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Il Pungitopo: pianta medicinale, decorazione natalizia e portafortuna

Caratteristiche botaniche

Il pungitopo (Ruscus aculeatus) è un basso cespuglio sempreverde dal robusto rizoma, appartenente alla famiglia delle Asparagaceae, con bacche rosse, alto fra i 30 e gli 80 cm.

I cladodi (rami trasformati che assumono l’aspetto e le funzioni delle foglie) sono appiattiti, ovali e con estremità pungenti, lunghi 2-4 cm., sulla loro base in primavera si aprono piccoli fiori unisessuali senza peduncolo, dai quali nascono le bacche scarlatte (i frutti), contenenti 1-2 semi durissimi di colore bianco-giallastro, che maturano in inverno e permangono sulla pianta per 2-3 mesi dopo la maturazione.

E’ una pianta caratteristica della regione mediterranea, ma diffusa anche in centro Europa e nella zona atlantica, in Irlanda è presente in parchi e giardini lungo le coste. E’ tipica del sottobosco di lecceti e di caducifoglie, in Italia è comune soprattutto al Sud. Predilige le zone calde e soleggiate, con terreno calcareo ed, essendo sensibile al freddo intenso, solo in quest’area si trova oltre i 1.200 m.: altrove difficilmente si estende oltre i 600 m. s.l.m..

Purtroppo la raccolta indiscriminata del pungitopo ha decimato la presenza della pianta e per questo è una specie protetta in molte regioni italiane (ad es. in Abruzzo la raccolta è vietata con Legge Regionale n. 45 del 1979). Sebbene sia un arbusto spontaneo, si può facilmente coltivare in vaso, utilizzando un terreno ben drenato e annaffiando abbondantemente in estate (dall’autunno alla primavera questa operazione deve essere sospesa, il rusco attinge il nutrimento dall’acqua piovana). In primavera è consigliata una leggera potatura per contenerne la crescita, mentre se ne sconsiglia la presenza in ambienti frequentati da animali domestici e bambini a causa delle spine piuttosto appuntite.

Proprietà e uso fitoterapico

Il Ruscus aculeatus è piuttosto diffuso in fitoterapia, in quanto è una potente pianta medicinale, grazie ai principi attivi presenti, come olio essenziale di canfora, linalolo, anetolo, acetato di linalile e di bornile e resine, calcio, nitrato di potassio, fitosteroli (ruscogenina, ruscina e neoruscogenina), flavonoidi, zuccheri, acidi grassi e acidi inorganici.

Proprio per la presenza dei fitosteroli, il pungitopo ha proprietà diuretiche (aiuta l’eliminazione dei cloruri, è un antinfiammatorio delle vie urinarie, ha effetti benefici in caso di calcoli renali, gotta e cistite), antireumatiche (contro artrite e reumatismi non articolari) ed è il più potente vasocostrittore della natura, utile in presenza di vene varicose e edemi (l’azione vasocostrittrice è esercitata soprattutto a livello dei capillari, rendendoli forti e tonici, favorendo la circolazione sanguigna e riducendo la pesantezza delle gambe), emorroidi e flebiti (infatti rientra nella composizione di molti farmaci antiemorroidari e antivaricosi).

L’estratto secco è quindi utilizzato in caso di disturbi del microcircolo, va assunto lontano dai pasti ed è un ottimo rimedio naturale in caso di insufficienza venosa con crampi notturni, prurito, gambe pesanti e stanche, senso di gonfiore, dolore agli arti, emorroidi con prurito e dolore, eccesso di acidi urici, edemi e cellulite. In quest’ultimo caso si può utilizzare anche il decotto di radice di pungitopo, con il quale preparare dei bendaggi da applicare localmente.

In Francia è utilizzato da migliaia di pazienti prima di un intervento chirurgico, per prevenire coaguli di sangue post- operatori, trombosi e flebiti.

In cosmesi, grazie alla presenza dei bioflavonoidi, è impiegato per le sue proprietà lenitive, protettive, rinfrescanti e disarrosanti in caso di couperose, eritema solare, contro i geloni e la caduta dei capelli e anche come dopobarba.

Controindicazioni

Le bacche di pungitopo possono essere dannose e tossiche se assunte a dosi elevate, a causa dell’elevato contenuto di saponine. Vanno evitati i rimedi per uso interno fatti in casa, perché possono provocare vomito e diarrea. Viceversa, l’estratto secco, titolato e confezionato, reperibile nelle erboristerie, non ha particolari controindicazioni.

L’uso è sconsigliato in gravidanza e allattamento e nei pazienti che soffrono di ipertensione.

Uso in cucina

I germogli del pungitopo (turioni), dal gusto amarognolo, vengono raccolti in primavera, da marzo a maggio, quando sono ancora tenerissimi e utilizzati in cucina come gli asparagi, lessati per preparare insalate, minestre e frittate o conservati sott’olio o sott’aceto.

Per il loro sapore particolare, vengono cotti in acqua e aceto per attenuarne l’amaro e sono squisiti per accompagnare carni, uova, risotti e gamberetti.

Un tempo, i semi tostati venivano macinati e utilizzati al posto del caffè e nel Medioevo veniva utilizzato insieme a finocchio, sedano, prezzemolo e asparago per preparare la “Pozione delle cinque radici”, dal forte potere diuretico.

Il pungitopo nella storia e altre curiosità

Questa pianta è stata molto utilizzata dalla medicina popolare, sia Plinio il Vecchio che Galeno ne avevano descritto le proprietà e Virgilio lo menzionava con il nome di “ruscus” (rustico): nell’antica Roma era considerato un portafortuna e tenere un mazzetto sopra la porta di casa allontanava gli spiriti maligni. Gli antichi popoli Germanici lo usavano per onorare gli spiriti dei boschi, i Latini si scambiavano i rami durante le celebrazioni e per i Cristiani era simbolo di fertilità e abbondanza. Da qui deriva l’utilizzo di questo arbusto durante le feste natalizie, per augurare felicità nell’anno nuovo.

Il nome “pungitopo” deriva dall’uso che se ne faceva in campagna, per proteggere le pannocchie, il formaggio e i salami: i rami con le spine aguzze tenevano lontani i roditori e tale metodo è utilizzato ancora oggi nella bergamasca.

Inoltre la pianta secca, legata ad una pertica, serviva per pulire i camini e in mazzi era usata dai macellai per spazzare il pavimento dallo sporco (in inglese “Butcher’s broom”, cioè “la scopa del macellaio”).

 

Eleonora Ambrosanio

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Eleonora Ambrosanio

Naturopata, Erborista, Specialista in Aromaterapia, Floriterapista Bach