui molti benefici pratici della meditazione. E’ ampiamente riconosciuto come essa riduca lo stress, abbassi la pressione sanguigna e sia efficace contro le più diffuse malattie della mente come la depressione, l’ansia e la rabbia. Queste sono tutte buone ragioni per meditare, ma alla fine i buddisti praticano lo zazen e altre meditazioni per realizzare ciò che il buddismo chiama la nostra vera natura, che è al di là dell’identità personale con i suoi limiti autoimposti.

Da una prospettiva buddista, il problema primario è l’attaccamento all’illusione, l’illusione di un io permanente e isolato che condiziona la visione del proprio sé. Meditare attraverso lo zazen vuol dire proprio aumentare lo spazio, ammorbidire le rigide strutture mentali che ci relegano ad una osservazione limitata di noi stessi e del mondo.

Per fare veri progressi nello zazen, bisogna applicarsi con motivazione e sincerità e certamente sarebbe auspicabile entrare in contatto con una scuola ed un maestro qualificato. All’inizio si potranno avere delle difficoltà come la paura di guardare dentro la propria mente, la percezione dello spazio, ma va bene e non vi è da preoccuparsi.

Si procede gradualmente: si inizia osservando, smettendo di giudicare animosamente fino a rigenerarsi, ricrearsi e ritrovarsi come un cerchio che una volta aperto si chiude. La pratica corretta della meditazione necessità di due virtù, ossia di pazienza e sforzo gioioso.

La lettura di testi ci può aiutare ma certamente la sola comprensione intellettuale non basta, lo zen è il veicolo del buddhismo che più di tutti pone l’enfasi su una esperienza diretta e pratica.

Il periodo migliore per la pratica è il mattino e la sera, all’alba e al tramonto.

Si può cominciare con dieci minuti si sessione fino ad aumentare gradualmente; venti minuti mattina e sera sembrano essere un buon compromesso anche per un praticante avanzato che vive nel mondo ordinario con tutti i suoi impegni.

Lo spazio dove sedersi deve essere pulito, tranquillo ed accogliente; le distrazioni vanno ridotte al minimo e possibilmente dovrebbero essere presenti immagini del Buddha e candele accese. Lo spazio esterno deve riflettere il nostro spazio interno. Il cuscino (zafu) e uno tappetino morbido (zabuton) sono necessari per offrire supporto alla seduta eretta.

Riguardo la posizione da assumere è molto soggettiva e dipende dall’elasticità personale. Ci sono diverse possibilità: l’opzione migliore è la posizione del loto, ossia sedersi a gambe incrociate in modo che ogni gamba poggi sull’altro lato (loto completo); sedersi con una gamba appoggiata sul polpaccio opposto (mezzo loto); sedersi sulle ginocchia con le gambe piegate sotto, a cavalcioni di un cuscino come una sella; sedersi su una panca bassa con le gambe infilate sotto la panca; o sedersi su una sedia con schienale diritto. La postura è molto importante ed è possibile che all’inizio se ne provino svariate prima di trovare la propria, inoltre, con il tempo si potrà migliorare la propria elasticità fino ad arrivare anche al loto completo (che risulta essere la migliore in quanto la più stabile per tenere la mente concentrata).

La flessibilità è proprio uno dei concetti basi nello zen, la flessibilità mentale non può prescindere anche da una flessibilità fisica. Il corpo, come la mente, ha bisogno di tempo per adattarsi. L’esperienza dei monaci e dei praticanti esperti insegna che il dolore o la tensione muscolare con il tempo si affievoliscono fino a scomparire.

L’importante è che qualunque posizione si scelga la schiena e la testa dovrebbero essere erette. Le orecchie dovrebbero essere allineate con le spalle e il mento dovrebbe essere leggermente infilato all’indietro.

Una volta seduti tranquillamente con gli occhi aperti e non concentrati, bisogna abbassare lo sguardo ad un angolo di 45 gradi. Si Porta poi l’attenzione al respiro. A questo punto si inizia ad inspirare ed espirare in modo naturale e sereno, si uniscono le mani formando uno zazen mudra (la mano sinistra poggia sulla mano destra con i palmi rivolti verso l’alto e le punte dei pollici che si toccano).

In questa fase il respiro diventa l’azione più importante: sull’inalazione si conta uno, sull’espirazione si conta due. Inspirando di nuovo, si conta tre, ed espirando ancora, si conta quattro. L’obiettivo è arrivare a un conteggio di dieci senza pensieri che attraversano la mente. Se i pensieri emergono, si ricomincia da capo a uno respirando attraverso il naso in un ritmo naturale, non forzato.

E’ importante astenersi dal cercare di fermare il pensiero, bisogna lasciare che si arresti da solo. Quando un pensiero entra nella mente, bisogna farlo entrare e lasciarlo uscire. La mente solo a questo punto comincerà a calmarsi. L’obiettivo è arrivare a stare semplicemente seduti.

Niente viene da fuori dalla mente. La mente include tutto; questa è la vera comprensione della mente”.

 

 

Monia Carducci

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Monia Carducci

Insegnante, laureata in Filosofia con Master in Filosofie Orientali e comparative, diplomata in Naturopatia presso il Campus Framens.